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After Hours: Evolution (Évolution, Lucile Hadzihalilovic, Francia, 2014)

Evolution è un film di difficile accettazione. La regista, presente alla proiezione del film, ha riassunto egregiamente sia la pellicola, sia quanto personalmente mi aspetto dal cinema onirico: «Mi piace che l’horror coniughi l’inquietudine e l’eleganza, la bellezza delle immagini che spaventano». Oltre ad essere vagamente ‘lynchana’, Lucile Hadzihalilovic c’entra in pieno quel che vuol dire creare un nuovo carnet di situazioni.

Molti spettatori stroncheranno Evolution per il suo essere lento, ma tale lentezza va capita: nessuna scena è fine a sé stessa e in ciò la regista rimane coerente. Ogni volta che vediamo qualcosa sullo schermo, non è mera ricerca estetica cinematografica, ma una fenomenale fusione di questa e di inquietudine, di sapiente scelta di luogo e tempo, di ottima definizione d’atmosfera.

Se proprio dobbiamo trovare una pecca al film è il finale, troppo rapido. Ma badate bene: a differenza di altre pellicole del Festival contiene un vero senso di chiusura. Ancora: molti non capiranno il finale, ma al contempo non intuiranno cosa è Evolution per il cinema horror. Lasciatemi dunque spiegare a mio parere come dovete accettare questo film.

Evolution è un’ottima traduzione dell’atmosfera lovecraftiana (senza citarla direttamente), dell’angoscia onirica del diverso, fatta di silenzi e ottime recitazioni, anche di piccoli attori, attraverso scene d’inquietudine in cui non serve parlar di sangue o sentire le fratture delle ossa. Bastano le situazioni, che sono per la prima volta da anni nuove e finalmente d’impatto.

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