PaviaRiflessioni

Pavia Pride 2016: il gay pride per etero

Quando si parla di eventi come questo, non si parla solo dell’evento ma di tutta la storia che ha portato a quest’evento, e le storie di tutti coloro che ne fanno parte.

La Storia spesso sottolinea e ci fa capire come i cambiamenti non sono rapidi, e quando lo sono, solitamente non portano a nulla di buono o duraturo. Le leggi spesso non bastano a cambiare l’idea sulla cosa. Ma le leggi hanno anche una particolare verve comica talvolta, nonostante si dica che la giurisprudenza sia tediosa.

Ad esempio, agli albori del Regno d’Italia le pratiche sessuali senza scopi riproduttivi, in particolare quelle fra uomini poiché le donne non erano contemplate, venivano punite. A Napoli, Palermo o Bari invece era tutta un’orgia omosessuale. Non proprio, ma la legge giustificava al sud certi comportamenti perché si presupponeva un certo “carattere particolare delle popolazioni meridionali”. Quasi trent’anni più tardi, il Codice Zanardelli metterà sullo stesso piano penale sia gli atti omosessuali che quelli etero. Successivamente, nonostante certi nipoti di certe camice nere oggi cerchino di citare la Bibbia, il sempre caro Fascismo non modificò la precedente legge. Ma ai tempi, venne fatta un’interessante osservazione al Codice Rocco. Sostanzialmente non si decise di agire né pro, né contro l’omosessualità a livello legale poiché non era così diffusa nel paese, ma anche, ed è qui che cade l’accento, perché non era affare dello Stato, quanto piuttosto della religione o della morale.

In quest’ottica forse riusciamo ad inquadrare un certo iter, una certa logica sul perché non si è mai intervenuti in maniera incisiva sull’argomento. Ma si notino entrambe le facce. Se in altri paesi si finiva in carcere, si veniva puniti dalla legge e dallo Stato, da noi il disinteresse, o meglio, il non volersi immischiare in questo argomento, ha portato ad una vita migliore, almeno dal punto di vista legale. Molti diranno che non è abbastanza, ed è vero. Ma sappiamo essere lenti, e non mi riferisco solo alla politica, e siamo sfaccettati al nostro interno. Se da una parte le forze politiche devono giustamente ascoltare certe parti, checchessia l’argomento, bisogna pur venire a compromessi con chi non crede sia giusta quella cosa. In questo senso l’ormai approvata legge sulle unioni civili, la cosiddetta Cirinnà, è un primo passo verso la completa parità. Il 5 giugno 2016, l’ex DDL 14, modificato, è entrato in vigore ma non è ancora “in funzione” poiché mancano i cosiddetti decreti attuativi che sostanzialmente regolano il come la legge debba agire. Si prevede che arrivino entro l’autunno, ma nel frattempo la legge fa parlare di sé e delle sue mancanze.

Ecco che finalmente arriviamo al Pavia Pride 2016 attraverso un volo pindarico che fa da preambolo. Il collegamento con la citata legge è scontato in quanto è stata una delle argomentazioni principali dell’evento, avendo a proprio carico molti detrattori. Torneremo più avanti sulla questione.

L’incontro avviene alle 15 di un sabato piuttosto accaldato appena oltre il Ponte Vecchio e in cui voglio vedere una metafora pascaliana “Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là”: al di qui del Ponte ci raggruppiamo, al di là marciamo; al di qui siamo verità, al di là siamo novità. Novità da far conoscere nelle sue molteplici sfaccettature e che serve a smitizzare, ad eliminare il pregiudizio verso quello che in ufficio chiami avvocato, e appena fuori diventa “frocio”. Anche questo è stato un argomento importante trattato sul palco di Piazza Vittoria. Ma per arrivare da quelle parti, hanno prima attraversato il sopraccitato Ponte, con in testa alla marcia la sempre esuberante Carla Stracci in arte Niccolò Angelini (o è il contrario?), la madrina dell’anno il giornalista Giovanni Dall’Orto, e varie storie e i corpi che le contengono e che si alternavano sul cassone del camioncino addobbato che man mano avanzava lungo Strada Nuova, per poi svoltare, attraverso vari stop ed ospiti, per Via Mazzini in direzione Liceo Cairoli; passando poi lungo via Sacchi, Corso Cairoli, raggiungendo così il Castello e proseguire verso il centro, verso Piazza Vittoria. Quest’ultima, come preannunciato, ospitava il palco sul quale varie persone, fra organizzatori e ospiti, si sono alternate per raccontare le proprie esperienze, per fare talvolta il punto della situazione, per invitare ad aprirsi in due direzioni. Un invito sia per il gay che deve fare coming-out senza paura e vergogna, anzi con pride, con orgoglio; sia per l’etero che non deve “temere”, allontanare, vessare chi non è come lui, almeno a letto. L’invito agli etero è un punto interessante di una manifestazione che così facendo non parla solo di sé, non si vuole piangere addosso sottolineando solo i torti, ma anzi ringrazia tutti coloro che pur non avendo nessun motivo per schierarsi, lo fa lo stesso. Come l’attivista Alvarez che semplicemente dice: siate orgogliosi di essere terribilmente meravigliosi.

Ma non sono mancate neanche le critiche. Verso una Cirinnà che “è un brutto regalo”, afferma Giovanni dall’Orto e continua dicendo “ma è un segno che la comunità LGBT italiana esiste”. Rincara la dose Flavio Romani, presidente Arcigay nazionale, anche se ne riconosce l’importanza come primo passo: “per la prima volta ci siamo” (all’interno di una legge). Viene attaccata la Regione Lombardia che non ha voluto dare il proprio patrocinio per divergenze negli obbiettivi delle istituzioni, e anche per lo stanziamento di fondi per un servizio di callcenter contro il famigerato gender.

Non mancano gli ospiti illustri quali Carlo Gabardini, l’Olmo di “Camera Caffè”, che tiene un monologo logorroico, a suo dire, sulla sua esperienza raccontata prima attraverso la famosa lettera aperta pubblicata da La Repubblica, e poi sul suo libro.

Sono poi saliti sul palco anche esponenti dell’AGEDO nazionale, ovvero i genitori di omosessuali che non si vergognano affatto dei loro figli ed altre associazioni di genitori omosessuali che, come molti, richiedono un netto miglioramento della legge sulle adozioni, escluse dalla nuova legge sulle unioni civili.

Sono poi riuscito a fare qualche domanda a Giuseppe Polizzi, consigliere nazionale di Arcigay, tra i fondatori di Arcigay Pavia “Coming-Aut”, esponente del Movimento 5 Stelle della città e assistente al corso di Diritto Costituzionale all’Università.

Cosa ne pensa della Cirinnà, sia come omosessuale, sia come politico il cui partito ha in qualche modo frenato la legge?

GP: è impossibile scindere quello che sono io, quindi non ci sono due risposte diverse. La Cirinnà è un fallimento per l’eguaglianza, perché sancisce una discriminazione per legge. Io mi rendo conto che molte persone hanno bisogno di questo tipo di diritti dati dalla legge, quindi di fronte ad un affamato non gli si può dire di non mangiare un pane raffermo. Ma quello è pane raffermo. Ci siederemo al tavolo dell’uguaglianza solo quando avremo il matrimonio egualitario. Non è vero che il Movimento 5 Stelle non ha cercato di fare la sua parte, perché abbiamo lavorato per evitare che la legge fosse peggiorata da parte del PD. Il Partito Democratico è riuscito a fare il gioco delle tre carte e a far passare il Movimento come un movimento omofobo. Senza nessun fondamento.

Ho rivolto la stessa domanda alla vicepresidente Elena Petriccioli, senza ovviamente la componente politica.

EP: essendo in coppia con la mia compagna da 6 anni, appena ne avrò l’occasione ne usufruirò. Ma non ne sono pienamente convinta. Non abbiamo festeggiato, mi sarei aspettata di andare in piazza e questo non è stato perché abbiamo avuto delle discriminazioni, non abbiamo festeggiato perché non eravamo contenti. Ne usufruiremo perché quando uno ha fame, inizialmente si accontenta delle briciole. Dobbiamo pensare alle famiglie che vogliono dei figli, o che ne vorranno un domani e pensare ai diritti di tutti e di tutte.

Quale sarebbe il passaggio fondamentale da cambiare in questa legge, anche in favore di una minore discriminazione?

GP: il passaggio fondamentale è quello che è stato eliminato dai lavori in Commissione, il diritto all’adozione piena. Noi siamo genitori e possiamo essere dei buoni genitori al pari delle altre persone. Non accetto come omosessuale di essere considerato un cattivo genitore, quindi gli omosessuali devono avere pieni diritto d’adozione. Questo renderebbe meno iniqua e meno sofferta questa legge.

Petriccioli aggiunge:

EP: anche l’obbligo di fedeltà che risulta un voler ribadire ancora una volta che l’omosessuale è perverso, malato, deviato, che non vuole una famiglia come se tutte le famiglie eterosessuali fossero perfette e senza nulla da nascondere. Si vuole ancora una volta sottolineare la differenza fra un rapporto eterosessuale e uno omosessuale.

A Giuseppe Polizzi domando se nel lavoro, soprattutto come professore, ha mai avuto dei problemi e se ha un messaggio per gli studenti e i giovani in generale.

GP: Come docente sono sempre stato visibile, come attivista politico ho iniziato prima di diventare ricercatore in Università. Non ho mai avuto problemi nei confronti della mia sessualità e mi auguro che gli studenti non abbiano problemi nei confronti della loro. Se posso, voglio essere d’esempio del fatto che essere visibili significhi andare a testa alta ed essere quindi giudicati dalle persone per quello che si è e non per il fatto di essere omosessuale; l’essere capace nel mio lavoro prescinde dal mio orientamento sessuale. Io non mi nasconderò mai e invito tutti gli studenti dell’Università di Pavia a metterci la faccia. Io l’ho fatto.

Domanda simile per Petriccioli e del rapporto col suo ambiente lavorativo:

EP: ho un’attività, sono quindi libera professionista. Ho deciso di metterci la faccia e quindi rischiare magari di avere meno pubblico, meno clientela per combattere per i miei diritti, perché lo trovo fondamentale. Credo che tutti debbano metterci la faccia e credo che nessuno debba mai vergognarsi di quello che è, né a livello lavorativo, né a livello personale

La prima parte del Pride si conclude con gli ultimi due ospiti sul palco: il nazista dell’Illinois che, citando The Blues Brothers, si scusa di essere eterosessuale e la Frescova della Pannocchia di Pavia della Chiesa Pastafariana Italiana che ci manda in pace con il suo “r-amen”.

Una valanga di ringraziamenti dopo, Carla Stracci uscita da American Beauty invita tutti all’aperitivo al Caffè Teatro, per continuare i festeggiamenti insieme.

Che dire? Bellissima manifestazione che non è solo per gay, e anzi, la presenza etero è consistente. Non è doppiamente per gli omosessuali, quanto invece per tutti gli etero che devono imparare, che devono ancora abituarsi ad una nuova normalità. Ed è questo un punto cruciale. Spesso si confonde la naturalità con la moralità o con l’etica.

Queste sono due frutti della cultura, sono modificabili e anzi, cambiano di luogo in luogo, di epoca in epoca. Quando si dice che i gay sono innaturali, si sta dicendo che l’uomo è innaturale. Che gli animali sono innaturali. Che la natura è innaturale. Quando gente piccola non riesce a vivere bene nel proprio orticello, deve prendere la propria bici e scrivere che “Sodoma è bruciata” ai piedi del Ponte. Ma, citando Flavio Romani, “a tutte le persone ridicole: voi e il vostro disprezzo siete destinati a tornare da dove siete venuti: nella fogna della storia”.

In conclusione, questa non è una questione da femminucce, è una faccenda per gente con le palle. Anche se vestita da donna.

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