Attualità

Diritti umani sotto assedio

 

di Chiara Debernardi

 

Israele e Palestina, Al-Fatah e Hamas, Striscia di Gaza e guerra. Tutti temi conosciuti, quasi entrati nella quotidianità e troppo spesso sentiti al telegiornale. Ma chi può ritenersi davvero informato sulle vicende di quei territori? Chi conosce a fondo la loro storia? Ad ogni nuovo attentato esce in televisione il solito servizio pieno di ragazzi armati di mitra e kefiah e guardandolo non si può fare a meno di pensare:” Siamo alle solite, di nuovo Israele e Palestina…tanto quelli è da anni che sono in guerra, non è certo una novità”. Si entra nel circolo vizioso delle notizie già sentite, d’abitudine, alle quali si presta attenzione per qualche giorno (quasi per dovere morale) prima di dimenticarle. Tutti parlano di guerra, ma nessuno si interessa alle persone che vivono in guerra. La conferenza “Gaza: i diritti umani negati”, tenutasi lunedì 28 novembre in Aula del 400, era un’opportunità per riflettere proprio su questo, sui diritti delle popolazioni in guerra, non solo a Gaza. Ha aperto il dibattito, moderato da Cristina Barbieri, Chantal Meloni, ex studentessa dell’Università di Pavia e ora ricercatrice di diritto penale presso l’Università Statale di Milano. Dopo aver fatto una breve introduzione sull’evoluzione politica della Palestina è passata alla situazione della Striscia di Gaza, territorio sotto assedio, bloccato da Israele, con due soli punti di accesso. Uno di questi, il checkpoint di Erez, lo vediamo in fotografia, scattata dalla stessa Chantal Meloni durante uno dei suoi soggiorni a Gaza: un corridoio vuoto, metallico, con solo una carrozzina al centro per il trasporto dei malati, gli unici passanti. Questo blocco viola disposizioni di diritto umanitario e diritti umani fondamentali, come il diritto alla famiglia, all’istruzione e alla libertà di movimento, come dicono i dati: disoccupazione al 43%, esportazioni limitate a fragole e fiori, il giardino del mondo ridotto a un misero 27% di territori coltivabili e blackout di otto ore al giorno. Questa situazione non è intollerabile solo per i palestinesi, ma anche per gli israeliani, “testimoniati” da Jacopo Tondelli, direttore de Linkiesta.it, inviato a Gaza dal “Riformista”, che descrive con poche parole come questi ultimi vivono Gaza: “Con paura, come un errore strategico, come una guerra ininterrotta, come un problema”. Un incontro che lascia un retrogusto amaro e fa capire che senza “passare attraverso la giustizia, assumendosi le proprie responsabilità” non si può arrivare ad una pace duratura.

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