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After Hours: The Forbidden Room (Guy Maddin e Evan Johnson, UK, 2015)

The Forbidden Room è un intenso lungometraggio (2h e 15m) che mette in fila centinaia di scene ricreate con numerosi personaggi (a volte interpretati dallo stesso attore), in un lavoro immane del regista. Guy Maddin è un autodidatta, specializzato in un campo che padroneggia con assoluta maestria: il cinema muto, in particolare quello dell’espressionismo tedesco (esempio, Lo Studio del Dottor Caligari o Il Golem) e della propaganda sovietica.

In The Forbidden Room le scene sfruttano sia i vari stili cinematografici di questi periodi, che si alternano a volte anche all’interno della scena stessa, sia i contenuti di quei film, creando numerose citazioni di alto livello, impalcando situazioni fino all’estrema caoticità. Non manca l’humor, nero e psicologico, di quello vicino a Freud, e scene surreali, attraverso una tecnica per cui la cinepresa va a fondo in un dettaglio per aprire la scena successiva. Ad esempio, avanzando all’interno della trama di una sciarpa ci si ritrova su un treno. Gli attori sono diretti appositamente per rievocare il dilettantismo (forse?) degli attori del muto, con addirittura alcuni errori di pronuncia rispetto ai cartelli che comunicano allo spettatore il dialogo.

Apprezzare questa pellicola necessita dei prerequisiti. Prima di tutto conoscere le opere antecedenti di Maddin. Secondo, conoscere a dovere il cinema muto. Terzo, apprezzare l’esercizio di stile, andando al di là del fatto che sembri – o trovando una giustificazione al fatto che sia – fine a sé stesso.

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