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Polemiche sulla “legge antiomofobia”

Il Collegio Universitario S. Caterina da Siena, la sera del 30 settembre 2013, ha visto una cospicua presenza della Polizia. Invece il convegno programmato si è svolto senza il minimo accenno di disordini: l’argomento era La legge sull’omofobia: fattispecie e conseguenze pratiche. Il relatore era Mauro Ronco, ordinario di Diritto penale presso l’Università di Padova. Il convegno era stato organizzato dall’UGC (Unione Giuristi Cattolici) di Pavia “Beato Contardo Ferrini”, era stato accreditato dall’Ordine degli avvocati di Pavia e aveva ricevuto il patrocinio della Provincia e del Comune locali. Proprio questo patrocinio era già stato contestato da Arcigay Pavia, non foss’altro perché Marco Ferraresi, presidente dell’UGC pavese, era già noto per post come I sodomiti non erediteranno il Regno di Dio. Altro punto di controversia era l’“Alleanza Eucaristica” promossa dall’Unione sul proprio sito contro la “legge antiomofobia”, il tutto aggiunto alla taccia di “omosessualismo” rivolta alle istanze LGBTI (matrimonio egualitario, riconoscimento giuridico dell’omogenitorialità). Arcigay Pavia aveva pertanto trovato il patrocinio all’iniziativa di questa associazione incompatibile col Protocollo d’Intesa tra il Comune di Pavia e l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali): in esso il Comune si è impegnato a “rilevare, contrastare e prevenire ogni forma di discriminazione” (art. 1). Un simile protocollo è stato sottoscritto anche dalla Provincia.

Al convegno in oggetto, comunque, hanno partecipato persone di differente pensiero. Il prof. Ronco innanzitutto ha esposto cosa s’intendesse per “legge sull’omofobia”: si tratta di un disegno di legge presentato il 15 marzo 2013 e avente come relatori l’on. Ivan Scalfarotto e l’on. Antonio Leone. Consiste in “Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, per il contrasto dell’omofobia e della transfobia.” Un report dei risultati del progetto RAINBOW (Rights Against INtolerance: Building an Open-minded World) nel 2012 ricorda la definizione di “omofobia” come coniata dallo psicologo George Weinberg (Weinberg 1972): paura di stare vicino a una persona omosessuale; panico, intolleranza e odio nei confronti di lesbiche e gay (p. 2 del report). “Più comunemente si usa per descrivere gli stereotipi, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali” (McCaskell e Russell 2000, cit. ibid.). La risoluzione del Parlamento Europeo sull’omofobia in Europa (18 gennaio 2006 – Strasburgo) la equipara a razzismo, xenofobia, antisemitismo e sessismo. Detta risoluzione riconosce altresì che l’omofobia si può manifestare in molti modi, dalla violenza fisica a “limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza”.
In questa risoluzione la “transfobia” non viene citata esplicitamente, perché è compresa nell’omofobia. Non è così per l’attivista Mirella Izzo, secondo la quale l’omofobia non implicherebbe la transfobia e viceversa: la prima nasce dalla convinzione assoluta che si debbano desiderare sessualmente le persone di sesso opposto al proprio, mentre la seconda sorge dalla persuasione che i sessi (maschile e femminile) non possano essere né modificati, né cambiati, né coesistenti nella stessa persona.

Per tornare al disegno di legge, esso è stato approvato dalla Camera dei Deputati. Il prof. Ronco ha immediatamente esposto le proprie perplessità circa la violazione della libertà di espressione e l’individuazione di un illecito senza contorni definiti a cui detta legge, secondo lui, porterebbe. La proposta di I. Scalfarotto e A. Leone consiste nell’estensione di un testo preesistente, la cosiddetta legge Mancino (L. n. 205/93): “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Ronco ha sostenuto che proprio la punizione degli atti discriminatori da essa stabilita avrebbe introdotto forme di “reato d’opinione”, ma che gli effetti di questo tipo di odio sarebbero oggettivi e ben riconoscibili; ai concetti di “omofobia” e “transfobia” mancherebbe detta chiarezza. Soprattutto per questa legge «sarebbe discriminatorio opporsi ai matrimoni gay e alle adozioni da parte di coppie omosessuali». I relatori del disegno però fanno riferimento a una nozione di “discriminazione” messa a punto da più fonti, fra cui la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale: “Ogni distinzione, esclusione, restrizione o preferenza […] che abbia lo scopo o l’effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali…” (Parte prima, art. 1. Cit. in nota al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122). Non si tratterebbe, dunque, d’una mera espressione d’opinioni.
In ogni caso, il testo proposto da I. Scalfarotto e A. Leone è stato modificato prima dall’ “emendamento Verini” e poi dal “subemendamento Gitti”. Ronco ne ha presentato il contenuto complessivo: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio e alla violenza, nelle condotte conformi al diritto vigente, ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.

Ronco ha manifestato apprezzamento verso dette modifiche, che proteggerebbero il pluralismo delle idee e permetterebbero di osservare le attuali restrizioni circa adozioni e fecondazione assistita. Il discorso del prof. Ronco si è allargato a ciò che egli considera «un attacco alle basi stesse della nostra civiltà, fondata sulla generazione che nasce dalla coppia eterosessuale e sul matrimonio, che ne è conseguenza» e ha dipinto il disegno di legge in esame come “simbolico”, ovvero volto a costruire una morale e una mentalità in modo autoritario. Esso servirebbe, a suo vedere, a contrastare l’opposizione al matrimonio egualitario. Una siffatta estensione della legge Mancino, a detta di Ronco, non servirebbe a tutelare l’incolumità delle persone LGBTI: a ciò sarebbe sufficiente l’aggravante dei “motivi abietti”, che si applica all’aggressione di soggetti particolarmente vulnerabili.
Lo scopo, sempre più dichiarato, del discorso di Ronco è divenuto difendere la famiglia tradizionale e i ruoli di genere, anche nell’educazione. Si è scagliato contro l’affitto dell’utero, definendolo «forma di schiavitù volontaria», e ha aggiunto che la fecondazione assistita sarebbe «contraria alla dignità della riproduzione e una forma di selezione delle nascite». Ha rifiutato anche la cosiddetta “prospettiva di genere”, vista come «furto della parola ‘sesso’», il quale verrebbe sempre più visto in chiave ludica e non biologica, e che ciò andrebbe di pari passo con l’eliminazione del legame fra esso e la generazione. «Gli “omofobi” non sono altro che coloro che non accettano il gender constructivism. La posta in gioco sono le radici antropologiche della nostra civiltà», ha concluso.

Il discorso del prof. Ronco ha però compreso anche un invito a studiare scientificamente le questioni legate all’identità/orientamento sessuale e all’omogenitorialità. A questo risponde Niccolò Angelini, presidente di Arcigay Pavia, ricordando i risultati dell’American Psychological Association (APA). L’opuscolo Answers to your Questions about Transgender People, Gender Identity, and Gender Expression non nega il sesso e la sua base biologica ma lo distingue dal gender, ovvero dai ruoli socialmente costruiti per i maschi e per le femmine. Le preoccupazioni per il senso di confusione e di discriminazione che Ronco ha prospettato per i bambini cresciuti da coppie gay non trovano riscontro nello studio di C. J. Patterson e J. L. Wainright, dell’University of Virginia (Adolescents with Same-Sex Parents: Findings from the National Longitudinal Study of Adolescent Health, 2007). L’APA raccomanda anche l’accesso al matrimonio come fonte di stabilità e serenità per la coppia e per le persone a lei legate: la negazione delle nozze rafforzerebbe gli stigmi (“peccaminosità”, “devianza”) gravanti sulle minoranze sessuali.

La relazione introduttiva di I. Scalfarotto alla propria proposta di legge (5 agosto 2013) ha sottolineato la centralità delle tematiche LGBTI nelle agende politiche di tutto il mondo. Quanto agli emendamenti di cui sopra, può essere utile ricordare un comunicato dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.): essi introdurrebbero elementi di forte ambiguità nella possibilità di perseguire forme di discriminazione meno evidenti, come la preclusione a una professione per via dell’orientamento sessuale, dell’appartenenza religiosa o etnica.
Niccolò Angelini ha dichiarato che, per il 2014, è programmata una conferenza sulla “legge antiomofobia”, nel caso in cui venisse approvata. A organizzarla sarebbero Arcigay Pavia, l’Associazione 111 e Avvocatura per i diritti LGBT.

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