Letteratura

Tempo di Libri 2018: Andata e ritorno da un mondo senza suoni

Ritrovarsi in una bolla, quasi improvvisamente, non sentire più nulla, nemmeno i suoni che fino al giorno prima sembravano naturali e scontati: si tratta del caso della giornalista e fotoreporter Bella Bathurst, che nel suo libro “Rumore” (“Sound” in inglese), riporta a Tempo di Libri, la Fiera internazionale dell’Editoria di Milano, la sua esperienza nel mondo dei sordi, descrivendola come un calvario durato 12 anni.

In seguito a un incidente, a 27 anni, il suo livello dell’udito iniziò a calare fino a raggiungere una perdita superiore al 50%. Inizialmente non dava peso a questo problema, negava, cercava di minimizzare, ma nonostante ciò le situazioni in cui non riusciva a sentire ormai si stavano facendo sempre più frequenti. Non lo voleva ammettere, ma stava diventando sorda. Iniziò così una “vita segreta” nella quale cercava di nascondere agli amici e parenti questa sua disabilità mentre era in realtà alla ricerca di apparecchi acustici adeguati ad ovviare al suo problema.

Bathurst ammette che faceva “finta di non essere sorda”, si comportava come un turista in un paese straniero quando chiede informazioni e non comprende la risposta; si limitava a sorridere e annuire. Considerava la mancanza dell’udito sia come sintomo di “stupidità”, visto che non riusciva a sentire i discorsi e i rumori circostanti, e di anzianità, trattandosi di un tipo di disabilità che colpisce frequentemente le persone di una certa età. Rispondere al telefono, ordinare al ristorante, uscire con gli amici: ogni azione, anche la più semplice, era diventa faticosa; ogni situazione era fonte di imbarazzo e umiliazione.

9788851160821_82e0ce7786653425e70b26f0de234bc7In “Rumore” si sofferma su come sia impossibile riconoscere esteriormente se una persona è sorda oppure no, a differenza delle persone non vedenti che, come da stereotipo si presuppone portino occhiali scuri e utilizzino il bastone quando vanno in giro. Racconta così due casi esemplificando come questa mancanza possa diventare un ostacolo, ma anche un’opportunità: il primo riguarda un brigadiere che nonostante col tempo avesse perso l’udito, era riuscito comunque a fare carriera creando un proprio linguaggio, visto che era lui a dover dare gli ordini e non a riceverli. Il secondo caso invece è la storia di un uomo, amante dei viaggi, che ogni volta che doveva prendere l’aereo veniva fermato dalla dogana perché si guardava attorno, risultando così una persona sospetta pronta a commettere qualche crimine.

Le persone sorde vedono di più”, afferma la giornalista; è infatti nel suo silenzio forzato che riesce a rendersi conto di molti dettagli che col rumore e il parlato di sottofondo prima ignorava. Così, ricollegandosi agli studi e alle conoscenze della psicanalisi e del suo “padre biologico” le è nata la seguente domanda: Sigmund Freud è sordo? È stata l’intensità dello sguardo e la postura inarcata verso i propri pazienti a incuriosirla. Dopo aver effettuato delle ricerche è riuscita a scoprire che non lo era, si trattava semplicemente di un suo metodo per indagare i pazienti.

Nell’estate del 2009 la sua vita cambiò nuovamente. Durante una visita di controllo, la dottoressa le parlò di un nuovo impianto che si poteva inserire nell’orecchio interno, tramite un’operazione chirurgica. Pochi mesi dopo riottenne l’udito. Successivamente parlando con dei medici scoprì che si era trattato di un intervento veramente complesso, nel quale avevano dovuto sostituire un ossicino interno dell’orecchio, e che poteva avvenire solamente durante la fase di espirazione, quando tutti i muscoli erano rilassati, tanto da limitare anche i micro-movimenti.

Trascorsi quasi 10 anni dall’intervento ammette che le doti che ha acquisito nel “leggere le persone” via via sono andate scemando, facendola tornare a concentrarsi ancora quasi esclusivamente solamente sui suoni della voce.

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