Sport

Tra sogni d’oggi e realtà di domani

di Simone Lo Giudice

 

14 Giugno ore 18. L’Ellis Park Stadium è gremito: 61.000 seggiolini dello stesso colore che ospitano un pubblico che sfuma dal bianco al nero e viceversa. In Sudafrica si respira l’atmosfera della prima volta, o meglio del primo atto di quella rappresentazione ludica che culminerà nel Mondiale 2010. Ci troviamo a Johannesburg: oppure “eGoli” come si direbbe in lingua zulù, con la volontà di demarcare il capoluogo sudafricano come “il luogo d’oro”. Johannesburg: la città sudafricana più ricca di risorse umane, ma soprattutto il polo economico per antonomasia quando si parla di Sudafrica. In fondo è come se il movimento calcistico africano nascesse questa sera: perchè partecipare ad un Mondiale è gratificante, ma poterlo organizzare è la giusta legittimazione per coloro che hanno permesso al movimento europeo di affermarsi. Perchè se la Nazionale francese è riuscita a conquistare due titoli consecutivi (Mondiale 1998 ed Europeo 2000), l’Africa non ha certamente rivestito un ruolo secondario in questo trionfo. Dal ghanese Marcel Desailly (difensore) al senegalese Patrick Vieira (centrocampista), senza dimenticare Zinedine Zidane, il paladino francese nato da genitori berbero-algerini, emigrati in Francia a seguito della guerra d’Algeria. Africa che si è vista strappare Campioni in seguito ai retaggi del Colonialismo europeo: il continente nero che rimane al buio, costretto ad intravvedere da lontano il bagliore delle conquiste firmate Europa.

 

14 Giugno ore 18.30. I pensieri scorrono veloci nelle menti del pubblico. Ma all’improvviso, ecco il boato a destare l’atmosfera: le squadre sbucano dal tunnel degli spogliatoi. Fase di riscaldamento: Sudafrica da un lato ed Iraq dall’altro. Paese africano ospitante del Mondiale 2010 contro Paese asiatico trionfatore nel torneo continentale del 2007. Ci siamo, tra mezz’ora scatterà l’ottava edizione della “Confederations Cup”, la manifestazione mondiale con cadenza quadriennale, l’alba del Mondiale che verrà. Intanto nella mente ritornano a fluire i pensieri.

7 Luglio 2001. La FIFA ha appena deciso di assegnare i Mondiali dal 2010 in poi a rotazione tra i vari continenti. Africa! E’ il tuo turno!

 

14 Maggio 2004. Ci troviamo alla FIFA House di Zurigo e Sudafrica batte Marocco per 14-10 al primo turno. Nessun voto per l’Egitto, ritirata la Tunisia, Libia messa fuori gioco dalla FIFA. La puntualità svizzera concede una deroga di dieci minuti per aspettare l’arrivo di Nelson Mandela, l’uomo simbolo del travaglio sudafricano. Joseph Blatter (numero uno del movimento calcistico europoeo) ha tra le mani la busta che tra pochi istanti decreterà le vicende sportive mondiali, ma soprattutto africane. “La battaglia è la mia vita”: Mandela porta con sé lo slogan che ha fatto da voce fuori campo della sua vita. Non ha mai smesso di credere nei sogni, di sperare in un futuro migliore. Dopo 26 anni trascorsi in due carceri (dal 1964 al 1990), Mandela ha sempre creduto che un giorno le sbarre potessero sfumare nel nulla, così come gli episodi di discriminazione razziale. Il 1994 gli ha dato ragione: primo presidente eletto democraticamente in Sudafrica. A dieci anni di distanza, anche il 2004 non ha intenzione di tradirlo: perchè Blatter ha appena dischiuso la busta ed in Sudafrica è appena scoppiata la festa. L’istantanea di Nelson Mandela che alza la Coppa del Mondo al cielo di Zurigo racconta la forza di credere nei sogni, perchè la realtà altro non è che la continua concretizzazione di speranze.

 

14 Giugno ore 19. Il pubblico scalpita. Mancano meno di 365 giorni all’inizio del favola Mondiale. Sudafrica ed Iraq sono già disposte al centro del campo. Note di inni nazionali tra sguardi emozionati. Anche se è solo una prova mondiale, l’Africa s’è già raccolta attorno a sé stessa. Dalle coste orientali bagnate dall’Oceano Indiano all’estremità settentrionale sfiorata dal Mar Mediterraneo, dalle coste occidentali bagnate dall’Oceano Atlantico fino all’estremità meridionale sudafricana. Perchè in questa serata di mezzo giugno è già accaduto il primo miracolo mondiale: il cuore dell’Africa non è più costretto a battere rivolto verso il Nord del pianeta. Il Sudafrica sarà il centro del mondo per due settimane del 2009 e per un mese del 2010: anche se in fondo nessuno ci preclude di sperare che i sogni d’oggi non possano diventare la realtà di domani.

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