CulturaLetteratura

Il punto letterario (6) – Mai accettare caramelle da un artista

di Elena Di Meo

In una delle mie vite passate ho conosciuto una persona, capace di disegnare con un gessetto colorato gli articoli surreali di un negozio di giocattoli sulla superficie ruvida di un banco di scuola. Un intero esercito di soldatini, un clown troppo grande per essere contenuto in una scatola quadrata, girandole monocolori e compagnia bella. Non esagero quando dico che avrebbe potuto sfidare Neil il Grande Artista a fare di meglio. Le mani, troppo abbronzate per essere quelle del conduttore del celebre attacco d’arte, sarebbero forse state in grado di deformare il volto dei compagni di classe più buffi per porlo in cima ad un corpo muscoloso da supereroe? Tutto dipende dalla sua abilità con il barattolo di sale.
Ma gli artisti competitivi non amano sprecare il proprio tempo realizzando schizzi infantili e composizioni con l’ausilio di armamentari sportivi. Loro preferiscono ritrarre bei giovanotti già instradati sulla via della perdizione – quegli stessi che non molto tempo prima si divertivano a muover battaglia, a spaventare i compagni di gioco e a osservare i colori della girandola fondersi in un solo arcobaleno, con un colpo di vento. La reazione degli spettatori di fronte a un così grazioso capolavoro sarebbe da manuale: chiunque capitasse dalle parti di una biblioteca o di una soffitta umida e maleodorante sarebbe indotto a uno stato di beatitudine dalla contemplazione di un viso angelico, incorniciato da riccioli biondi e impreziosito da grandi occhi azzurri. Sarei pronta a dimostrare che mai e poi mai il critico del momento sarebbe disposto ad abbandonare la sua eterna posa da pensatore, per convenire con me che forse non tutto quanto c’è di bello al mondo è destinato a condurre l’esistenza più virtuosa tra quelle possibili. Mi opporrebbe l’assenza sul dipinto di un qualsivoglia segno di perversione, persino di un minuscolo difetto fisico, e a ragione; ma non farebbe nemmeno in tempo a terminare la frase che al suo «solo il brutto è immoral…» si vedrebbe sbattuta in faccia una caricatura del suo bel putto con tanto di naso a becco e dentatura da cavallo. Sarebbe infatti lo stesso ritratto a controbattere, mostrando il vero volto del soggetto in esso raffigurato che poco ha a che vedere con canti celestiali e corone d’alloro (dopotutto non si può pretendere granché, quando si inducono le fanciulle al suicidio e si pugnalano alle spalle coloro che hanno svelato il segreto di un’anima perversa).
L’artista dovrà pertanto rispondere di quella che si prefigura essere una truffa bella e buona. Le origini borghesi che non è riuscito a rinnegare, malgrado l’animo ribelle che fa di lui un alieno in un mondo materialista, non lo proteggeranno anche questa volta. L’eleganza che egli spaccia per superiorità di spirito e gli epigrammi con i quali fa a pezzi la vita non lo aiuteranno ad ottenere sconti quando si tratterà di pagare il debito dei propri peccati. L’arte potrà anche prevenire l’omicidio dell’anima, ma dalla realtà non vi è via di fuga. Punto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *