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Nocturama: le jour de gloire est arrivé

È difficile riuscire a incasellare in un genere l’ultima fatica del regista francese Bertrand Bonello. È questa una delle ambiguità di Nocturama, film che si colloca a metà strada tra il thriller, il dramma psicologico e – oserei dire – il film di denuncia.

Non bisogna, per prima cosa, farsi indispettire dai nove minuti iniziali, completamente privi di dialoghi e di un filo logico, perché siamo di fronte a un’opera che fermenta lentamente, dall’atipica (ma non sconosciuta, come vedremo) struttura a puzzle.

È proprio la scansione dei tempi una delle caratteristiche più interessanti del film: è, infatti, vistosamente spaccato in due metà dai ritmi e dagli ambienti diversi, a loro volta costruite su ellissi temporali, in una ripresa di esempi celebri quali The Killing (Stanley Kubrick, 1956) e il post-moderno Elephant (Gus Van Sant, 2003). A proposito di questa ultima analogia, si potrebbe evidenziare anche l’utilizzo copioso, ma non esasperato, del piano sequenza.

L’orizzonte narrativo sul quale ci muoviamo è, come detto, plurale, ma non caotico: la storia segue sostanzialmente una sola direzione e un solo avvenimento, ossia l’attentato terroristico messo in atto da un gruppo di ragazzi parigini, facenti parte di una specie di setta. In questa cornice, la città di Parigi e la società tutta diventano una componente decisiva dell’opera.

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Di più non si dovrebbe svelare sulla trama che, pur non dicendoci nulla sul background dei protagonisti, lascia ampio spazio alle 
dinamiche psicologiche. E non si parla solo di dialoghi: le ottime prove attoriali e le varie caratterizzazioni di ciascun ragazzo non danno un responso univoco e lasciano spazi di interpretazione, soprattutto per ciò che riguarda i moventi. Se da un lato, infatti, la questione dell’attentato può far pensare alla tipica equivalenza fra nichilismo estremo e alienazione, perdita di umanità ed empatia, dall’altro c’è l’aspetto della militanza disperata, di un messaggio di protesta veicolato consapevolmente con l’atto di violenza. Rimane aperta anche la terza opzione, forse la più attuale, del sacrificio eroico, a favore di un disegno superiore, in un nome di un nuovo ordine delle cose (da qui, forse, i diversi rimandi a Giovanna d’Arco e alla rivoluzione francese nel corso del film). Come vedete, non si tratta di tematiche banali, dal momento che ci troviamo più che mai invischiati nell’era degli attentati, del terrorismo, delle ideologie estreme, tutte istanze che hanno come denominatore comune il rifiuto della società odierna. Non riesco davvero a vedere questo film come un innocuo esperimento tecnico o un lavoro di pura finzione; l’appiglio ad una realtà oggi comune mi è sembrato lampante e non casuale.

Di fronte ad un comparto tecnico invidiabile, a livello globale e segnatamente per colonna sonora e montaggio, è difficile che le soglie dell’attenzione si abbassino. Ritornando alle “mute” sequenze iniziali (ma è una considerazione estendibile a tutta la prima metà del film), è lì che è più evidente il grande merito del comparto sonoro, che sostiene il ritmo e alimenta la tensione, nonostante lo spettatore non abbia idea di cosa si stia effettivamente svolgendo. A tale tensione contribuisce anche un montaggio elegante, mai sopra le righe, il perfetto raccordo fra le diverse carrellate o piani sequenza citati all’inizio.
D’altro canto, se dovessi individuare un difetto, sarebbe proprio la 
dimensione ambigua del film, che non è di certo un thriller puro, e non dimostra apertamente un intento corrosivo e critico. 

In definitiva, Nocturama è un film da recuperare, in primis per la sua vicinanza geografica e temporale, che gli conferisce un’attualità scottante e uno statuto di unicità nel panorama cinematografico; sin’ora, infatti, i film sul terrore non si sono spinti più in là della pura cronaca, cosa che questo film, a mio parere, è riuscito a fare. 

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