Università

Semaforo rosso all’innalzamento delle tasse universitarie

di Monica Dondoni e Francesco Iacona

 

Un anno fa, il Tar di Milano, con un’importante sentenza preliminare si pronunciò in favore degli studenti, che lamentavano un notevole aumento delle tasse universitarie.

Opportuno è ricordare che, nel febbraio 2010, la nostra università, come altri atenei italiani,  approvò un aumento delle tasse pari al 4% rispetto al 2009.

Dinanzi a ciò il Coordinamento per il Diritto allo Studio – Udu, sostenendo la non conformità con la legge del 1997 (Articolo 5 del Decreto del Presidente della Repubblica n° 306), per la quale le tasse universitarie non possono superare la soglia del 20% del finanziamento pubblico ricevuto dallo Stato (Fondo di Finanziamento ordinario degli atenei), presentò formale ricorso per gli anni accademici 2009/10 e 2010/11, mentre per il 2011/12 si dovrà aspettare l’approvazione del bilancio dell’Università che avverrà alla fine dell’anno solare 2011.

Il Coordinamento per il Diritto allo Studio – Udu evidenziò la portata storica di questo verdetto (che un anno fa non era ancora definitivo poiché il Tar doveva completare le sue verifiche), importante non solo per l’Università di Pavia ma anche per tutti gli altri atenei italiani, dove le tasse universitarie sforano tutt’ora il tetto imposto dalla legge attuale.

Proprio in questi giorni la questione è stata riportata alla luce. Il Tar di Milano, infatti, ha dato definitivamente ragione all’Unione degli universitari tramite una sentenza definitiva di primo grado.

Il coordinatore nazionale del Coordinamento per il Diritto allo Studio – Udu, Michele Orezzi afferma: «È una sentenza storica e rivoluzionaria per l’università italiana. Il Tar di Milano ha sancito quello che noi ripetiamo da tempo: quel 20% non è un parametro indicativo bensì vincolante, perché tutela il diritto allo studio».

Soddisfatto anche Bernardo Caldarola, segretario del Coordinamento per il Diritto allo Studio – Udu di Pavia, che dichiara che «per il momento questa è una vittoria solamente politica, la quale dimostra che le leggi ci sono e vengono fatte rispettare». Egli, inoltre, precisa che «il nostro intento non è quello di distruggere i bilanci delle università, ma di stimolare il Ministero ad investire di più nella ricerca e nell’università, proprio come è stato fatto da altri paesi in tempi di crisi».

Le dichiarazioni ufficiali alla sentenza del Tar da parte dell’Università di Pavia sono giunte per voce del pro rettore al bilancio Lorenzo Rampa, che sostiene che perdendo una tale cifra l’Ateneo sarà costretto a tagliare alcuni servizi al bilancio.

«Questa è una dichiarazione un po’ demagogica – commenta Caldarola – perché l’Università di Pavia possiede molti appartamenti sfitti e inutilizzati da cui potrebbe ricavare denaro. E inoltre il rettore non ha mai fatto pressioni alla Crui [la “Conferenza dei Rettori delle Università Italiane”] per ottenere finanziamenti».

L’Università di Pavia, dopo il ricorso effettuato da parte di 21 iscritti, rischia così di dover restituire oltre un milione e settecento mila euro ai ventidue mila studenti iscritti nel 2010.

È anche importante ricordare che nell’ottobre 2010 erano stati accolti sia il ricorso contro la disparità di trattamento tra i dottorandi (quelli con borse di studio non finanziate dal ministero dovevano pagare contributo fisso di 400 euro all’anno) e quello contro l’introduzione della quota di 300 euro per gli studenti stranieri extra Ue.

Attualmente, il Tar ha stabilito che né il diritto all’autonomia finanziaria degli atenei, né i tagli ai fondi statali sono motivi validi per mettere in discussione la legittimità del tetto massimo. Inoltre, oltre a restituire a tutti gli studenti le tasse in più del 2010 (l’1,331% di quanto pagato),  ha condannato l’ateneo a rimborsare le spese processuali ai 21 che hanno fatto il ricorso, i 400 euro ai dottorandi e i 300 euro agli studenti extra-Ue,  in modo tale che tutti gli iscritti del 2010 possano avere il rimborso. In media circa 80 euro ciascuno. L’ateneo dovrà poi pagare spese legali per quasi 5mila euro.

Si aspetta adesso la sentenza di secondo grado, poiché l’ateneo ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato. A riguardo, Caldarola si augura «che il tutto venga risolto con tempistiche brevi, in modo da chiudere in fretta la faccenda e risarcire al più presto gli studenti».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *