Cultura

Reinventare: la parola d’ordine per un cinema in crisi

di Andrea Viola

Ormai lo sanno anche i bambini che c’è crisi. Ovunque, in qualunque settore di mercato: e ovviamente, il cinema non fa eccezione.

I giorni di Natale e Santo Stefano appena passati sono stati la cartina tornasole di una flessione importante: meno 25% di biglietti venduti e meno 23% negli incassi rispetto allo stesso periodo nel 2011 sono i dati tutt’altro che incoraggianti diffusi per queste ultime festività da Cinetel.

L’incertezza regna tra gli addetti ai lavori e non solo: a manifestare infatti la propria preoccupazione c’è anche Carlo Verdone che, intervistato da Pedro Armocida de Il Giornale, fa una panoramica sui problemi che affliggono il cinema italiano e non solo, concludendo con una frase tutt’altro che incoraggiante: “La sala cinematografica ha un futuro? Io inizio a nutrire qualche dubbio”.

Dichiarazione permeata da un eccesso di pessimismo? Forse, eppure è sotto gli occhi di tutti il fenomeno dilagante della chiusura delle sale cittadine, vissuto peraltro anche dalla nostra stessa Pavia. In realtà però anche i multisala, da molti additati come i responsabili della desertificazione cinematografica dei centri città, non stanno poi così  meglio: i dati di Cinetel sono lì a dimostrare che gli enormi sforzi condotti per elevare queste strutture a nuovi templi del cinema moderno forse non sono sufficienti. Un esempio? La tecnologia 3D, su cui in molti hanno scommesso per ridare linfa vitale ad un settore in crisi, non si è rivelata la soluzione a tutti i mali e, come se non bastasse, colpisce non poco il portafoglio degli spettatori con prezzi dei biglietti alle stelle.

Il 3D aiuta però a capire come oggi, probabilmente, non valga più solo l’equazione cinema = contenuto del film ma sia ormai necessario proporre qualcosa di nuovo che regali un quid capace di smuovere il pubblico dal divano di casa e pagare il biglietto, piuttosto che rivolgersi al Dio Internet e al sacro download dalla rete.

A Parigi, per esempio, il cinema può diventare per qualche ora tutto nostro. Il Paradisio infatti, nel Quartiere Latino, offre l’opportunità di affittare l’unica sala a disposizione per un massimo di 24 persone, scegliere il film da vedere, l’orario e la possibilità di assistere alla proiezione in 3D. Londra non è da meno: il cinema diventa commestibile con “Edible Cinema”, nella cui sala vengono serviti snack  in tema con la pellicola proiettata, da consumare in base a momenti prestabiliti nel film, indicati dai gestori. E se nella capitale inglese si cerca di fondere vista e udito con il gusto, a Los Angeles la visione di una pellicola diventa un vero e proprio evento con “Street Food Cinema”: come contorno della proiezione del film, rigorosamente all’aperto,  ci sono concerti dal vivo di “tribute bands”, “food trucks” che servono cibo gourmet e gli spettatori che scelgono mise perfettamente in linea con lo stile degli attori. Come se il film diventasse realtà.

Queste e molte altre sono iniziative senza dubbio strambe, sicuramente non tutte alla portata di qualunque tasca e certamente lontane dall’essere l’inizio di una nuova epoca per il cinema contemporaneo; eppure, mentre gli addetti ai lavori discutono di pirateria, di problemi nella distribuzione, di sceneggiature obsolete e di assenteismo del Governo sul tema, altrove qualcosa si muove.

Forse un pizzico di fantasia, di coraggio e, perché no, di voglia di distacco da quelli che sembrano essere meccanismi e modelli imprescindibili, potrebbero fare tutt’altro che male.

 

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