Attualità

Referendum 12-13 giugno: istruzioni per l’uso

 

di Roberta Odicino

 

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Questo referendum s’ha da fare! Così dopo la decisione della Corte di Cassazione di lasciare, modificandolo, il tanto discusso quesito sul nucleare, possiamo dire con certezza che il 12 ed il 13 giugno si voterà su quattro quesiti. Per non trovarsi impreparati di fronte all’impegno elettorale, eccovi una piccola guida.
Questo è un referendum abrogativo con due caratteristiche fondamentali.

Il quorum: il referendum per essere considerato valido deve essere votato da almeno il 50% più uno degli aventi diritto, per questo la partecipazione è molto importante!

Dire sì per dire no: se si vuole dire no, ad esempio al legittimo impedimento, bisogna votare sì dal momento che i quesiti chiedono se si vuole cancellare il determinato articolo o comma, se invece lo si vuole mantenere bisogna votare no.

Esso è composto da quattro quesiti che riguardano tre temi: la privatizzazione dell’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. Esaminiamoli uno per uno.
1) La privatizzazione dell’acqua: propone la cancellazione della legge che stabilisce l’affidamento e la gestione di servizi pubblici locali di rilevanza economica ad aziende private o semi private.
2) La privatizzazione dell’acqua bis: propone l’abrogazione parziale della norma riguardante la tariffa del servizio idrico che viene determinata dal gestore del servizio tenendo conto “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, ovvero il prezzo del servizio viene adeguato in modo da poter ripagare il capitale iniziale investito dal gestore.
3) Il nucleare: propone la cancellazione delle ultime norme del 2011 che consentono la costruzione di centrali per la produzione di energia nucleare.
4) Il legittimo impedimento: propone l’abrogazione della legge n° 51 del 7 aprile 2010 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio e dei Ministri a comparire in un’udienza penale; tale legge permette all’imputato di potersi assentare dall’aula di tribunale a causa di un impegno autorizzato dalla legge.
Ultima informazione: per votare bisogna recarsi alla propria circoscrizione portando con sé la tessera elettorale.
Bene, ora non ci resta che aspettare domenica o lunedì per votare e informare tutti coloro che ancora non sanno di questo referendum!

 

 

Ricevere una penna per decidere il futuro.
Non disertare: prendiamoci quello che ci resta.

di Giovanni Cervi Ciboldi

Vuoi il nucleare? No. Privatizzare l’acqua? Ci mancherebbe. E salvare Berlusconi? Nemmeno per sogno.
Solo che la situazione è un pò più complicata. C’è chi lo considera uno strumento abusato, chi dice che ci hanno chiamato troppe volte al voto. Chi ci invitò al mare, poi al mare ci andò a morire da latitante. Da 15 anni non raggiunge il quorum, cioè da 15 anni la gente si lamenta ma quando può decidere non decide. Ma il referendum, pilastro dell’esercizio della sovranità popolare, non può essere un disturbo. Ci sono momenti in cui votare non è solo un diritto ma è anche un dovere. E questo è uno di quelli. In fondo se se vogliamo vivere in una vera democrazia, è doveroso difenderla sfruttando gli strumenti di esercizio diretto, ultima via perché – dopo l’esclusione delle preferenze dal voto – sia il popolo a decidere del suo futuro.
Vero è che se la decisione del governo di negare l’accorpamento del referendum con le elezioni amministrative ha avuto l’effetto di scialacquare 300 milioni di euro – denaro pubblico, denaro nostro – in una ulteriore chiamata degli elettori alle urne, quella di bloccare (incostituzionalmente, dato che il tema è oggetto di referendum) il nucleare per ostacolare il raggiungimento del quorum non solo appare come un trabocchetto, ma anche come un ulteriore limite alla sovranità sopracitata.
Informarsi non dev’essere uno sforzo: data la complessità e la prolissità dei testi conviene andare al voto con le idee già chiare, magari leggendo anticipatamente (anche in rete) il testo legislativo del quale è proposta l’abrogazione.
Il quorum va raggiunto, e anche se la nostra volontà risulterà perdente, avremo aiutato la nostra nazione a decidere del suo stesso destino. Abbiamo dato il paese in mano a una classe politica che non abbiamo scelto, delegandole ogni cosa: ora ci è chiesto un atto di responsabilità, e non possiamo declinarlo, non se si tratta del nostro futuro.
Stavolta non ci sarà il Papa ad invitare da uno stato estero a non partecipare.
Andate a votare. Raggiungere il quorum non può essere una speranza, ma deve essere un obiettivo. E votate non obbedendo al partito, ma secondo le vostre idee, per fare in modo che siano i partiti ad obbedire a noi. Alla fine, sono sempre nostri dipendenti, no?

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