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#birdmenconsiglia: Crash – Contatto fisico

«In una città vera si cammina. Sfiori gli altri passanti, sbatti contro la gente. Qui a Los Angeles non c’è contatto fisico con nessuno: stiamo tutti dietro vetro e metallo. Il contatto ci manca talmente che ci schiantiamo contro gli altri solo per sentirne la presenza.»

Crash, una perfetta ottupla dimensione.

Un David di Donatello e un Oscar nel 2006 come miglior film per Paul Haggis, in qualità di regista e sceneggiatore del suo secondo lungometraggio. Per chi non lo conoscesse, Haggis, rispettivamente nel 2004 e 2006, ha dato la sceneggiatura a pellicole del calibro di Million dollar baby e Flags of our fathers, entrambi di Clint Eastwood.

La pellicola americana è stata lanciata nelle sale nel maggio del 2005 e vede alla recitazione, fra gli altri, Don Cheadle, Matt Dillon, Terrence Howard, la Premio Oscar Sandra Bullock, Brendan Fraser, Ryan Phillippe, Thandie Newton e Michael Peña.

Otto separate direttrici narrative, otto storie di vita, tanto distinte quanto irrimediabilmente interconnesse. Il film è ambientato nella città di Los Angeles, ma ne trascende i limiti geografici; è una storia umana, una storia di vite diverse che si scontrano e sfiorano senza accorgersene. Ogni personaggio subisce il contatto, lo scontro, l’interrelazione più o meno diretta e volontaria con altre vite apparentemente lontane, ma inevitabilmente contigue. Un film in cui qualsiasi atto o gesto, seppur piccolo, plasma e influenza gli altri filoni narrativi; un magistrale “effetto farfalla” più reale e tangibile di quanto immaginiamo, coniugato in un universo nostro in cui il contatto, quello umano, è raro o inesistente, se non quando diviene erroneo e inconsapevole.

Un teso e funambolico fil rouge, squisitamente sociale, unisce ogni singolo contatto, offrendo un aggiuntivo valore edificante alla pellicola: l’odio e il razzismo, il perdono e la redenzione, l’amore e l’indifferenza, l’amicizia e l’opportunismo. Otto storie lontane e vicine in una fotografia cruda ed efficace di una realtà, altrettanto lontana e vicina, che c’appartiene.

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