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Armageddon all’inglese: You, me and the Apocalypse

Immaginate l’Apocalisse.

Non le sue conseguenze, non le distopie motociclistiche alla Mad Max.

Immaginate l’evento in sé così come esso viene solitamente rappresentato nelle produzioni americane. La terra si sta avvicinando alla distruzione,[1] non c’è garanzia di un dopo.

Come reagisce il mondo?

Chissenefrega del mondo. Tanto a contare è l’America, no?

L’occupante privilegiato della Casa Bianca, a prescindere dal partito e dai trascorsi, si rivelerà sempre il leader più preparato ad affrontare la fine. I politicanti del resto del mondo, impegnati nei peggiori litigi presso le loro sedi di potere,[2] verranno tutti riportati all’ordine dalla fermezza del presidente americano. Sotto di lui un entourage d’élite, pronto ad affrontare la crisi con ogni mezzo, anteponendo il proprio dovere a qualunque interesse personale. Sotto ancora, a delineare la base della piramide, le forze armate: i Marines, Navy Seal , Berretti Verdi o <inserire terminologia militare> del caso, pronti in qualunque momento a sacrificare la propria esistenza per preservare quella di un comune cittadino (americano, va da sé). Con un simile schieramento dalla nostra parte, l’Apocalisse fa decisamente meno paura.

Avete immaginato il tutto?

Bene. Ora toglietevi dalla mente questo mare di cazzate.

Sciacquatevi pure il cervello col collutorio, se vi va.

In questa serie non troverete nessuna delle cose agghiaccianti descritte qui sopra.

Produzione britannico-americana targata NBC in cui l’influenza del primo elemento è decisamente preponderante, You, Me and the Apocalypse (2016) è un colossale sovvertimento di tutti gli stereotipi associati al “genere apocalittico”. Lasciate da parte presidenti e Marines, relegateli ad angoli bui dove le loro ombre non possano che risultare accentuate: lo schermo appartiene a impiegati di banca, hacker, preti, suore, carcerate neonaziste e finti Messia. Tutti protagonisti di vicende estreme, ai limiti della credibilità di sceneggiatura, i cui maggiori punti di snodo si rivelano così prepotentemente estranei alla norma da delineare un panorama unico.

You, Me and the Apocalypse è anche (e forse soprattutto) una serie spassosa e smaliziata, illuminata da una comicità di dialogo tutta british. Intorno a ogni traumatico, efferato crimine compiuto a schermo viene delineata un’esilarante ragnatela di riferimenti assurdi e reazioni fuori dalla norma: soggetti privilegiati di questi momenti sono Jamie (Mathew Baynton) e Dave (Joel Fry),[3] inglesi all’ennesima potenza in un cast in cui l’Union Jack è già un tesserino di riconoscimento.

La serie, nonostante il parere favorevole della critica, è stata troncata dopo una sola stagione e dieci episodi.

Un trauma?

Io non credo.

Lo svarione della seconda stagione[4] è sempre in agguato. E un prodotto come questo, complicato e fragile fin dalle prime battute, avrebbe rischiato grosso. La mia umile opinione è che Antinoo stia meglio nel Nilo coi coccodrilli.[5] You, Me and the Apocalypse si ferma alla prima stagione, regalandoci un’esperienza che, per quanto non circolarmente conclusiva, costituisce una splendida parentesi di riso e originalità nel panorama televisivo attuale.

God save the Queen.

 

[1] Tra le cause più gettonate possiamo annoverare auto-distruzioni atomico-nuculari, attacchi alieni, contagi zombie ed eccesso di telefonate sondaggio Tim/Sky.

[2] Su un modello che definirei squisitamente nostrano.

[3] Baynton, effettivo protagonista di You, Me and the Apocalypse, ha rivestito una miriade di ruoli diversi in Yonderland, serie nata probabilmente da una relazione illegittima tra i Monthy Python e i Muppets. Fry, invece, interpreta già magistralmente la parte dell’idiota in Plebs, altro prodotto estremamente british sulla vita nella Roma imperiale, mentre può vantare maggiore serietà per il suo ruolo in Game of Thrones.

[4] Svarione della seconda stagione: definiscasi così quella tendenza, tipica della serialità televisiva, a complicare eccessivamente gli elementi messi in gioco dalla prima stagione nel corso della stagione o delle stagioni successive, tradendo l’originale coerenza e compattezza della serie tramite il goffo inserimento di elementi estranei, non pertinenti o male implementati. Confronta anche: annichilire, deturpare, distruggere, rovinare, mandare a putt… (da Enciclopedia Treccani).

[5] Antinoo, favorito dell’imperatore romano Adriano e antico emblema di bellezza efebica, incontrò la sua discussa fine cadendo nel Nilo. Alcune teorie ritengono la sua morte avesse lo scopo di “congelare” nel tempo la sua bellezza, conservandolo per sempre giovane e bello nella mente dei posteri.

Altre teorie sostengono il giovane avesse adocchiato una carpa, e che la sua morte sia la conseguenza di un goffo tentativo di pesca con le mani.

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