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Il Sol Invictus: un viaggio alle origini del Natale

Apollo, dio del sole. Nel mondo antico associato al Natale
Apollo, il dio greco del Sole

Tutti conoscono, o credono di conoscere, il Natale. Le luci, i colori, l’albero, i regali, le canzoni a tema, il presepe….ma quali sono le sue origini? Perché si festeggia proprio il 25 dicembre? Non molte persone sanno che questa festività esiste da ben prima che la Chiesa Cattolica ci mettesse il suo marchio. Infatti, nel mondo classico, dall’impero romano, all’Egitto, alla Persia e all’antica Grecia, la festa di Natale coincideva con il solstizio d’inverno (ai giorni nostri fissato al 21 dicembre), ossia il momento dell’anno in cui il Sole raggiunge il punto più basso rispetto alla superficie della Terra, illuminando l’orizzonte per un periodo di tempo molto limitato. A tale fenomeno corrispondono pertanto il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno. Una volta toccato il picco minimo, il Sole ricomincia poi a salire lungo il firmamento, rendendo le nostre giornate gradualmente più lunghe e luminose. In questo modo, per gli antichi, il Sole, dopo essere giunto al minimo del suo splendore, sembrava come rinascere, riacquistando forza e potenza. Ovviamente, tutto ciò possedeva un forte valore simbolico: la “rinascita” del Sole rappresentava la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male. Così, gli antichi greci celebravano, per l’occasione, la nascita del dio Apollo, gli antichi egizi la nascita del dio Horus (celebrazione introdotta dal faraone Akhenaton, nel 1351 a.C. circa), i persiani quella della divinità Mitra e gli antichi romani il Sol Invictus, ossia il fenomeno del sole nascente, trionfante, invincibile. Le origini del Natale sono perciò pagane.

Dio Mitra, simbolo del sole che rinasce e del Natale
Una statuetta del dio Mitra

Quando la festa divenne cristiana

“La mia giustizia sorgerà come un sole ed i suoi raggi porteranno la guarigione….il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi.”
(Libro di Malachia, 3 ,vv. 20-21)

Il culto del Sole raggiunse il culmine della sua popolarità e diffusione sotto l’imperatore Eliogabalo (218-222 a.C.); tuttavia, a causa dello scarso consenso di cui egli godette, alla sua morte la festa venne cancellata. Fu l’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., a riprenderla e questa volta ufficializzarla, scegliendo il 25 di dicembre come data in cui festeggiare il “Dies Natalis Solis Invicti”(“Giorno di nascita del Sole Invitto”), arrivando a consacrarle perfino un tempio (la sua localizzazione coinciderebbe con l’attuale piazza di San Silvestro, a Roma). Del resto, Aureliano vedeva in tale culto un forte elemento di coesione, in quanto era stato presente in molti territori dell’Impero. Neanche la scelta della data è stata casuale, siccome segue di pochissimi giorni il solstizio d’inverno e la successiva “risalita” del Sole. La religione del Sol Invictus proseguì quindi fino al 380 d.C, anno in cui Teodosio I riconobbe il cristianesimo come unica religione praticabile in tutto lo stato. Nei successivi decenni la festa del Sole venne ancora una volta dimenticata, fino a quando non si assisté alla sua cristianizzazione, avvenuta nel 330 d.C,. Difatti, in quell’anno, l’imperatore Costantino decise di far coincidere il “Dies Natalis Solis Invicti” con la nascita di Gesù di Nazareth, fino a quel momento celebrata il 6 di gennaio (oggi il giorno dell’Epifania). Non a caso la figura di Cristo è tutt’ora associata con elementi come la luce o il sole, a loro volta legati a concetti come la salvezza, la speranza e la prosperità. In questo modo, lentamente ma inesorabilmente, anche a causa delle persecuzioni e delle soppressioni forzate del culto di Mitra e delle altre religioni pre-cristiane, la celebrazione della “natività del Signore” (il Natale, appunto) si impose a sostituzione di quella del Sol Invictus, come festività cristiana ufficiale di tutto l’Impero.

Ad ogni modo, che si sia atei o cristiani, scettici o curiosi, in questi freddi e cupi giorni invernali, si può riscoprire la bellezza del mondo intorno a noi, grazie all’atmosfera che si respira in questo unico periodo dell’anno. Del resto, come sostenevano le grandi civiltà del passato, anche la notte più buia prima o poi finirà, e la luce tornerà a risplendere.

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