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Gornja Bistra: un solo senso di corsa

Ogni anno milioni di persone vengono attratte dal fascino della Croazia, dalle sue magnifiche spiagge, dalle monumentali architetture di epoca greca e romana, ma cosa spinge migliaia di ragazzi e uomini più maturi a raggiungere Gornja Bistra, un paesino dell’entroterra che non vanta bellezze naturali né tantomeno artistico-culturali?

La risposta si trova all’interno di un antico castello seicentesco, nascosto da alberi secolari ed isolato dalla vita degli abitanti del paese. Quella che un tempo fu la residenza dei nobili Orsic divenne nel 1962 un ospedale pediatrico e psichiatrico per giovani affetti da gravi malattie genetiche provenienti dall’intera ex Jugoslavia.

Nel freddo dicembre del 1998 le porte dell’ospedale si aprirono a un gruppo di volontari provenienti da Frosinone, guidati dal seminarista Ermanno D’Onofrio. Questi si trovarono di fronte ad una dolorosa realtà, fatta di pianti, urla e sconfinata sofferenza; una realtà a cui non erano emotivamente preparati, ma comunque troppo sconcertante per essere ignorata. Per trentasei lunghi anni quell’antico maniero fu soprannominato “il castello degli orrori”, perché la crudeltà umana, essendo estremamente limitata e limitante, lo catalogò come un ospizio in cui rinchiudere una massa di corpi afflitti da malattie rare. Quelle caratteristiche fisiche così distanti dalla normalità furono motivo di vergogna. Ci vollero quei ragazzi laziali per scoprire ed urlare al mondo che, dietro a quei corpicini deformi, c’erano dei bambini. Ricordano così il duro impatto iniziale: “Non eravamo preparati a vedere una cosa simile, per l’odore e alla vista dei corpi legati alcuni volontari svennero, altri vomitarono. Poi ci accorgemmo che quei bambini, apparentemente morti, in qualche angolo profondo della loro anima capivano, sentivano, provavano qualcosa, avevano bisogno di amore più di chiunque altro e decidemmo di “adottare” l’ospedale. Erano bambini speciali, rari, fragili, come le rose blu”.

Da quell’incontro la tetra vita dei piccoli ospiti assunse un po’ di colore. Don Ermanno creò il “Giardino delle Rose Blu”, Fondazione Internazionale ONLUS che coinvolge numerosi volontari nella corsa della “staffetta dell’amore”. L’obiettivo che si propone è quello di dare ai bambini l’assistenza di cui necessitano, ma che senza volontari diventa più complesso garantire data l’insufficienza numerica di personale paramedico. Prima di intraprendere l’esperienza di “Campo Permanente” a Gornja Bistra, è obbligatorio frequentare un corso di formazione che prepara i futuri volontari alla realtà che incontreranno. A pochi passi dalla struttura ospedaliera si trova un piccolo locale che, di settimana in settimana, accoglie i vari gruppi offrendo loro una sistemazione per la notte in modo tale che, fin dalle prime luci dell’alba, i più volenterosi possano raggiungere l’ospedale per lavare i bambini e dare loro la colazione, evitando così a molti di loro il fastidio del sondino gastrico. Gli spazi di tempo che separano i vari pasti sono quelli in cui si impegnano tutte le energie per spezzare la struggente monotonia di giorni di tristezza e agonia, che altro non sono se non la quotidianità per chi è affetto da patologie degenerative.

Le delicate Rose Blu non hanno grandi pretese; lo testimonia un volontario affermando: “Dal profondo silenzio della solitudine non si esce se nessuno lo infrange. Ma basta una parola, un sospiro, o una nota strappata alle corde di una chitarra che non sai neanche suonare, per tracciare un sentiero che dalla solitudine conduca nel luogo dell’amicizia”. I pazienti trascorrono le ore stretti alle sbarre del proprio letto, in attesa che qualcuno si accorga di loro e che magari possa donargli una carezza o un qualsiasi altro piccolo gesto d’amore. Solo i più fortunati possono uscire dalle loro stanze ed è così che spesso il parco dell’ospedale si trasforma in una pista per gare in carrozzina. Tutto ciò che occorre, all’insegna della semplicità, per scorgere anche solo un abbozzo di sorriso su quei volti.

Medici ed infermieri sottolineano l’importanza del ruolo dei volontari in ospedale, in quanto attribuiscono alla loro presenza i lievi miglioramenti dei giovani pazienti. Con dei semplici giochi si possono stimolare alcune aree della corteccia cerebrale coinvolte nell’apprendimento, nello sviluppo del pensiero logico di base, nell’emotività e nella memoria. Allo stesso tempo, un’adeguata fisioterapia rallenta il processo degenerativo dell’apparato muscolo- scheletrico e una maggior assistenza può avere effetti positivi anche a livello psicologico. I volontari non hanno di certo le competenze dei professionisti del campo medico ma, in mancanza di essi, sono pronti a dare qualche piccolo contributo.

Grazie alla collaborazione del direttore dell’ospedale (il dott. Weiss che, pochi mesi fa, ha ceduto il posto al dott. Mittermayer) e della fondazione “il Giardino delle Rose Blu”, la struttura ha conosciuto notevoli progressi: nel campo igienico, in quello alimentare, si è inoltre munita di alcuni letti da degenza e sono scomparse le cinghie di cuoio nero che immobilizzavano i bambini. Ne è conseguito un miglioramento della qualità di vita dei minori, accompagnato da una piccola “rivoluzione culturale” della popolazione croata che ha iniziato a varcare le soglie di quel castello, temuto e disprezzato fino a pochi anni prima.

Epidermolisi bollosa distrofica, mielomeningocele, focomelia, macrocefalia, sono solo alcuni esempi di malattie in cui ci si imbatte a Gornja Bistra. Volti e corpi che la società contemporanea tende a mantenere nascosti in quanto potrebbero ledere la sensibilità di molti. Alcuni genitori, inorriditi dalla vista di persone con delle malformazioni fisiche, coprono gli occhi dei loro figli, come se volessero proteggerli, ma non sanno che solo l’ignoranza si ferma all’apparenza. La diversità deve essere accolta, conosciuta, rispettata e non denigrata, ragion per cui non è mai troppo precoce aprire gli occhi.

Si dice che quello per Gornja Bistra sia un viaggio a sola andata; una volta entrato in quell’antico maniero i pensieri percorrono i chilometri di distanza che separano il tuo Paese dalla Croazia per fermarsi là, tra quei letti di ospedale ove bambini fragili e sofferenti ti hanno svelato il vero significato della Vita.

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