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Ciao… E’ la colpa di non so di chi… Ciao.

di Simone Lo Giudice

 

“C’è stato come un lampo lì proprio in mezzo al cielo, che era blu cobalto liscio, liscio senza un pelo”.

Lucio Dalla se n’è andato così, quasi come il suo Enrico Caruso. Entrambi hanno chiuso gli occhi in una camera d’albergo, affacciata su uno specchio d’acqua. E il Golfo di Sorrento all’improvviso si è travestito da Lago di Losanna. In fondo è come se quella canzone (“Caruso” per l’appunto) avesse profetizzato questo epilogo. E’ stato un autore coraggioso Lucio, che ha voluto azzardare sempre, sperimentando la musica in tutte le sue sfaccettature. Ha cominciato con la fisarmonica, poi ha preso in mano il clarinetto, ma il suo primo amore è stato il jazz. La svolta solista è arrivata con l’età matura, anche se in fondo la sua musica ha sempre voluto essere collettiva, quella di un poeta prima di tutto popolare.

Lucio ha saputo riflettere sulla sua infanzia con quel “4 marzo 1943”, brano incluso nell’album “Storie di casa mia”. Storie di casa Dalla, ma anche storia di casa Italia, di quel paese raccontato in musica per oltre mezzo secolo. Con l’amico De Gregori ha cantato le contraddizioni della “Banana Republic”: che non è mai stata davvero un “Paese dei Tropici”, ma semplicemente l’Italia degli inizi Anni ’80, a lungo canzonata ma in fondo accettata. Lucio ha riflettuto su sè stesso e sul suo Paese, ma anche sulla sua più grande passione (forse dopo Bologna): cioè la musica. “Canzone” (scritta con l’allievo-amico Samuele Bersani) è per l’appunto una canzone che si riflette su sè stessa e sulle sue capacità metalinguistiche: “Canzone trovala se puoi, dille che l’amo e se lo vuoi, va’ per le strade e tra la gente, diglielo veramente non può restare indifferente, e se rimane indifferente, non è lei”. La musica per raccontarsi, ma anche per cambiare la propria vita. E in ballo può esserci sia la sorte della propria amata che quella della nostra nazione.

Le riflessioni di Lucio non risparmiarono la politica: “I politici al mio funerale? Una buon ragione per non morire!” (in risposta alla giornalista Maria Latella negli studi dei LeiTV nel 2009). Un uomo ironico fin in fondo Dalla, sarcastico come questa sua improvvisa dipartita. Pensate che i suoi funerali si svolgeranno il giorno del suo compleanno (domenica 4 marzo per l’appunto). Ha fatto in tempo a ritornare sul palco dell’Ariston (lo scorso febbraio), dopo molti anni di assenza da Sanremo: questa volta si è presentato nelle vesti di direttore d’orchestra per il brano “Nanì”, intrepretato dal giovane Pierdavide Carone. L’ennesima stazione di uno sperimentalismo musicale che non si sarebbe, in ogni caso, mai esaurito. Ci mancherai Lucio. Il tuo “Ciao” ce l’hai mandato con largo anticipo, nel lontano 1999: hai addosso una camicia hawaiana e sei sdraiato su una sedia al sole, mentre la tua spiaggetta artificiale naviga per il mare aperto. Hai già capito come andrà a finire. Questo sarà uno dei tuoi mille modi per fregar la morte.

“…come ad esempio una canzone mentre la stai cantando, di là qualcuno muore qualcun altro sta nascendo, è il gioco della vita la dobbiamo preparare, che non ci sfugga dalle dita come la sabbia in riva al mare. Ciao… E’ la colpa di non so di chi… Ciao”.

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