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Pluto: la ricchezza del Teatro antico

Quando sentite parlare di “teatro antico” cosa vi viene in mente? Probabilmente pensate subito ai grandi teatri in pietra della Sicilia, che nelle caldi serate estive ospitano suggestivi spettacoli di drammaturgia classica per intrattenere turisti e appasionati del genere. In realtà però c’è molto di più. Negli ultimi anni infatti il numero delle rappresentazioni classiche e di compagnie che si dedicano esclusivamente a questo genere è cresciuto notevolmente e il fenomeno, sviluppatosi appunto nel Meridione, ha risalito lo stivale ed è giunto fino a noi.

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La scorsa settimana infatti – nei giorni 17-18-19- 20 Ottobre- al Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano è andato in scena il Pluto, ultima commedia del poeta greco Aristofane e ultima fatica di Kerkìs, associazione culturale attiva dal 2011 e che si occupa proprio della rappresentazione di testi appartenenti alla tradizione greco-romana.

Pluto è una commedia che tratta un tema assolutamente attuale, ossia l’iniqua distribuzione delle ricchezze. Mentre politici corrotti, truffatori e sicofanti navigano nell’oro, agli onesti cittadini tocca una vita di fatica e sofferenza. Per sovvertire l’ingiusta situazione Cremilo, un vecchio e probo cittadino ateniese, ricorrerà ad una soluzione tanto divertente quanto utopica, eliminando il problema alla radice: la causa di tutto è infatti lo stesso Pluto, dio della ricchezza, che privato della vista è incapace di distinguere i buoni dai cattivi e dunque distribuisce i beni senza criterio. Cremilo decide quindi di restituire la vista al dio ma la vicenda prende una piega inaspettata: gli uomini, sovraccarichi di ricchezze, non si dedicano più al lavoro ne sacrificano più agli dei, diventando degli empi scansafatiche. Il messaggio morale di Aristofane, affidato al personaggio di Penia (la Povertà personificata), è piuttosto chiaro: privati della povertà che li costringe a lavorare, gli uomini perdono anche la virtù. Dunque meglio Penia di Pluto.

L’opera, che al di là delle implicazioni moraliste è ricchissima di gag spassose e momenti paradossali, è stata portata in scena con sapiente maestria. Il principale e dichiarato intento del gruppo,costituito in gran parte di studiosi di teatro classico, è creare una rappresentazione che sia il più possibile aderente al testo originale. Filologia testuale in primis quindi ma non solo: il più importante pregio di questa compagnia è senza dubbio la capacità di coniugare in un felice sincretismo vocazione didascalica ed esigenze spettacolari che gli permette di infondere nuova linfa ad un testo di venticinque secoli fa, trasformandolo in un organismo vivo e pulsante.

I movimenti continui, vivaci e frenetici, che gli attori compiono durante i dialoghi, invece di sviare l’attenzione dello spettatore rafforzano il contenuto di quanto viene detto, sono al servizio della parola, la portano, la sostengono e, in alcuni casi, trasformano passaggi drammaturgicamente non molto interessanti in un tripudio di azioni. Se si considera poi che l’età media degli attori è poco superiore ai vent’anni il risultato è ancora più notevole.

Da segnalare anche l’attenzione al trucco e ai costumi, colorati e appariscenti, che senza dubbio contribuiscono a conferire alla scena quel carattere festoso tipico delle feste dionisiache. Unica nota di demerito è la scarsa cura riservata al coro (che nel teatro classico è un vero e proprio personaggio) che con danze e canti piuttosto incerti e confusi è risultato decisamente debole. Lungi quindi dall’essere meramente divulgativo, il Pluto risulta uno spettacolo brillante che trasmette allo spettatore un immagine viva e presente del teatro antico.

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