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“The Night Of” – La nuova serie della HBO

The Night Of, l’ultima serie della HBO, arriva in Italia con qualche mese di ritardo, ma si presenta subito benissimo. Basata sulla serie drammatica britannica Criminal Justice (BBC), è sceneggiata da Richard Price (nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale per Il colore dei soldi) e soprattutto da Steven Zaillian (premio Oscar per la sceneggiatura di Schindler’s List), che ne è anche regista, racconta la storia di Naz, ragazzo pakistano coinvolto e accusato di un omicidio che sembra non aver commesso.

Noi abbiamo visto l’episodio pilota, e ci sentiamo vivamente di consigliarvela. Ce lo sentiamo perché nel cast spicca la presenza di John Turturro, avvocato di Naz incontrato nella centrale di polizia la stessa notte dell’omicidio. Attirato dagli enormi occhi innocenti del ragazzo, l’entrata in scena di Turturro è leggera, in punta di piedi, sfila dietro al colpevole, ne incrocia lo sguardo e ci ripensa, torna con i suoi sandali (senza calze) nella centrale di polizia per salvare Naz, finito, anzi risucchiato in questa spirale di coincidenze, sfortune e scelte sbagliate, creata dall’incontro (sul taxi del padre preso di nascosto) con quella ragazza misteriosa e tormentata. Da lì in poi, dalla decisione di assecondare la ragazza, ogni cosa precipita e lo fa perfettamente, in un disegno che prende forma piano piano. Arriva così la droga, l’alcool e il sesso, ma soprattutto arrivano due ore di buio e di niente, che la regia saggiamente non ci mostra, fino al risveglio di Naz davanti al frigo e la scoperta del cadavere della ragazza nel letto, pugnalata 22 volte con un coltello.

Qui la sceneggiatura fa la differenza, è la costruzione della storia rallenta, la notte si fa lunghissima e la sfortuna del ragazzo enorme. Noi abbiamo tutto, seguiamo l’indagine passo dopo passo ed ogni cosa sembra troppo evidente per essere quella che è. Quello che  non abbiamo è la spiegazione di ciò che è successo in quelle due ore. La regia non indugia, e mostra ogni dettaglio con i giusti ritmi, ma il vero capolavoro è l’ambientazione, in questa New York caotica e multi razziale, tutte è buio, cupo, freddo, e soprattutto claustrofobico. L’utilizzo di colori scuri e dei primi piani crea abilmente l’asfissia di cui è prigioniero lo stesso Naz. Tutto concorre per innalzare il ragazzo a vittima del sistema e degli eventi, colpevole già per il colore della pelle, ed emarginato sociale. L’interpretazione di Riz Ahmed è perfetta, il suo sguardo è carico di paura e incolpevolezza al medesimo tempo.

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