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Recensione – “L’Olandese Volante”

di Valeria Sforzini

L’Olandese Volante è un’opera sorprendente, lascia un piacevole ricordo che non ci si vuole lasciar sfuggire. Usciti dal teatro ancora si sente risuonare il roboante tema del leggendario marinaio, e risulta impossibile non lasciarsi toccare dalla passione amorosa che trascina i protagonisti e che ne determina l’inevitabile sorte.

Una leggenda nordica sta alla base di questa rappresentazione. Un navigante, dopo aver sfidato incautamente Satana, viene da questi punito e condannato a errare per mare con il suo vascello e il suo equipaggio fino all’eternità. Unica concessione sarà il poter scendere a terra per un giorno ogni sette anni, al fine di trovare una donna innamorata a tal punto  da essergli fedele per sempre e disposta a morire per e con lui, ponendo così fine alle sue sofferenze con la redenzione. Il caso porterà l’Olandese a incontrare Senta, la quale, appassionata da sempre alla sua storia e perdutamente catturata da lui, gli confessa il suo amore e gli promette eterna devozione. Erik, promesso sposo della fanciulla consapevole dell’insano coinvolgimento di lei per il marinaio maledetto, e venuto a conoscenza dei piani degli innamorati, decide di vendicarsi sfogando la propria rabbia con Senta. L’Olandese sente la discussione tra i due giovani e, combattuto tra il proprio amore per la ragazza e il senso di colpa per il necessario estremo sacrificio richiestole, decide di fuggire lasciando a Senta la possibilità di vivere. Una incredibile tenacia e forza di volontà porterà però la giovane alla ribellione e a infliggersi la morte in nome del proprio amore e dell’eterna devozione per l’Olandese Volante che, grazie al sacrificio della ragazza, troverà finalmente la pace e l’assoluzione dai propri peccati.

L’opera Wagneriana è a dir poco travolgente. I leitmotive si susseguono e si ripetono con una cadenza conturbante, talvolta mischiandosi come una leggera risacca, talvolta infrangendosi per portare maggiore enfasi alla scena, mantenendo però sempre un flusso costante.

L’opera si apre con un’ouverture nella quale Wagner presenta tutti i temi che si susseguiranno ciclicamente fino alla scena conclusiva. Il tema dell’Olandese, che si ripete ogniqualvolta il personaggio è in scena o quando viene evocato, sintetizza perfettamente la sua condizione di esule, marinaio errante pervaso dall’angoscia e incalzato da una terribile maledizione. Il momento più alto dell’intera opera è toccato dalla ballata d’amore cantata dai due protagonisti, punto di contatto di due mondi appartenenti a realtà differenti, ma legati da un patto indissolubile di fedeltà. Le parti corali risultano efficaci, particolarmente coinvolgenti e suggestive; contribuiscono a conferire realismo al tutto e spingono l’osservatore ad immedesimarsi nella scena.
L’ambientazione,  nel nuovo allestimento prodotto dai Teatri del Circuito Lirico Lombardo con la regia di Federico Grazzini, colloca il marinaio in un mondo non precisato nel tempo e nello spazio, coerentemente alla figura dell’olandese e al suo spettrale vascello; al contrario ambienta la figura di Senta e tutti gli altri personaggi in un paese del nord in un’Europa degli anni Settanta, riuscendo a destreggiarsi tra tematiche elevate e situazioni quotidiane al limite del comico alleggerendo la rappresentazione senza minare la toccante storia di amore e sacrificio.

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