Musica

Change the script

Mentre scorro con lo sguardo le varie notizie di Facebook mi appare un video, accompagnato dall’ hashtagTheScriptUnite”, pubblicato dalla pagina ufficiale della band irlandese. L’ immagine di sfondo, nelle tonalità di bianco e nero, ricorda lo stile di un documentario di guerra e vede al centro la scritta d’ impatto: “STAND TOGETHER”.  Non posso ignorare il messaggio e quindi premo play.

Il singolo in anteprima è un tassello che comincia a far intravedere il tema del quinto album. Arriva a sorpresa, dopo il successo ottenuto nel 2015 con “No Sound Without Silence”, rilasciato nel settembre dell’anno precedente, che ha visto Danny O’ Donoghue (voce e tastiera), Mark Sheehan (voce e chitarra) e Glen Power (voce e batteria) impegnati nel tour Europeo, con tappa anche a Milano.

Il ritmo della canzone, regolare e insistente, già dalla prima strofa resta subito in testa; scandito dalla cassa della batteria, accentua le voci che, alternandosi, recitano una serie di domande: “How many miles must I walk in your shoes, before I know how you feel? How many times must I see you on the news, before I know it’s for real? How many times must I turn a blind eye and deny what I’m seeing?”

Sono quesiti che abbiamo già sentito (immediato è il rimando a “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan) e ripetutamente ci vengono proposti; nulla di nuovo. Nel frattempo scorrono le immagini, anche queste già viste. Si riconoscono: il servizio trasmesso giorni prima dal Telegiornale, la Tour Eiffel illuminata dal tricolore francese, l’attentato all’ambasciatore russo in Turchia, i Presidenti Trump e Putin, il bambino di Aleppo, il consiglio dell’Onu. E ancora numerose riprese di bombardamenti, rivolte e proteste.

I toni sfumano in un crescendo di disapprovazione, incredulità e rammarico. Appena prima del ritornello, la batteria si interrompe e si percepisce un accenno di ribellione nelle parole “We’ve had enough! We’re standing strong!”. Poi il passo riprende cadenzato, come in una marcia. Gli ultimi secondi intonano un invito, dove è chiara l’allusione ai vari muri, fisicamente e metaforicamente parlando, innalzati negli ultimi tempi: “Let’s reach across that great divide”.

Tanti sono gli spunti di riflessione che è possibile trarre dal video e dalla canzone. Interessante è il flusso iniziale di domande che costituisce la prima strofa e spinge l’ascoltatore a interrogarsi su ciò che avviene e su come cambiare le cose: è arrivato il momento di trovare qualche soluzione, di cambiare il solito copione che quotidianamente ci troviamo di fronte. E questo è ciò che ci viene proposto dagli Script. Non si trovano punti di grande variazione all’interno della melodia del brano, che rimane molto simile durante tutta la sua durata. Così anche il messaggio di fondo è unico e molto forte: si tratta di una denuncia che spinge alla lotta, perché non è possibile accettare che tutto ciò diventi abituale. Però sarà pacifica, decisa e costante, consapevole. Soprattutto da portare avanti uniti. Uniti come sottolinea il titolo del brano, un piccolo assaggio (della durata di 1:30 minuti) di quello che si preannuncia un album da ascoltare, pensare e mettere in pratica.

Direi a questo punto che i The Script non deludono mai nel trattare temi attuali e sociali, ma i loro quattro dischi custoditi nella mia libreria suggeriscono che sono di parte. Quindi verificate da voi, ascoltate il pezzo e magari anche qualche altro brano di questi tre artisti, il cui tratto distintivo fondamentale è credere nella musica come essenziale ed efficace veicolo di messaggi di speranza.

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