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#birdmenconsiglia: Lui è tornato

  • Prima regola del buon moralista: non si parla di moralismo;
  • Prima regola del buon anti-moralista: il moralismo non esiste.

Due postulati portanti dell’eterno scontro manicheo, dal quale nasce il giogo che grava su ogni “buon cittadino”: c’è chi si schiera consapevolmente e chi è schierato senza nemmeno saperlo, e, come sempre, al centro, s’innalzano le voci della celebre vulgata della mezza misura, dell’aurea mediocritas, quelli assennati per davvero.

Di certo, per David Wnendt e Timur Vermes “mezzi termini” non è locuzione consona al vocabolario, quando si tratta di morale.

Direttamente dall’aprile 1945, in Italia, su Netflix, il 9 aprile, arriva Er ist wieder da (“Lui è tornato”), film diretto da Wnendt e basato sull’omonimo best-seller di Vermes.

Ebbene, l’intuizione è sulla soglia, lo sento; per chi ancora non conoscesse l’opera, andiamo per gradi. Il titolo è in tedesco: presumibilmente si parla di Germania, e perché no, ambientiamolo proprio a Berlino. Ora, chi è tornato? Un generico “lui”, come se questo pronome dovesse nascondere un qualcuno che non dev’essere nominato. Voldemort? Mah, rimaniamo coi piedi per terra e non scomodiamo il fantasy. Sicuramente i più goliardici ci sono già arrivati, perché, in fondo, non aspettavano altro. Esatto! Wnendt e Vermes rompono il tabù, portando in sala “lui”: il Cancelliere, l’artista mancato, il Führer, mr. baffo, insomma, Adolfo Hitler.

Uno straordinario Oliver Masucci ha passato settimane ad esercitarsi con esperti di linguaggio, studiando gli scritti, i discorsi pubblici e lo stile del dittatore; è ingrassato di 21 kg. e si è sottoposto a due ore di make-up giornaliero, tutto per risultare quanto più simile all’amato autore del Mein Kampf.

Be’, immaginatevi di essere a Pariser Platz, al centro di Berlino, dinanzi alla Porta di Brandeburgo, e trovarvi Hitler in carne ed ossa, con tanto di tenuta ufficiale, che si scatta un selfie con un turista. Buona parte del film, difatti, è composto da scene improvvisate, in cui Hitler (Oliver Masucci) interagisce casualmente con passanti, turisti e curiosi, ignari di essere ripresi e della realtà cinematografica che si cela dietro a questi inusuali incontri.

Temo che la parola non avrebbe la stessa forza dell’immagine nel descrivere i risultati di questa operazione alla Borat, perciò: guardatevi il film, non sarebbero due ore sprecate, di certo non è Pretty little liars.

Per il resto, la trama della pellicola si costruisce intorno al mistero e alla scalata mediatica di questo neo-Hitler nella Germania moderna, e evito ulteriori ignominiosi spoiler.

Si parla di satira e comicità, questo è fuor di dubbio, ma un Velo di Maya da tagliare per poi guardare oltre c’è eccome. Lui è tornato denuncia, rivela e fa riflettere, a modo suo, tanto quanto il caffè alla mattina risveglia dal torpore perpetuo del “che sbatti la vita” e le cit. di Salvini aiutano la digestione.

Il libro ha venduto 2 300 000 copie solo in Germania ed è stato tradotto in 41 lingue. Be’, che state aspettando? Scoprite Lui è tornato! Se un giorno, forse non lontano, il caso vorrà che qualcosa sui generis torni per davvero, almeno due risate ve le sarete fatte.

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