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Inchiostro a fumetti – Intervista a Werther dell’Edera

 

FB_IMG_1444322001513Sia che siate lettori bonelliani (Orfani uno su tutti), marvelliani o della DC, prima o poi sbatterete contro il tratto versatile e inconfondibile di Werther dell’Edera. Classe 1975 di Bari, il disegnatore pugliese ha iniziato la propria carriera alla Magic Press per poi arrivare a collaborare regolarmente con grandi autori su grandi testate internazionali. L’abbiamo intervistato recentemente per Inchiostro, perciò non ci dilunghiamo oltre e lasciamo che le sue parole spieghino l’arte sua e la poetica.

Tu hai lavorato e lavori per le major del fumetto nazionale e internazionale: puoi raccontarci come è iniziata la tua carriera e cosa ti ha permesso di raggiungere il successo? 

Ho iniziato dal basso, come molti in questo lavoro. Ho macinato da esordiente tavole su tavole per la Magic Press e soprattutto per l’Eura per la quale ho lavorato tanto. In questo modo mi sono creato gli “strumenti”, un pezzetto per volta, una pagina dopo l’altra, linea su linea. Non sono mai stato un genio del disegno e di certo non lo sono diventato. Ciò che mi ha mosso sin dall’inizio è stata la passione. La meraviglia che ancora oggi provo davanti a qualcosa di unico e l’urgenza di voler esprimere alla stessa maniera, con la stessa forza e suscitando la stessa meraviglia. Il mio disegno è ancora in costruzione e in cuor mio spero che rimanga così fino alla fine. Un qualcosa in costante divenire. Non mi voglio fermare, non voglio sedermi su quello che so fare.

 Qdell-edera-deviluali sono i tuoi artisti di riferimento, il tuo canone?

Ce ne sono tantissimi. Ognuno legato ad un periodo storico particolare. Ci sono quelli più seminali che mi hanno aiutato a capire e crescere nelle prime fasi del mio disegno. Quelli sono stati molto importanti indubbiamente. Poi ce ne sono stati molti altri nel tempo e ancora ce ne sono e ancora ce ne saranno, perché guardare e studiare è importantissimo e non solo i fumetti, ma l’arte tutta. Quindi in questa sede non vi dirò degli autori di riferimento (che ad ogni modo sono tantissimi), ma citerò un autore che mi ha fatto capire praticamente l’importanza dei riferimenti. Un autore eccezionale e che ci ha lasciati troppo presto, Giuseppe “Peppe” Barbati. Il tempo passato a lavorare con lui è stato il più formativo della mia vita da disegnatore.

I film su personaggi di fumetti, i così detti cine-comic, stanno vivendo una vera e propria epoca d’oro. Se li segui, ritieni che questa nuovo genere o moda cinematografica renda opportunamente giustizia al fumetto?

Sì, li seguo e mi diverto anche abbastanza nei casi più riusciti. Detto questo, secondo me il cinema non renderà mai giustizia al fumetto, così come non può rendere giustizia alla pittura o alla letteratura. Il cinema può e deve rendere giustizia solo a sé stesso. La cosa più brutta per me non è vedere una trasposizione non fedele di qualcosa che già conosco e ho apprezzato in altre forme, la cosa più brutta è vedere un brutto film. Il cinema, come il fumetto, come la letteratura, come la pittura, come la fotografia, come la scultura etc. è un’arte. In quanto tale vive di proprie regole che non possono essere snaturate per farlo passare da una forma ad un’altra. È per questo che non renderà mai giustizia al fumetto ed è per questo che non ce n’è neanche la necessità.

C’è un qualche “personaggio nel cassetto” che vorresti disegnare?

BatmanSì, ho un paio di progetti nel cassetto che mi piacerebbe realizzare. Entrambi ambiziosi, uno mediamente impegnativo, l’altro molto impegnativo.

Una piccola anticipazione sui tuoi lavori futuri? Dove ti vedremo prossimamente?

Prossimamente? Bella domanda. BD sta pubblicando una serie americana edita da Dark Horse e scritta da Brian Wood che si chiama Briggs Land per la quale ho disegnato alcuni numeri. Per la Dynamite ho disegnato una miniserie scritta da Anthony Del Col sui personaggi classici di Nancy Drew & Gli Hardy Boys, a novembre uscirà la raccolta in volume americana, ma non so se sono stati presi i diritti per una edizione italiana. Poi sono ancora in ballo su una storia di Dylan Dog. Per ora questo è tutto quello che posso dire.

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