Cultura

Halloween: la vigilia di Ognissanti

L’autunno ormai inoltrato ha portato le prime foglie gialle, le folate di vento e il buio che, con il passaggio all’ora solare, dura sempre più a lungo. La natura si prepara a un periodo di letargo, in vista della rinascita primaverile. Per sancire questo particolare momento di passaggio, la tradizione ci offre la festa di Ognissanti; la globalizzazione ci ha fatto conoscere, invece, Halloween. Spesso capita di sentire dispute riguardo alla celebrazione di queste due ricorrenze, che cadono, rispettivamente, il 1 novembre e il 31 ottobre. Hanno qualcosa in comune queste due feste, così vicine ma anche così distanti?

Ognissanti è una festività cristiana, in cui vengono celebrati tutti i santi, anche quelli non canonizzati. In quanto festa di precetto, è seguita dalla Commemorazione dei defunti, il 2 novembre.

Halloween, forma contratta di All Hallows’ Eve, ovvero vigilia di Tutti i Santi, ha origini celtiche e in questa civiltà, legata alla terra e al tempo ciclico delle stagioni, sanciva il passaggio dalla bella stagione al freddo e al buio dei mesi invernali, in cui la natura, e quindi il lavoro dei campi, si fermava. La festa ha avuto con il tempo diverse evoluzioni ed è anche stata esportata negli Stati Uniti, dove è diventata festa nazionale e ha in parte perso i significati rituali originari.

Durante il Medioevo, la Chiesa diede avvio a una cristianizzazione delle società pagane, tuttavia non fu possibile estirpare del tutto i culti e i riti profondamente legati al tempo ciclico e stagionale che scandiva la vita di queste comunità. Perciò il culto e i riti cristiani andarono a sostituire e a sovrapporsi a quelli radicati nelle varie comunità. In particolare la cultura popolare tradizionale si manifestava attraverso il ricorso al grottesco e alla trasgressione, per esorcizzare le paure dei momenti di passaggio attraverso riti propiziatori.

Momento di passaggio per eccellenza è il trapasso dalla bella stagione, in cui la natura è viva e feconda, alla stagione invernale, in cui il mondo naturale sembra andare incontro alla morte; ma in realtà dorme, sottoterra. Con questa metafora la natura rappresenta la vita umana e il suo passaggio dalla vita alla morte, che, secondo la religione cristiana, è come un sonno eterno, in attesa della resurrezione. Il momento di passaggio viene affrontato con riti e simboli legati all’incontro e al riconoscimento della morte e dell’oscurità, per esorcizzare e superare la paura.

Il Giorno dei Morti (Dia de Los Muertos), fotogramma del film Coco (2017)

Durante il giorno di Tutti i Santi, i fedeli si recano al cimitero per far visita ai propri cari defunti: incontrano la dimensione della morte ma rimangono sulla soglia. Come rimangono sulla soglia, delle case, i bambini che, ad Halloween, chiedono in dono un dolcetto, pena la minaccia di uno scherzetto. Il dono sancisce un rapporto di riconoscimento reciproco: i bambini mascherati, più aperti rispetto agli adulti alla trasgressione e all’immaginazione, rappresentano la dimensione dell’aldilà, la quale va alla ricerca di un simbolo, il dono, per stabilire una relazione con la dimensione della vita. Un tempo, quando ancora era viva una forte dimensione collettiva nelle comunità sociali, non erano solo i bambini a chiedere un dono: spesso infatti essi accompagnavano i frati nel rito della questua, al quale la comunità contribuiva con un’elemosina.

Ognissanti e Halloween rimangono due feste separate e distinte, appartenenti a due diverse culture. Tuttavia condividono alcuni simboli, strettamente legati alla dimensione collettiva e rurale delle civiltà medievali. Oggi viviamo perlopiù in contesti cittadini, spesso improntati all’individualismo, perciò i riti e le feste hanno subito dei conseguenti cambiamenti e adattamenti. In entrambe le feste rimane però lo spirito di incontro e riunione con l’altro, e la volontà di trasformare la realtà in un mondo possibile, almeno per un giorno.

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