Cultura

L’ avvelenato – Guccini citato dai neofascisti di Roma per il 25 aprile

 

di Stefano Sfondrini

 

Come ogni anno, fervono i preparativi per le manifestazioni in occasione della festa di Liberazione del 25 aprile. E come da qualche anno a questa parte, non mancano contro-manifestazioni di stampo revisionista che tentano di mettere sullo stesso piano partigiani e soldati della Repubblica Sociale, nonostante la nostra Costituzione contempli il reato di apologia di fascismo.

Quest’anno, in più, si è voluti andare oltre: per le vie di Roma sono stati affissi manifesti che, oltre a inneggiare a Salò, riportano la frase: “Gli eroi son tutti giovani e belli”, citazione dalla canzone di Francesco Guccini “La locomotiva”, che racconta la vera storia del macchinista anarchico Pietro Rigosi.Il cantautore modenese non è stato affatto contento del gesto, anzi. Per quanto una canzone, una volta diffusa, possa essere interpretata in modi diversi da ciascun ascoltatore, la ballata non lascia spazio a fraintendimenti. Guccini stesso ammette che non è questa la prima occasione in cui personaggi di destra prendono le sue opere come vicine a loro, ma stavolta non ci sta. Il senso di tutto il brano ne esce distorto, e non solo: si è voluto vedere, in quel “tutti”, una comunanza tra partigiani e repubblichini che solo chi non conosce la Storia può vedere. C’è chi ribatte che atrocità furono compiute da entrambe le parti, come non può che succedere in un conflitto, ma è inammissibile equiparare chi collaborò con il Terzo Reich, e chi collaborò con gli alleati per liberare il nostro Paese dall’occupazione nazista.
Intervistato, il Maestrone ha affermato: “La canzone è chiarissima, e quella frase aveva un’intenzione abbastanza ironica, da non prendersi in maniera letterale, un’intenzione che evidentemente non è stata compresa o che non s’è voluta comprendere. Mi sento tirato verso una direzione che mai avrei voluto. Non solo la mia canzone non è stata compresa, direi che è stata davvero maltrattata.”

Forse i nuovi seguaci di Guccini sono stati depistati dalle parole di un’altra sua immensa canzone, “L’avvelenata”(…Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista, ndR). Ma qui, di avvelenato, c’è solo un uomo che ha visto una propria opera strumentalizzata, e il senso della stessa stravolto per far stare la Locomotiva gucciniana in binari che mai avranno a che spartire con il cantautore, binari che non dovrebbero più esistere in un Paese democratico perché per esperienza storica sappiamo a quali stazioni conducono.

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