Giorgia Benusiglio: vuoi trasgredire? Non farti!

“Perché hai deciso di testimoniare la tua storia nelle scuole?” Perché sono certa che se quello che sto dicendo a voi fosse stato detto a me al tempo, non avrei compiuto l’errore più grande della mia vita. Perchè voi saprete chi è Lamberto Lucaccioni, il ragazzo che ha ingerito una pasticca d’ecstasy al Cocoricò, ma pochi di voi avranno sentito di una ragazzina di 15 anni che a scuola è morta per lo stesso motivo, o di un ragazzo abbandonato tutta la notte in preda agli effetti devastanti che dà una pastiglia confezionata male, abbandonato dai suoi amici che volevano divertirsi. I media non ne parlano, o comunque non abbastanza. Ne parlo perchè anche se per me è difficile ogni volta raccontarmi, come diceva mio papà, le cose più belle vengono da grandi sacrifici.” Questa è uno dei tanti momenti che mi hanno emozionata nel discorso che Giorgia Benusiglio ha tenuto al corso di Public Speaking della facoltà di Comunicazione di Pavia mercoledì 17 maggio.giorgia Insieme a lei, grazie alle sue parole, abbiamo ripercorso la sua storia da quando all’età di 17 anni ha rischiato la vita per mezza pasticca di ecstasy. Da quell’episodio le cose sono velocemente peggiorate, è stato necessario un trapianto di fegato che è durato diciassette ore, ma che non è bastato. Ci sono state diverse complicazioni, tra cui l’ostruzione della vena cava, che l’hanno portata per altre cinque ore sotto i ferri. Una volta stabilizzata è iniziato il vero calvario. Come ha sottolineato in una risposta nel dibattito che si è aperto all’interno dell’incontro, in quei momenti l’unica cosa che riusciva a fare era concentrarsi sul dolore fisico che stava provando. A pesare ancora di più sulla sua condizione vi era poi la consapevolezza di aver deluso i suoi genitori, che le avevano dato un’educazione più che valida e che nonostante tutto combatterono e credettero in una seconda possibilità. Quando gli studenti le chiedono se ha mai pensato di arrendersi in quei momenti, Giorgia risponde con un aneddoto che fa quasi fatica a raccontare: “Impossibilitata a muovermi, a causa del dolore e dei macchinari intorno a me, ero allo stremo, non trovavo una motivazione per cui dover soffrire ancora, così chiesi a mia madre di farmi avvicinare alla finestra, accanto al mio letto, ma ancora troppo distante per farla finita. Li capii quanto fosse forte mia madre, che dalla borsa estrasse un pezzo di cioccolato e incurante della prassi medica e del fatto che potessi solo nutrirmi attraverso un sondino (ero arrivata a pesare 27 chili), me lo mise in bocca quasi a forza. Da quel piccolo gesto capii che avevo ancora troppe cose da ‘assaporare’ nella vita e che avrei dovuto farcela a tutti i costi.” Avrebbe dovuto farsi forza per lei, per la sua famiglia e soprattutto per la ragazza che perdendo la vita era riuscita a salvarla. Alessandra, ha donato i suoi organi e in particolare il suo fegato, per non morire invano. Sono quindi intervenuti due rappresentanti dell’Aido (Associazione Italiana Donatori Organi), che hanno sottolineato l’importanza di questo gesto e di come ognuno di noi anche solo iscrivendosi e dicendo si alla donazione d’organi possa valorizzare ancora di più la propria vita e avere l’onore di salvarne altre. Ed è Giorgia stessa a ribadirlo, qualunque cosa faccia è come se non fosse mai sola, come se a farla siano in due. Come dice il suo libro: “Giorgia Vive“, e anche Alessandra fa lo stesso nelle sue parole. Nei suoi occhi vediamo tutta quella voglia di trasmetterci quello che ha vissuto e la sua voglia di vivere ci fa commuovere. Alla sua richiesta di farle domande anche estremamente personali, qualcuno le chiede se a causa di quanto le è successo si sia sentita trattata con pietà o se qualche suo rapporto d’amicizia si sia deteriorato proprio a causa del suo periodo difficile tra esami e ospedali. Se alla prima domanda risponde fiera che tutto dipende da come noi ci poniamo verso gli altri e che per lei ormai la sua ‘nuova’ vita è diventata una routine, nel rispondere alla seconda gli occhi le si spengono un po’. Quando capisci che una persona tradisce la tua fiducia, come ha fatto una sua cara amica continuando a fare uso di sostanze nonostante quello che le era successo, è importante distaccarsi e circondarsi di persone pronte a sostenerti e a rispettarti. A proposito di quest’ultimo tema ci racconta la storia di sua sorella, che ha perso e che frequentava un uomo violento e ribadisce il fatto che con la violenza non si deve scendere a compromessi. Giorgia si è aperta completamente a noi, raccontando non solo l’episodio centrale della sua vita che ora la porta a parlare a centinaia di migliaia di ragazzi in tutta Italia, ma anche arrivando a toccare altri temi e valori importanti della vita di tutti i giorni che è raro imparare a scuola o in università. Il suo intervento è stato davvero ispiratore e ha dimostrato che Giorgia è l’esempio vivente di come tutti, se vogliono, possono vedere e vivere la vita come un bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *