AttualitàCulturaScienza

Il solare non è più allo zenit in Francia

di Bénédicte Weiss

energie-rinnovabili

Da tre anni, la produzione di energia solare è esplosa in Francia. Tuttavia, il cielo sul settore non è sgombro di nubi.

All’inizio del mese di gennaio, il primo produttore francese di panelli fotovoltaici, Photowatt, ha annunciato la soppressione di 95 impieghi sui 534 nel suo sito di Bourgoin-Jallieu (Rhône-Alpes).  E’ la conseguenza della caduta del 25% delle sue vendite per il primo semestre 2010-2011. Secondo il Sindacato delle energie rinnovabili, ci sono numerose imprese che hanno licenziato in questi ultimi mesi. Il mercato sarebbe in flessione di più del 50%.
In realtà, con gli accordi “Grenelle de l’Environnement” della fine del 2007, la produzione d’elettricità di origine solare è esplosa. Allora, era prevista una quantità di 5400 megawatt (MW) nel 2020 e i progetti già iniziati alla fine del 2010 oltrepassavano i 5000 MW, ben più dei 1100 aspettati per 2012.

I progetti sono molti: una centrale fotovoltaica sarà installata sui 15000 m² di tetto del rottamaio di Albias (Midi-Pyrénées). Corrisponderà al consumo elettrico annuale di 1430 persone.  Una grande torre, la Torre Sequana, sovrasta con i suoi 100 metri di altezza la città d’Issy-les-Moulineaux (Ile-de-France). 450 pannelli sono disposti sul suo tetto e anche case private utilizzano quest’energia.

Un decreto subito

Il governo e gli attori del fotovoltaico non sono in buone relazioni in questi ultimi mesi. Il 9 dicembre scorso, il governo ha deciso di emanare un decreto sul riscatto dell’elettricità solare. Prima l’energia veniva riscattata obbligatoriamente da parte di EDF, ma ciò non è più avvenuto in seguito a una moratoria di tre mesi, quindi fino al 9 di marzo. Questo decreto a sorpresa è stato attaccato dall’industria della filiera, riunita nel collettivo “Non tocchi il mio pannello solare”. I suoi argomenti sono stati rifiutati dal Consiglio di Stato il 28 gennaio.
Fino a dicembre, l’elettricità solare era riscattata dall’Elettricità di Francia (EDF) con una tariffa vantaggiosa comparata al prezzo corrente. Poiché EDF dipende in grande parte dallo Stato, questo sistema pesava sulle finanze pubbliche. Quindi il governo lo ha considerato eccessivamente gravoso.
Una missione di concertazione, condotta da due grandi funzionari, ha restituito il 17 febbraio un rapporto sulla situazione e sul suo divenire. In tale rapporto si chiede l’uscita dal periodo di sospensione del riscatto per “collocarsi su una traiettoria duratura di sviluppo della filiera”. Un nuovo decreto dovrebbe fissare la tariffa e il volume dell’impianto utile con lo scopo di non spendere più di due miliardi d’euro l’anno.

Parigi intra-muros in panelli solari

Il dibattito sull’energia francese non può chiudersi velocemente. Visto che l’80 % dell’elettricità prodotta sul territorio proviene dal nucleare, è sempre più imminente la necessità di trovare soluzioni di ricambio.
L’incidente di Fukushima, in Giappone, ha mobilitato l’opinione contro l’atomo. Ci sono stati incidenti importanti nel 1999 dopo un’inondazione alla centrale del Blayet (Aquitaine). La centrale più vecchia, quella di Fessenheim (Alsace), si trova su una faglia sismica. Non sembra credibile che le centrali francesi siano più sicure di quelle giapponesi. In vista della campagna elettorale per le presidenziali del 2012, questa tematica si fa sempre più presente.
Il fotovoltaico non può sostituirsi immediatamente all’atomo. È necessario del tempo per fermare le centrali. C’è anche la questione della quantità di pannelli e di altre fonti di energia rinnovabili necessarie a sostituirsi il nucleare: ci vorrebbe la superficie di Parigi intra-muros in panelli solari per fornire l’energia utile alla stessa città.
Il problema francese della produzione d’energia ha ancora bisogno di tempo per essere risolto. In tutti i casi, imprese nazionali specializzate nel solare sono in difficoltà finanziarie. Tuttavia, l’80% dei pannelli fotovoltaici commerciati in Francia sono prodotti in Cina. Perché non cominciare sostenendo la produzione nazionale?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *