Attualità

Tutti gli elettori del presidente (francese)

 

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

Tutto sommato tra la volontà di Sarkozy di arrivare in testa al primo turno e i sondaggi che vedevano Hollande favorito hanno avuto ragione questi ultimi, anche se il distacco tra i due candidati si è rivelato in effetti molto minore  rispetto a quanto preventivato dalla stampa. Così l’ostentata sicurezza di Hollande, che da settimane si dà per vincitore, deve ora prendere atto delle parole del presidente uscente, secondo il quale la partita rimane tout a fait jouable, a tutti gli effetti giocabile.

Ma alla grande partecipazione alle urne  si accompagna anche l0 storico risultato Marine Le Pen, esponente del Front National (destra nazionalista) che rispetto alle prime proiezioni, che la davano al 20%, perde soltanto due punti. Un risultato che si avvale della capacità di aver raccolto grandi frange dell’astensionismo cronico attraverso una campagna certo demagogica (non che quella di Hollande ne sia stata esente), ma che ha evidentemente saputo toccare le corde giuste dell’elettorato, ponendo questioni che – chiunque sarà il vincitore del ballotaggio – non potranno più essere ignorate.

Il vero sconfitto è invece il trotzkista Melenchon che, forte dei sondaggi che lo davano al 15%, ha continuato la propria campagna elettorale nel solco di invecchiati predicozzi comunisti e fantasiose promesse utopistiche (vedi lo stipendio minimo a 1700 euro, tassa del 100% ai “padroni”), che lo hanno infine portato nel baratro: da millantata rivelazione a figurante.

Così come inosservato passa Francois Bayrou, il candidato centrista, il cui appoggio però rischia di diventare l’ago della bilancia al ballottaggio.

Le votazioni hanno comunque confermato lo scontento di molti elettori nei confronti di Sarkozy, spesso accusato di comportamenti immaturi e di collusione con i gruppi di potere affiliati a quelli che hanno avuto il ruolo di detonatore della crisi. Così, per una Merkel che lo ha sostenuto per dare continuità a quella che finora è stata la politica europea di rigore, ci sono stati molti che hanno preferito credere nello statalismo socialista di Hollande che, molto probabilmente, opterà per giocare il proprio ruolo egemone sul piano europeo in un modo radicalmente opposto rispetto a quanto finora l’asse franco-tedesco ha scelto di fare. E questo è certo un problema per l’Europa, visto che il consenso al candidato socialista deriva in gran parte dalla volontà di rifiutare le misure di austerity che la leader della CDU ha finora imposto.

Dalla questione europea non è però immune nemmeno la destra. Se la volontà di Sarkozy è quella di dare continuità alle politiche concordate con Frau Merkel, una sua rielezione potrebbe invece a una loro riformulazione: qualora Marine Le Pen invitasse la propria base a sostenere il presidente uscente, questi non potrebbe di fatto ignorare che il consenso al nazionalismo si sia finora nutrito di una forte polemica antieuropeista, nei confronti della quale Madame Le Pen non è disposta a scendere a patti.

Le prime reazioni internazionali sono giunte stamattina, con la corsa al rialzo dei differenziali tra i titoli di stato. L’ombra della mano socialista sul secondo stato più influente dell’Unione spaventa i mercati, la cui influenza può essere tale da mettere in discussione le scelte di Hollande e favorire Sarko, qualora questi sappia cavalcare la loro onda senza allontanare l’elettorato nazionalista.

Per ora la partita rimane puramente politica. Una partita che la popolazione francese ha dimostrato di voler giocare fino in fondo. La considerevole partecipazione al voto mostra infatti che, a differenza di ciò che oggi accade in Italia, i francesi siano pronti a dare fiducia a dei partiti che non hanno perso la propria legittimità e che, anzi, lottano ogni giorno per rafforzarla.

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