Attualità

Science for Peace 2017: scienza, pace e post-verità

Il 17 Novembre, neprofilo sfpll’aula magna dell’università Bocconi di Milano, Nobel, politici, studenti e scienziati si sono incontrati per discutere di post-verità. “Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all’emotività, che basandosi su credenze diffuse, e non su fatti verificati, tende a essere accettata come veritiera, influenzando l’opinione pubblica”: questa la definizione da dizionario di un termine che comprende alcuni degli aspetti più problematici dell’attuale fase storica, vale a dire una crisi di fiducia nei confronti degli “esperti”, esponenti della comunità scientifica e delle istituzioni, e il dilagare delle fake news.

A questo tema è stata infatti dedicata la nona edizione della Conferenza internazionale Science for Peace, un progetto nato nel 2009 su iniziativa di Umberto Veronesi, con l’idea che la scienza può e deve contribuire con azioni concrete al raggiungimento della pace. Perché, come ha detto Rita Levi-Montalcini a proposito di Science for Peace, ”La scienza è fatta per l’uomo e non l’opposto”.

Il web ha indebolito i media tradizionali, canali d’intermediazione solitamente in grado di filtrare i contenuti sulla base dell’attendibilità e dell’autorevolezza di chi li propone. Grazie al web tutti possono diventare produttori di notizie. Tra gli effetti indesiderati dell’ascesa dei social network, c’è la creazione di echo chamber, ambienti virtuali popolati da persone con sistemi di credenze omogenee che consentono il rinforzo e la diffusione di informazioni non corrette, che quel determinato gruppo ha invece assunto come crescience for piece panel 2dibili. Inoltre, il modo in cui si consumano le informazioni online si basa spesso sul meccanismo del “pregiudizio di conferma”, la tendenza psicologica ad acquisire informazioni coerenti con le proprie convinzioni, sminuendo ciò che è invece dissonante.

Sulla rete proliferano siti internet che utilizzano notizie false per generare traffico a scopo commerciale, ma falsità costruite ad arte possono essere diffuse sul web anche da attori politici per influenzare il dibattito pubblico. Spesso ricorrono all’utilizzo di tecnologie sofisticate come gli internet bot che simulano il comportamento di utenti reali sui social network, inducendoci a soffermarci sulla quantità e non sulla qualità delle interazioni.

Una parte della mattinata è stata dedicata al rapporto tra media e salute. Sebbene il fenomeno della disinformazione sui temi della medicina non sia affatto nuovo, Internet rappresenta un rilevante canale di diffusione e, in quest’epoca, sono più necessari che mai una divulgazione scientifica efficace e un giornalismo scientifico di qualità, anche sui quotidiani nazionali dove al momento prevale scarsa preparazione e sensazionalismo. La scienza e il giornalismo dovrebbero difatti avere come obiettivo condiviso quello di separare i fatti dalle opinioni. Secondo il prof. Redi dell’Università di Pavia, abbiamo il dovere di fare verità, anche per impedire che a fare le spese delle fake news sia chi è reso emotivamente fragile da una malattia.

Un’informazione di qualità è sfp 1un bene pubblico fondamentale per il funzionamento della democrazia. Le distorsioni che nascono dalle dinamiche sopra descritte sono infatti in grado di incidere in modo significativo sulle scelte individuali e collettive e rischiano di ridurre la capacità delle società democratiche di rispondere in modo efficace ai principali problemi che hanno di fronte, dalla salute ai cambiamenti climatici, fino ai principali problemi economici. Nella prima sezione del dibattito si è parlato di questa “Democrazia in crisi, tra populismo e post-verità”, nell’ultima del surriscaldamento globale causato dall’uomo, fenomeno inequivocabile che viene invece spesso falsato o negato (l’America di Trump ne è un triste esempio). Oltre a ciò è bene ricordare che gli eventi climatici estremi danneggiano anche la pace, in quanto causa di movimenti migratori su larga scala, instabilità e conflitti: una comunicazione corretta ed efficace è dunque doppiamente importante.

Appurata la gravità del problema, la priorità deve essere quella di dare al maggior numero di persone possibile gli strumenti per valutare l’attendibilità delle fonti di informazione con cui entrano in contatto. Tramite attività didattiche si possono aiutare gli studenti a sviluppare competenze specifiche per orientarsi nell’universo informativo, gli scienziati possono divulgare più efficacemente i risultati del loro lavoro adottando uno stile comunicatsfp2ivo diretto e chiaro e si devono rafforzare all’interno del mondo dell’informazione pratiche di fact checking, che consentano di individuare in modo rapido notizie false o infondate, affrontando in particolare le forme virali di circolazione. Queste e altre possibili soluzioni sono contenute in un documento diffuso al termine della conferenza, che può essere letto sul sito di Science for Peace.

In sintesi, è emersa la semplice idea che la chiave per migliorare la qualità del dibattito pubblico è proprio la scienza stessa. Il metodo scientifico, infatti, fondato sul pensiero critico e sull’analisi rigorosa delle evidenze empiriche, può diventare uno strumento alla portata di tutti per aiutare a creare e diffondere una “cultura” della verifica.

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