Attualità

Nuovi finanziamenti per la Libia

La Camera dei deputati giovedì 16 giugno ha approvato il rinnovo del finanziamento di 58 milioni di euro per la Libia, per gestire i flussi dei rifugiati da lì provenienti. La decisione era già stata anticipata dall’approvazione del provvedimento in Senato il 7 di luglio, dunque non risulta una sorpresa. La notiziona è che questo finanziamento è stato approvato con il voto determinante del Partito Democratico e del Centrodestra. Per essere precisi la votazione è passata con la quasi totale unanimità del PD. La votazione era divisa in 2 parti per le 2 diverse parti del testo; la prima con 453 favorevoli, nessun contrario e 9 astenuti, la seconda con 401 sì, 23 contrari e un’astensione. Alla seconda votazione non erano presenti i deputati di Italia Viva, mentre hanno votato contro 8 deputati del Pd, 7 di LeU ed alcuni di +Europa e del Gruppo Misto.

La decisione ha creato qualche perplessità in alcuni membri della maggioranza. Questo provvedimento risulta l’ennesimo mal di pancia per l’elettorato di Sinistra, che attende ancora l’abolizione dei Decreti sicurezza. Non che gli elettori oramai ne debbano essere particolarmente allarmati del resto: fu l’ex Ministro dell’Interno Minniti (PD) a prendere gli accordi con i libici, e pare sia uno dei dirigenti più vicini al segretario democratico Zingaretti. Cambia l’allenatore ma non il metodo, Berlusconi aveva con Gheddafi accordi simili per le risorse e per tenere in Libia i rifugiati.

Un numero enorme di giornalisti ed organizzazioni umanitarie -fra cui l’ONU- hanno manifestato forti critiche nei confronti della Guardia Costiera Libica, sulle milizie delle varie fazioni e sulle dubbie e poco trasparenti modalità di respingimento e soccorso nel Mediterraneo. Oramai è un segreto di Pulcinella che le truppe dei vari schieramenti in Libia utilizzino i rifugiati e gli immigrati come una delle merci di scambio per il proprio riconoscimento. Spesso addirittura hanno relazioni certificate con la criminalità organizzata, e la stessa natura dell’autorità della Libia sui migranti è piuttosto dubbia. La Libia è un Paese in guerra civile, ed i vari Stati d’Europa finanziano e sponsorizzano i vari gruppi in base alle proprie convenienze. La competizione più feroce è per le risorse, seguita dal controllo delle varie rotte dell’immigrazione dall’Africa all’Europa. Mentre per il petrolio ed i minerali vi è una lotta serrata persino fra gli stessi membri dell’UE (Italia e Francia in primis) per le rotte migratorie il consenso è inquietantemente uniforme. Virtualmente tutti i Paesi d’Europa hanno accettato questo stato di cose: una comune ricattabilità di fronte ai libici per evitare la “seccatura” degli immigrati. Infatti proprio in questi mesi si sono svolte le indagini riguardanti sugli accordi sottobanco fra Malta e Libia e su come la marina maltese abbia indirizzato verso l’Italia le navi. Un po’ tutto il Vecchio Continente in questo senso ha fatto orecchie da mercante e sembra che dietro i proclami di umanità e compassione non ci sia nulla, che siano solo parole vuote buone per le elezioni.

Oramai è di pubblico dominio ciò che accade nei lager libici, i soprusi estremi e le violenze, anche di natura sessuale, a cui sono sottoposti i prigionieri. Come Sacco e Vanzetti questi detenuti non hanno altra colpa se non quella di esistere, un’esistenza pesante e fastidiosa per l’Europa. Una scelta di indifferenza alla violazione dei più elementari diritti umani che rimarca l’assenza di una politica estera europea capace farsi carico di problemi decennali e avanzare soluzioni consistenti.

Non solo, questa decisione a lungo termine si rivelerà straordinariamente controproducente: la retorica delle ONG criminali e la narrativa che le dipinge come navi di schiavi non durerà in eterno e gli accordi con i carcerieri libici che causano il vero afflusso di irregolari e di sfruttamenti saranno sempre più palesi.

Che i disperati dalla Libia siano solo un nome, un espediente narrativo da utilizzare contro qualche fazione politica da odiare o da amare, a seconda delle convenienze, rimanendo indifferenti al loro benessere effettivo? Oppure una merce come le altre, da gestire, conquistare e spartirsi sulla base dei beneamati interessi economici e politici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *