Cultura

Festival dei comportamenti umani di Lodi – Luciano Ligabue presenta “Il rumore dei baci a vuoto”

di Francesco Iacona

Si sta svolgendo in questi giorni (precisamente da giovedì 3 a lunedì 7 maggio) a Lodi la terza edizione del “Festival dei comportamenti umani”.

Lo scopo di questa serie di eventi e di incontri con personaggi autorevoli è quello di promuovere iniziative culturali, oltre che proporre delle occasioni di riflessione sulla società che ci circonda, la quale viene fortemente delineata – nel bene e nel male – dal comportamento delle persone, che può essere mosso da fini più o meno nobili.

Tra i principali ospiti dell’edizione 2012 si possono annoverare: i cantautori Luciano Ligabue e Simone Cristicchi, il critico d’arte Philippe Daverio, l’ex magistrato Gherardo Colombo, gli scrittori Stefano Benni e Folco Terzani, i giornalisti di La7 Gianluigi Nuzzi e Luca Telese, il vicedirettore del Tg5 Toni Capuozzo.

 

Sala gremita di fans muniti di cartelloni, sciarpe e tanta voglia di cantare. È questo lo scenario che accoglie Luciano Ligabue all’Auditorium Bipielle di Lodi, in occasione dell’apertura del “Festival dei comportamenti umani” 2012. Eppure non si tratta di un concerto, ma semplicemente di un’intervista, realizzata davanti a più di 700 persone.

Dopo una calorosa accoglienza, quindi, l’evento può cominciare. E il principale argomento affrontato dall’ospite e dai suoi intervistatori riguarda il libro appena pubblicato: “Il rumore dei baci a vuoto”.

Esso consiste in una raccolta di tredici brevi racconti che, tramite comuni scene di vita quotidiana, cercano di raccontare storie di persone normali, come noi, le cui vite e i cui comportamenti possono cambiare all’improvviso a causa di un evento inaspettato. L’amore nella sua totalità – cioè non solo quello tra uomo e donna, ma anche quello verso i propri figli, i genitori e gli amici – la tenerezza, la speranza e il futuro: questi sono i temi principali del libro, il filo che unisce i tredici racconti.

Ligabue dice che si tratta di un libro nato dalla necessità di esternare delle storie, dei sentimenti e delle riflessioni che si sentiva dentro da tempo. E in tutto ciò non ha fatto mancare un tocco autobiografico, che riguarda in particolare due racconti: “Pioggia di stelle” e “Lo vuole vedere?”. Quest’ultimo riprende i suoi ultimi momenti col padre – scomparso undici anni fa – . Momenti di grande dolore ed emozione, capitati in concomitanza con un raduno con i fans, con i quali il rocker racconta di aver dovuto condividere questi sentimenti.

Ma cosa spinge un uomo che di professione fa il cantautore a non lasciarsi mai stare, cioè a cimentarsi in forme di scrittura ed esperienze produttive sempre diverse? «Il non lasciarmi mai stare fa parte della mia natura – risponde Ligabue – , ci devo convivere e mi fa stare in pace con me stesso nel mio rapporto con il mondo. Io scrivo molto perché ho sempre qualcosa da dire, da comunicare; e questo è valso anche per “Radiofreccia” e “Da zero a dieci”, i due film di cui sono stato sceneggiatore e regista». Ma questo “non lasciarsi mai stare”, almeno in questo caso, non è stata un’esperienza che lo ha allontanato troppo da quello che è il suo vero lavoro, cioè scrivere canzoni. Infatti, egli ha spiegato quanto, per la loro brevità, il produrre questi racconti sia stato simile allo scrivere canzoni; inoltre rivela che «le parole, anche quando scrivo, per me devono avere una funzione ritmica e sonora».

Riguardo la numerosa produzione artistica di Ligabue, l’intervistatore osserva quanto con l’uscita della versione acustica dell’album “Arrivederci mostro!” e di questo libro egli si sia distaccato da ogni concezione musicale e narrativa proponendo un linguaggio completamente nuovo.

Durante la serata, inoltre, il Liga regala un paio di aneddoti riguardo al titolo e alla copertina del libro.

Il titolo trae origine da uno dei racconti, che vede come protagonista un gatto che viene investito da un’auto. Il rumore dei baci a vuoto, infatti, spiega il cantautore di Correggio, non è altro che il richiamo che si fa per attirare l’attenzione dei mici: «Mi piaceva che questo tipo di “bacio” potesse essere inteso come un gesto d’amore, seppur banale, il quale rappresenta la felicità di un uomo nello scoprire che il gatto che ha messo sotto con la macchina è ancora vivo». Rimarrà un po’ deluso, perciò, chi pensava che questi “baci a vuoto” potessero riguardare un amore più umano, magari riferiti ai famosi “baci mai sprecati” della canzone “Ci sei sempre stata”.

Per quanto riguarda la copertina, invece, l’autore ammette che, diversamente dai libri precedenti, essa è stata proposta dalla casa editrice e non da lui, il quale però ha subito sposato l’idea di raffigurare un bambino che cammina sulla linea bianca di una strada. Questa è una linea bianca che scompare dietro ai passi del ragazzino, immagine che rappresenta il tempo che passa e il passato che non ritorna. Inoltre, Ligabue aggiunge che «quella della strada è una delle metafore più usate per ricordare che ognuno di noi ha un percorso unico e indistinguibile e ciò significa che le nostre vite, le nostre storie, sono uniche e differenti da quelle di chiunque altro».

Infine, dopo alcune domande su argomenti di attualità, l’incontro con Luciano Ligabue si chiude con un cenno al prossimo (breve) tour estivo intitolato “Sotto bombardamento”: «Quello di Campovolo è stato un concerto andato benissimo, il quale ha racchiuso venticinque piccoli spettacoli, perché ogni canzone era uno spettacolo a sé stante. Ora, con “Sotto bombardamento” voglio proporre degli effetti musicali e luminosi che permettano di far vincere la musica facendo emergere al contempo la magia dei posti bellissimi in cui andrò a suonare [tra cui la Royal Albert Hall di Londra, il teatro greco di Taormina e piazza del Plebiscito a Napoli. N.d.A.]».

In ultimo, una piccola curiosità. Ligabue racconta di avere scritto la canzone “Sotto bombardamento” – uno degli ultimi singoli – addirittura nel lontano 1995 e l’ha proposta solo diciassette anni dopo, ritenendola ancora molto attuale.

 

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