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Once again Rocky

Ci sono film che diventano cult, poi c’è il Rocky Horror.

Breve sunto per i verginelli:

Il Rocky Horror Picture Show nasce nel 1975 dal genio di Richard O’Brien, che cura musica e sceneggiatura sia della versione cinematografica che di quella teatrale. Controverso già nelle intenzioni, racconta la storia dei fidanzatini Brad (Asshole) Majors e Janet Weiss (Weiss!) che, dispersi nella pioggia, incappano nel castello del promiscuo Frank ‘N Furter, scienziato che farà scoprire loro zone grigie della sessualità.

Il vero e proprio fenomeno nasce con le proiezioni di mezzanotte: ad un anno dall’uscita, il film iniziò a richiamare un pubblico fedele, sempre più propenso ad intervenire con battute sconce, offese nei confronti dei personaggi (“That bitch!”) e riferimenti alla cultura pop. Ad arricchire l’esperienza, gruppi di amatori, opportunamente dotati di esibizionismo, presero a riproporre dal vivo le scene del film, coinvolgendo sempre maggiormente gli spettatori. Il Rocky Horror è un vero spettacolo corale.

La proiezione al Cinema Mexico di Milano, The Rocky Horror House:

Quando arriviamo davanti alla sala, due cose mi colpiscono immediatamente: la fila e la mancanza di uomini e donne in costume nella suddetta fila. Sono un po’ delusa e vagamente preoccupata: sono venuta fin qui e mi aspetto di essere sconvolta. Entriamo in ritardo rispetto all’orario stabilito e persino i gestori si dicono sconvolti dalla quantità di persone presenti stasera. A strappare i biglietti troviamo un losco figuro con il viso truccato da scena (scopriremo dopo essere l’interprete di Riff Raff) che ci guarda e dice “Non vedevo sei persone tutte insieme dal 1983!”. Concordo sul fatto che sia maledettamente commovente trovarsi davanti una sala gremita per la proiezione di un film uscito nel ‘75. Raggiungiamo i nostri posti (prenotati!) e subito ci intercetta una transilvana dalla parrucca lilla. “Abbiamo un po’ di cose per voi.” In questo frangente mi fa quasi paura. Ci mostra un sacchetto che contiene vari oggetti necessari per intervenire durante il film.

In ordine:

una manciata di riso (da lanciare durante il matrimonio degli Hapshatt),

un giornale (per ripararsi dalla “pioggia” come Janet),

una mascherina (da indossare durante la nascita di Rocky),

una trombetta (per festeggiare il discorso di Frank),

un guanto (da far schioccare insieme a Frank),

della carta igienica (da lanciare mentre Magenta e Columbia sbendano Rocky),

dei coriandoli (per suggellare il matrimonio tra Frank e Rocky) e

una carta da gioco (da lanciare mentre Frank canta Cards for sorrow, Cards for pain)

il tutto corredato da un foglietto illustrativo con le istruzioni e il copione di interventi. Io sono già agitata. I miei amici sono spaesati e sento che un po’ mi odiano. Non ci ricorderemo mai tutto.

Le luci si abbassano e compare il logo della 20th Century Fox. I transilvani ci invitano a cantare il motivetto. Più forte, non siete stati abbastanza convincenti. Riparte. Meglio, ma non abbastanza. Di nuovo. Già ragioniamo. Di nuovo. Compare anche Ralph dei Simpson. Adesso comincia. Invece no. I transilvani gridano, gridiamo anche noi. Ora il logo compare al contrario. Sarà l’ultima? No. Spunta il criminologo con in mano una bacchetta da direttore d’orchestra. Okay, questa è l’ultima. Mi sbaglio di nuovo. Il film inizia quando ormai avevo perso le speranze. È la corte dei folli, mi ci trovo già a mio agio.

Conosco questo film meglio del mio codice fiscale, ma quasi mi sembra di non averlo mai visto. Lancio riso e coriandoli, presto più attenzione alle battute sconce del narratore che alla storia in sé.

“Hey Brad, che ne dici di un bel pompino?”

Molte sono ben calibrate per ricevere risposte dallo schermo:

“Come si sta dopo aver spompinato tutta la notte?” “Even smiling makes my face ache.”

L’interprete di Frank ‘n Furter è una meraviglia di puro esibizionismo. Si aggira tra il pubblico ancheggiando ed incarna tutta quell’oscura promiscuità che attira indistintamente gli sguardi di chiunque, qualsiasi sia il proprio orientamento sessuale.

A spettacolo concluso il mio pensiero è unidirezionale: devo tornare. Quello che voglio dire a voi, se siete ancora verginelli è: andateci, al più presto. Ricordatevi solo di prenotare. La prossima proiezione sarà venerdì 26 maggio, seguirà la pausa estiva. Ad ottobre, però, ricomincia il Time Warp.

Vi lascio con una riflessione di speranza: sono spettacoli come questi a riportare la gente al cinema. La sala, la condivisione, la baraonda… Niente di tutto ciò è paragonabile al proprio salotto. Concedetevi l’opportunità di ballare il Time Warp insieme ad una folla di scoppiati, come voi, come tutti. Don’t dream it. Be it.

One last time…ROCKY!

 

Per info e prenotazioni:

Cinema Mexico, via Savona 57, Milano

Tel. 02-48951802

Sito internet: http://www.cinemamexico.it/

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