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Pontremoli risponde III | Counseling: caratteristiche, metodo, tecniche e filosofia

Convegno SCFA 1 bnLaureato in filosofia all’Università di Pavia, Pietro E. Pontremoli è oggi un counselor conosciuto nel suo ambiente. Con ormai varie pubblicazioni alle spalle, lunga esperienza in diverse discipline e un’infinita pazienza, Pontremoli ha gentilmente accettato di rispondere alle domande di Inchiostro su un tema che lascia i più perplessi: il counseling. Nel migliore dei casi l’avrete sentito per sbaglio o avrete visto una locandina appesa in una bacheca di via Mascheroni, lungo le vetrine di Limoni. Se invece avete già dei rudimenti, sappiate che c’è da sapere molto più di quanto pensiate.  Questa piccola rubrica, “Pontremoli risponde”, è divisa in 4 episodi e 5 domande:

1) Cos’è il counseling?

2) A chi si rivolge?

3) Caratteristiche, metodo, tecniche e filosofia.

4) Counseling, psicologia e situazione italiana.


Premetto a quanto dirò che, in questa sede, riporterò alcune delle tecniche proprie del counseling, senza fare riferimento ai vari orientamenti esistenti.

Il counselor professionista cercherà di favorire nella persona che a lui si rivolge, l’uso delle abilità logiche e argomentative che, implementate attraverso il pensiero razionale e critico, favoriscono una visione della realtà e dell’esistenza più oggettiva, con la conseguente maggior probabilità di affrontare le scelte, i problemi, le decisioni in maniera efficace. Per agire insieme alla persona in questa direzione, il professionista dovrà conoscere l’arte del ragionamento ossia del processo per cui si derivano conclusioni da premesse, al tempo stesso riconoscendo le insidie che portano a buoni o cattivi ragionamenti. Le tecniche principali e caratteristiche – attinte dalla filosofia – sulle quali si fonda la pratica del counseling – in breve – sono le seguenti.

Logica filosofia. La parola ‘logica’ indica un’area di studio vasta e complessa. Tratta lo studio del ragionamento o inferenza, ossia del processo per cui deriviamo conclusioni da premesse: ‘p dunque q’. Ragionare è un’attività naturale che riguarda qualsiasi ambito della vita. Il nostro ragionare si struttura almeno a tre livelli: quello mentale, in cui produciamo giudizi, quello logico, in cui strutturiamo proposizioni, e quello linguistico, in cui scegliamo un linguaggio determinato per affermare o negare qualcosa. In una relazione di counseling, fra gli altri obiettivi, si può indicarne due che rientrano, coerentemente, nelle argomentazioni di questa relazione: potenziare le capacità di ragionamento del cliente e imparare ad applicare le competenze acquisite nella riflessione e nella deliberazione personale e interpersonale. La logica serve per la vita pratica poiché ragionare significa esplorare possibilità, situazioni, casi, esperienze. In ogni ragionamento è implicata una visione della realtà, di come è, e di come potrebbe essere perché saper ragionare bene, ‘usare la logica’, non è un’attività ‘arida’, ma significa saper valutare possibilità partendo dalla propria condizione, dal proprio mondo. Significa aprire le nostre considerazioni, rendersi duttili e consapevoli. (Le situazioni possibili giocano un ruolo chiave nella nostra vita ed anche i sentimenti riguardano situazioni possibili. La logica guida il pensiero e l’azione permettendo, come disse Russell nel 1914 a proposito della ‘nuova logica’, quella di Peano, di dare ‘le ali’ al pensiero e non le catene).

Pensiero critico (sviluppo ed implementazione del). Sulla base delle filosofie antiche (ad esempio Epitteto) e moderne (ad esempio Kant) perché vi sia ragione occorre una valutazione comparata di fatti e considerazioni diverse cioè occorre pensare criticamente, discernere, analizzare, valutare le proprie conoscenze e convinzioni. Il fine è quello di arrivare a un giudizio abbastanza solido e aperto alla confutazione: sviluppare un’operazione logica che connette un predicato a un soggetto, esprimendo questa connessione nella proposizione attraverso una valutazione e una distinzione. Chiarezza, accuratezza, precisione, evidenza sono i valori e gli strumenti fondamentali per svilupparlo.

Pratica del ragionamento. Premettendo che le persone producono ragionamenti argomentativi (o argomentazioni) quando espongono i propri pensieri a se stessi ed agli altri, cioè ragionamenti in cui sia le premesse, sia le inferenze sono suscettibili di critica e quindi la conclusione cui si giunge non è necessaria, ed a questo aggiungendo che ci sono anche i ragionamenti fallaci (o fallacie), in cui una o più inferenze sono invalide e perciò va rigettato anche se le premesse sono vere, dai nostri personali ragionamenti possono derivare stati d’animo sofferenti che ci danneggiano. Questo è quello che accade ad esempio ad un cliente. Senza dimenticare che la costruzione del ragionamento fa anche riferimento a sistemi di valore, comunque il counselor filosofico ha la funzione di scoprire tali errori con l’obiettivo, presunto, di portare la persona a ‘sentirsi meno sofferente’. Una fallacy – argomento sul quale Aristotele spese molte energie – è un'”argomentazione” nella quale le premesse date per la conclusione non danno il necessario grado di supporto. Esercitare all’implementazione dell’argomentazione significa riconoscere le fallacie del cliente, ma soprattutto farle riconoscere a lui stesso. Se il lavoro è stato svolto con efficacia, il cliente argomenterà bene, elaborerà le proprie considerazioni, riflessioni, opinioni, evitando la conflittualità; porrà in evidenza le prove a sostegno delle proprie idee, senza confonderle con le proprie opinioni; darà ordine logico e consequenzialità al proprio discorso ed userà un linguaggio semplice, essenziale, aderente alle cose, senza perifrasi ed inutili ripetizioni. Una buona discussione sarà frutto di un atteggiamento mentale e morale; quello di chi sa che la verità non è mai il possesso di qualcuno, ma il frutto provvisorio e parziale di una ricerca comune. Tutto ciò favorisce anche un atteggiamento che definirei di tolleranza nei confronti di sé e degli altri.

Fra i ragionamenti, quelli induttivi, interessano maggiormente l’attività di counseling perché riguardano probabilità. Si tratta della logica che si esprime nell’azione, a contatto con le vicende pratiche. Fra i ragionamenti induttivi vi sono quelli decisionali utili, appunto, quando la persona si trova in una situazione di impasse decisionale relativa ad una specifica situazione.

Teorie morali. Conoscere approfonditamente, da parte del professionista, e far conoscere al cliente le principali teorie morali (deontologismo, consequenzialismo, etica della virtù, libertarismo) implica rendere consapevole la persona circa le basi morali su cui poggia il suo agire nella situazione che si sta considerando e che sembra dilemmatica. Di conseguenza, con grande probabilità, la persona imparerà a procedere nelle discussioni utilizzando le diverse impostazioni, elasticizzando il ragionamento ed allentando i pregiudizi.