Cultura

A spasso con Volta: un genio all’Unipv

Il nome di Alessa2018-03-22 22.39.34ndro Volta è legato per sempre alla celebre invenzione della pila -antenata delle moderne batterie- oltre che al “volt” (V), l’unità di misura della differenza di potenziale. Volta fu uno dei maggiori esponenti della cultura del suo tempo, tra i primi che possiamo definire scienziato nell’accezione moderna del termine, per la grande attenzione che ebbe nei confronti delle verifiche sperimentali. La sua pila fu una svolta scientifica che avrebbe cambiato il futuro, rendendo possibile la nascita dell’elettrochimica e dell’elettromagnetismo.

Ma lungi dall’essere un’icona lontana, per noi studenti pavesi è al contrario un’immagine familiare, che incontriamo in giro per la città. Nonostante sia nato e morto a Como, infatti, Volta ha avuto con Pavia un rapporto lungo e proficuo. Grazie al prestigio che si era guadagnato, fu inserito nel gruppo di personalità di chiara fama che il governo di Vienna coinvolse nella riforma dell’Università e, nel 1778, all’età di 33 anni, il nostro ateneo gli assegnò la neonata cattedra di Fisica Sperimentale.

Eppure, l’invenzione che lo avrebbe consacrato ai posteri doveva ancora arrivare.

A renderlo già noto erano stati dei trattati sull’elettricità, l’invenzione di strumenti come l’elettroforo e la scoperta del metano. Quest’ultima era avvenuta due anni prima, mentre era in vacanza sul Lago Maggiore, osservando come, smuovendo il fondo melmoso dell’acqua, salivano a galla numerose bollicine. Compreso il carattere combustibile della miscela, la chiamò aria infiammabile nativa delle paludi e per trovargli un’applicazione pratica realizzò una lampada a gas, il cui principio di funzionamento è stato poi esteso all’odierno accendino.

Forse non molti sanno che venne in seguito anche eletto dagli studenti, secondo la pratica in uso ai tempi, Rettore dell’Università, e in tale veste lo possiamo vedere ancora oggi rappresentato sul frontone dell’Aula Magna, mentre consegna a un alunno la pergamena di laurea.

Le lezioni di Volta erano talmente affollate che l’imperatore Giuseppe II fece appositamente costruire un nuovo e più ampio Teatro Fisico, che oggi si chiama Aula Volta, affrescata con le immagini dei più importanti strumenti scientifici che ha ideato. Al di là dei dipinti, di questi congegni possiamo anche vedere i prototipi originali, appartenuti all’inventore stesso, ospitati in una sala del Museo per la Storia dell’Università (insieme al tavolo da lavoro, alla sua scrivania e alla lavagna utilizzata per la didattica).

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Mentre si cammina nel cortile adiacente, basta alzare gli occhi per trovarsi faccia a faccia con lo scienziato: nel 1878, a 100 anni dalla sua nomina a Pavia, fu eretto il monumento che tutti conosciamo e che lo rappresenta in toga professorale, con la pila nella mano sinistra. Da allora il Portico Legale divenne il Cortile di Volta. Il tour dei luoghi voltiani volge infine a conclusione nella via omonima tra il Vittadini e il Ghislieri, dove si può vedere la sua ultima abitazione nella città.IMG_20180322_222321_995

Un’ulteriore curiosità, in stile Promessi Sposi, è che durante il soggiorno pavese, a 44 anni, Volta si innamorò di una giovane cantante d’opera, Marianna Paris, che si esibiva al Teatro dei Quattro Nobili Cavalieri (l’attuale Fraschini), e intendeva sposarla. Contro i loro propositi si schierò però la famiglia dello scienziato (che era nobile), il governo di Milano e addirittura l’imperatore d’Austria, perché a un professore dell’Università di Pavia non era concesso sposare una donna dalla professione così licenziosa. Cinque anni più tardi sposerà invece Maria Teresa Alonsa Peregrini e avrà tre figli.Alessandro-Volta-Grafica ritrattino

Tornando al motivo della sua gloria imperitura, la realizzazione della pila, questo costituì l’epilogo di un lungo ed acceso dibattito che appassionò l’intera comunità scientifica dell’epoca. Controversia che vide come antagonista il medico bolognese Luigi Galvani e, come attore principale, una rana. Galvani aveva infatti dimostrato che un archetto metallico può eccitare i muscoli di rana, inducendoli a contrarsi, ma la disputa nasceva sulla natura di questi stimoli: per Galvani gli animali erano intrinseci generatori di elettricità, per Volta erano meri rivelatori e la corrente era prodotta invece nel contatto tra due diversi metalli– i ganci che tenevano i muscoli dell’anfibio. Le rane animate non convincevano quindi appieno Volta e gli esperimenti sulla pila cominciarono come risposta a queste teorie sull’elettricità animale, con l’intento di dimostrare che per generare energia elettrica non c’era bisogno di nessun tessuto biologico.

Infintorpedinie, con una lettera datata 20 marzo 1800, Volta comunicò la sua invenzione alla Royal Society di Londra, descrivendo l’organo elettrico artificiale (solo in seguito chiamato pila, in quanto formato da dischi impilati) concepito come ricostruzione dell’organo elettrico naturale della torpedine. L’intreccio straordinariamente complesso di fenomeni fisici, chimici e biologici implicati nelle vicende dell’elettricità animale e della pila richiederà però ancora molti decenni per essere districato.

Ciò che rende l’ideazione della pila l’apripista dell’era dell’elettricità, una sorta di nuova scoperta del fuoco, è che è stata il primo sistema per generare elettricità con una corrente costante nel tempo. Un’invenzione geniale, ma soprattutto estremamente pratica: senza la pila in questo momento non avreste in mano il vostro telefono cellulare o il vostro computer per leggere questo articolo.

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