Attualità

A Trezzano Cosa Nostra perde terreno

Non è un mistero che il Nord-Italia e in particolare la provincia del sud-ovest milanese sia da troppo tempo terreno fertile per la criminalità organizzata. La nuova imprenditoria lombarda, ma anche le medie imprese, ha stretto legami convenienti con la ‘Ndrangheta e le sue cosche. C’è però anche un’altra realtà criminale, più difficile da sondare che non fa per forza grandi affari con le aziende e le imprese ma si limita, per così dire, a essere un porto sicuro per le famiglie criminali dislocate e un punto di snodo per i traffici internazionali. A Trezzano questa realtà è conosciuta ma grazie all’impegno della cittadinanza attiva e al lavoro sul territorio del Presidio di Libera Sud-Ovest Milano “Angelo Vassallo” la mafia, e in particolare Cosa Nostra, ha subìto una significativa sconfitta in Via Gaetano Donizetti 11.

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Il bene confiscato in Via Donizetti 11 a Trezzano. Foto di Giulia Passolungo

Confiscata nel 1991, la villa appartenuta alla famiglia Ciulla; è stata assegnata nel 1998 al comune per finalità sociali e solo da quest’anno sarà gestita dalla Cooperativa Ripari per un progetto di housing sociale, che porta il nome di Lea Garofalo, il quale mira ad accogliere nuclei famigliari disagiati e madri in difficoltà. “Non è un caso che questo progetto di riqualificazione porti il nome di Lea” – ha spiegato l’Assessore alle politiche sociali Sandra Volpe – “cioè di una madre che, nonostante le difficoltà, i disagi e i pericoli, ha continuato imperterrita a credere e a lottare per la giustizia per amore della figlia”. Vista da fuori la villa può sembrare una comune abitazione, per quanto di lusso, ma a un occhio attento e istruito non possono sfuggire i dettagli tipici di un’abitazione adibita a roccaforte mafiosa. La quasi totale assenza di finestre sulla facciata principale della casa, la presenza di corridoi lunghi e stretti ai piani superiori e la presenza di un vero e proprio appartamento interrato sempre senza finestre. La famiglia Ciulla è notoriamente da tempo legata a doppio filo a un altro nome importante del luogo, quello di Gaetano Carollo, boss del Trezzanese ucciso a causa di faide interne nel 1987. Antonietta Ciulla è infatti la moglie di Gaetano e la madre di Tony Carollo che nel 1990 viene arrestato nell’ambito dell’operazione Duomo Connection. “I nomi sono importanti non perché si voglia fare una sorta di caccia alle streghe” – ha detto Luigi Guarisco referente regionale di Libera Lombardia durante il suo intervento – “ma perché è giusto, ed è anche questa la missione di Libera, conoscere bene le varie realtà che ci circondano.” È intervenuto successivamente sullo stesso argomento David Gentili consigliere comunale di Milano e coordinatore dell’area metropolitana per Avviso Pubblico: “Cosa Nostra non è radicata nel Nord-Italia allo stesso modo della ‘Ndrangheta ma la sua presenza sul territorio, in particolare nell’hinterland e nella provincia di Milano è comunque significativa. Corrompono sistematicamente gli amministratori pubblici con lo scopo di aiutare la Cosa Nostra rimasta in Sicilia. Ma si infiltrano anche in diversi settori immobiliari, nei servizi di catering e anche nelle cooperative”.

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Luigi Guarisco, referente regionale di Libera Lombardia. Foto di Giulia Passolungo

Il 4 novembre è anche una giornata di celebrazioni, ormai da quasi un secolo, delle Forze Armate e dell’unità nazionale. Parlare di vittoria dello Stato ha quindi ancora più senso, come ha fatto notare Gian Antonio Girelli Presidente della Commissione Speciale Antimafia della Regione Lombardia: “Il rispetto delle regole, non per il timore delle sanzioni ma per il bene comune, è di per sé un trionfo della libertà”. Ha chiuso le presentazioni l’intervento dell’Onorevole Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, la quale ha dichiarato: “Credo che questa vittoria contribuisca a dare un senso alla recente riforma del codice antimafia sui beni confiscati. Combattere la mafia sul piano degli immobili è fondamentale. Certo in questo caso ci sono voluti più dei 25 anni per riattivare nel circuito della legalità un bene confiscato ma speriamo, anche grazie alla riforma di poter accorciare i tempi al più presto. Quella di Lea Garofalo è la storia di una maternità vera e speriamo, anche grazie alla cooperativa Ripari, di poter contribuire a cementificare quei rapporti tra famiglia e Stato che aiutano a distruggere quelli con la criminalità organizzata. Purtroppo la Lombardia è stata per troppo tempo una culla silente per molti tipi di illeciti e attività criminali ma adesso la cittadinanza se n’è accorta e non accetta più questo tipo di convivenza. Attraverso la corruzione e il malaffare si fanno strada nella politica e nelle istituzioni con atteggiamento predatorio e spregiudicato. Per sconfiggere queste associazioni è necessario fare appello prima di tutto al sentimento di cittadinanza per il quale, è bene sottolinearlo. non esistono supplenti. Non possiamo infatti delegare solo alle realtà associative, come Libera o Avviso Pubblico il nostro dovere di essere cittadini onesti né tantomeno abbiamo bisogno di eroi bensì abbiamo bisogno di cittadini e persone normali, oneste ogni giorno, che facciano la loro parte.”

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Rosy Bindi, Presidente della Commisione Parlamentare Antimafia. Foto di Giulia Passolungo

Ci ha concesso qualche minuto Fabio Bottero, sindaco di Trezzano sul Naviglio per una veloce intervista

Signor Sindaco perché ci è voluto così tanto, dal 1998 ad oggi, per riattivare questo immobile?

C’è da considerare che negli anni precedenti abbiamo riassegnato alla collettività altri beni confiscati prima di questo a diverse realtà, ora per i disabili, ora per la Casa delle associazioni, altre ancora per persone indigenti. Certo, quasi vent’anni, bisogna riconoscere, non è un tempo consono. Ora ne prendiamo l’aspetto positivo per andare avanti su questa strada.

Lei ha detto che ci sono altri beni confiscati…

Sì, al momento ammontano a più di dieci e ne abbiamo di vario genere. Abbiamo quattro ville di diverse dimensioni ma quella di oggi è la più grande. Abbiamo ex negozi ora riqualificati e qualche box. Una buona parte di essi è già stata assegnata ma abbiamo ancora un paio di ville da assegnare che sono state confiscate relativamente da poco tempo. Una villa in particolare sarà assegnata a una realtà che si occupa del “dopodinoi”.

Avete parlato durante la presentazione di una rete di sindaci per contrastare questi fenomeni. Ce ne vuole parlare più nel dettaglio?

È intanto una rete di collaborazione tra i vari comuni su queste tematiche per la legalità, quindi iniziative in condivisione, studi e approfondimenti di vario genere. Nello specifico noi facciamo parte del piano di zona del corsichese con altri cinque comuni, Corsico, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago e Assago e la nostra idea è quella di mettere in rete questo bene confiscato per sostenere questa necessità di mamme con bambini a carico. Nella rete e con l’aiuto della cooperativa Ripari condividiamo disponibilità e necessità.

Come risponde la cittadinanza a questo fenomeno?

Oggi mi sembra che abbia risposto bene. Importantissimo in questo senso è il lavoro dei nostri giovani. La comunità è attenta e hanno partecipato alla riqualificazione di questo bene per dare una mano assieme ai ragazzi di Libera che durante i campi estivi, tra il 2014 e il 2016, hanno lavorato per ristrutturarlo.

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Il sindaco di Trezzano sul Naviglio, Fabio Bottero. Foto di Giulia Passolungo

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