Il sabato in cui Pavia si tinge di rosa – Intervista con Anna De Blasi
YAC Italia è un’associazione tutta pavese, nata in Corso Strada Nuova, l’11 ottobre del 2013 per opera di un gruppo di donne che hanno sentito la necessità di dare voce e visibilità ad un fenomeno ancora poco considerato: la possibilità di contrarre il tumore al seno anche in giovane età.
La malattia colpisce ogni anno circa quarantotto mila donne in Italia, il 25% di esse sono donne giovani. Il tumore rimane una delle principali cause di morte femminile, in Italia, in Europa ma anche nel mondo intero. Non colpisce solo le donne in età avanzata, è una malattia che coinvolge la famiglia, lascia nella donna delle ferite profonde sia a livello fisico che psicologico. Nonostante i misteri medici legati al cancro e al processo di guarigione non siano ancora stati svelati, negli anni sono stati fatti numerosi passi avanti.
La buona notizia è che dal tumore al seno si può guarire, soprattutto se esso viene preso in tempo. YAC Italia, da qualche anno, sta provando a dare una risposta a tutte queste problematiche e a portare un sostegno alle donne che si trovano a dover affrontare una guarigione lunga e spesso dolorosa. Coinvolge sia gli ospedali che le istituzioni cittadine e comunali non solo a Pavia, ma anche in altre regioni italiane.
La redazione ha incontrato Anna De Blasi, Presidente dell’associazione, in occasione della manifestazione Yac Run, che ogni anno tinge la città di rosa.
L’acronimo dell’associazione, YAC, sta per Young women Against breast Cancer. Perché porre l’attenzione in particolare sulle giovani donne e non sulle donne in generale?
Yac Italia si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di fare prevenzione tenendo in considerazione soprattutto le donne giovani, dai 20 ai 49 anni, che non sono coperte da screening mammografico. Mentre dai 49 anni in su, ogni donna ha il diritto ad uno screening gratuito da parte dello Stato, le giovani, che possono ammalarsi ugualmente, si ritrovano ad affrontare la malattia senza le stesse possibilità.
Com’è nata l’idea, o magari l’esigenza, di creare questa associazione a Pavia?
Io stessa sono paziente oncologica, mi sono ammalata a soli 38 anni e mi sono rivolta alle associazioni pavesi già esistenti, ma erano composte principalmente da donne che avevano già più di 70 anni, non mi sentivo rappresentata.
Avevo già due figlie, una famiglia un marito e il bisogno di un riferimento esterno forte, ma all’interno di esse non l’ho trovato.
In collaborazione con l’Ospedale San Matteo e la Fondazione Maugeri, abbiamo pensato ad un progetto che permettesse di rispondere alle esigenze delle donne giovani, anche provenienti da altre regioni, affette dal tumore.
Siete un’associazione relativamente giovane, nascete nel 2013, vi ponete l’obbiettivo di espandervi in tutto il Paese, in quante regioni siete riuscite a promuovere la vostra attività?
Yac è nata nel 2013, è una bimbetta (ride). Ad oggi, esistono delle rappresentanze in Puglia, Lazio, Sicilia e Veneto, ma non è facile gestire gli eventi, la comunicazione e le associazioni stesse, per cui è necessario strutturarci bene in Lombardia per poter poi creare un modello da esportare nel resto del Paese. Le associazioni che esistono dipendono ancora da YAC Italia a Pavia, ma l’obbiettivo è quello di avere dei comitati presenti in tutta Italia.
Sul sito internet, nella vostra presentazione parlate di una mancanza di indirizzamento da parte delle istituzioni nei confronti della malattia del tumore al seno per le giovani donne, in breve di una mancanza di adovcacy, cosa significa concretamente?
In generale, vuol dire che mancano delle linee guida, delle tracciature che spieghino cosa si può fare per le donne giovani. A Pavia questa realtà è molto sentita, forse perché essendo nata qui YAC Italia è considerata una figlia della città. In altre situazioni, dove non esistono rappresentanze si può partire dal sensibilizzare le istituzioni che si occupano delle donne in tutto l’arco della malattia; indirizzare le politiche sociali in modo che vadano incontro alle loro esigenze, come per esempio abbassando l’età della mammografia gratuita.
Come si svolge l’attività di YAC Italia al livello quotidiano sia per la sensibilizzazione che per il sostegno verso le donne malate e non?
Non avendo una sede propria, l’attività di YAC si svolge soprattutto nei reparti, andando ad incontrare le donne e le famiglie, portando loro sostegno. YAC Italia crede molto nella preparazione dei volontari che andranno a stare vicini alle pazienti. I volontari, infatti, devono stare dietro a delle donne che vanno incontro ad un grande cambiamento, non solo fisico e psicologico ma anche geografico, capita che si debbano spostare per curarsi o per affrontare dei test genetici. Ai volontari viene infatti dato un sostegno psicologico, in modo che poi si possano organizzare degli eventi per le famiglie, come dei corsi di pittura, fotografia, per il periodo in cui la donna affronta la cura.
Dal 1° maggio, YAC avrà la sua sede a Lacchiarella (MI) e lo svolgimento potrà essere più concreto. Potrà essere aperto uno sportello per le donne ma anche per le famiglie. Per trasmettere i messaggi di sensibilizzazione alle madri, ma anche ai figli. Uno spazio nostro ci dà anche la possibilità di far uscire i medici dagli ospedali e di metterli in contatto con le persone, con le donne e le loro famiglie.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, YAC organizza molti eventi attraverso i quali far passare i suoi messaggi. In particolare, è importante porre l’attenzione sulla pratica dell’autopalpazione, che oggi non viene per niente pubblicizzata negli ospedali o negli ambulatori. Io stessa mi sono salvata la vita due volte, sia per la scoperta del tumore che la recidiva, con l’autopalpazione. Questa pratica è poco diffusa, ma ogni donna deve imparare a conoscere il proprio corpo, in modo che ad ogni cambiamento della pelle, dell’aureola o del capezzolo si rivolga subito al medico. Anche il senologo, è una figura poco conosciuta. Le donne vanno dal ginecologo, ma non dal senologo, tuttavia egli è un medico specialista della mammella che può essere consultato anche quando non si è malati.
YAC Italia promuove anche ogni anno a Pavia un mostra fotografica, un evento unico in Italia. “Ferite ma vincenti” è una raccolta di fotografie delle donne che hanno superato il tumore e la mastectomia. Sono immagini forti che danno una dimensione alla ferita fisica che il tumore lascia, una ferita anche psicologica, superata dal sorriso che quasi testimonia la vittoria, l’avercela fatta, il sorriso che dona tranquillità nonostante la malattia. Ogni anno, nuove “modelle” aderiscono al progetto. Le visitatrici si sentono molto coinvolte da questo evento, è uno di quelli che ci permette di sensibilizzare di più. L’anno scorso la mostra era stata esposta in Sala Paratici, per quest’anno dobbiamo ancora decidere la location.
Passiamo adesso alla Pink Run, com’è nata l’idea di promuovere questa iniziativa?
Più che Pink Run è una Yac Run, infatti devo ringraziare la Città di Padova per avermi permesso di usare il loro nome (la Pink Run di Padova è una corsa non competitiva che ogni anno sceglie un’associazione a cui dare il provento in beneficienza. n.d.r). La Yac Run è alla sua terza edizione quest’anno, anche se l’anno scorso, è piaciuta molto e altri comuni dell’hinterland pavese l’hanno promossa, come Vidigulfo, Lacchiarella, Belgioioso e Certosa-Borgarello di Pavia.
Siete ormai giunte alla terza edizione, siete state soddisfatte delle partecipazioni alle edizioni precedenti?
La Yac Run è un evento che effettivamente sensibilizza.
Essendo una corsa non competitiva permette di raggiungere un grande numero di persone. Il fatto che YAC Italia sia già patrocinata dalla Fondazione Umberto Veronesi, nonostante sia una bimbetta, ci permette di avere un rilievo più ampio rispetto alla semplice realtà pavese.
Tuttavia, a Pavia la risposta sia dei cittadini che delle istituzioni è stata molto soddisfacente. Nei mesi precedenti alla Yac Run sono stati organizzati dei corsi intensivi di acquagym al Campus Acquae, il Carrefour ci ha permesso di mettere a disposizione delle macchine sportive, dei tapis roulants, per coinvolgere le persone nel progetto YAC Italia ma anche fargli conoscere la Yac Run.
Quest’anno c’è stata una grande partecipazione da parte di Line, che ha affisso sui suoi mezzi i volantini dell’evento e anche MacDonald’s ha partecipato donandoci le mele (le mele facevano parte del rinfresco organizzato per i corridori una volta finito il percorso cittadino. n.d.r.) Come gli anni scorsi Decathlon ci ha donato le magliette dell’evento.
Tanti dei vostri eventi sono legati allo sport: oltre essere un mezzo efficace di sensibilizzazione è importante anche nel processo di guarigione?
Il messaggio maggiore della prevenzione passa attraverso lo sport. Questo permette di mantenere sotto controllo le sostanze nocive nel sangue, come per esempio i grassi, per mantenersi in forma. Diventa fondamentale nel momento in cui la donna supera l’operazione. Spesso il disequilibrio fisico crea un blocco psicologico nell’affrontare lo spogliatoio, lo sport permette di affrontare la guarigione con forza. In generale poi qualsiasi sport libera delle endorfine che danno delle soddisfazioni capaci di curare soprattutto le ferite psicologiche.
Le donne che fanno sport durante e dopo la guarigione abbattono inoltre il rischio di una recidiva.
Quindi…ci vediamo l’anno prossimo?
Sì assolutamente! Ci vediamo l’anno prossimo (ride).