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Il punto letterario (15) – «Io ‘sto qua l’ho già visto»

di Elena Di Meo

Nell’unico giorno dell’anno in cui la vista di deformità umane e abrasioni cutanee non provoca alcuno sgomento, la tradizione vuole che la parte peggiore di voi bussi di casa in casa scambiando scherzetti per dolcetti. Innegabile la noia che nasce dal dover ripetere la stessa frase di fronte a tutte le porte dell’isolato, ma forza e coraggio: la vera e unica soddisfazione della serata sarà la ruga in mezzo alla fronte dei vicini, colti sul fatto mentre si chiedono chi voi possiate essere. E loro che pensavano di elargire la consueta dose di caramelle al ragazzo alto, ben proporzionato e dalle mani pulite! Immaginerete dunque la loro delusione quando a far richiesta del premio per buona condotta sarà un nano tarchiato e con un perenne ghigno scolpito sul viso.

Il travestimento da sempre più azzeccato è un travestimento che non si discosti troppo dalla personalità di chi lo indossa. Essere costretti a vestire la maschera che il buon costume impone è già di per sé frustrante, come lo è percorrere con titubanza la via che le aspettative di qualcun altro hanno tracciato per voi – un’intera vita non andrebbe sprecata nel tentativo di accaparrarsi il rispetto delle personalità più decorose del momento. Può verificarsi il caso nel quale l’inclinazione alla beatitudine sia un impegno proprio, la cui data di scadenza è stata fissata senza l’influenza di alcuno. E allora, la tentazione di cedere dinnanzi agli impulsi più bestiali è sfruttata al momento della scelta di sottoporsi ad una trasformazione mostruosa, sia sul piano fisico che al livello mentale. Sulle ali della convinzione che l’essere umano nasconda in realtà una duplice natura, sarebbe utile separare la parte buona da quella malvagia in un tentativo di creare due individui perfetti, ciascuno destinato a compiere il proprio percorso e a incontrare l’altro solo per narrargli le sue gesta. Il giusto così non si troverebbe a rigirarsi nel letto, tormentato dalle malefatte del lato più abbietto di sé; il suo gemello sarebbe finalmente libero dai sensi di colpa propri di un animo misericordioso. Ciò che si profila all’orizzonte è per molti versi la soluzione ideale, se si ignora il peso del destino nella vita di un uomo: cercando di espellere una componente dell’anima dal proprio corpo, c’è il rischio che questa si manifesti con prepotenza e smantelli gli ultimi residui di umanità condivisi persino dal genio del male di nuova generazione.

Non resta che cercare di conciliare le due metà della mela e mettere una buona parola ogniqualvolta l’odio tra le due trabocchi dalla cella dove disgraziatamente si ritrovano a convivere. Un paio di ore d’aria comunque non si negano a nessuno, soprattutto quando l’occasione suggerisce di mascherarsi in modo tale da incutere il massimo terrore possibile. Per una sola notte, sarà possibile lasciarsi coinvolgere dall’esplosione di vitalità sprigionata da quella parte di voi a cui avete cercato di far ombra sotto la luce del sole. Punto!

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