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Veglia per una tigre

Laggiù in fondo sta la morte.. che vuoi di più? Che vuoi di più?”: al ritmo di tale interrogativo si svolge una delle scene emblematiche di Veglia per una tigre, ultimo lavoro della compagnia teatrale pavese “Tra il dito e la Luna”, che, dopo le personalissime rivisitazioni di classici come Amleto e Il re muore, decide di proporre un testo originale, sempre nel solco di un teatro che, percorrendo le vie dell’assurdo, tenti di raccontare e decifrare i misteri della contemporaneità.

Tra il dito e la Luna”, oltre che il nome di questa giovane compagnia pavese, è in realtà una domanda, sul teatro e su di noi: l’attore che in proscenio solleva lo sguardo e col dito mostra agli spettatori un astro che prima non riuscivano a vedere, ha la stessa forza di un bambino che per la prima volta osserva la Luna. Come abbiamo potuto dimenticarlo?

Rivolgendosi ad Orazio, Amleto gli ricorda che tra cielo e terra c’è molto più di quanto possa sognare la Filosofia e, per afferrare questo mistero, abbraccia la follia, quella stessa  (“pazzia”) di cui si nutre il teatro greco per celebrare i propri rituali.

Insomma, forse è solo cercando nell’irrazionale che l’uomo potrà tornare a riconoscersi, questa almeno sembra l’idea-guida dello spettacolo Veglia per una tigre. Il testo, costruito dall’autore per mezzo di sperimentazioni e improvvisazioni con gli attori, è liberamente ispirato a Storie di Cronopios e Famas di Julio Cortàzar. Il grande scrittore argentino, in questa celebre raccolta, immagina che tre siano le categorie dell’essere: le Speranze, fragili e sempre alla ricerca di un contatto, i Famas, cultori dell’ordine e ostinati nel seguire fino in fondo il percorso intrapreso, e i Cronopios, che “se incontrano una tartaruga, le disegnano una rondine sul guscio per darle l’illusione della velocità” (I. Calvino).

Cosa accadrebbe se alla veglia funebre di un Fama particolarmente in vista, tra Speranze che hanno perso il loro punto di riferimento e familiari intenti più che altro a esibire il loro lutto, si presentasse una stralunata famiglia di Cronopios? La morte, troppo spesso vista come momento di distacco, dalla persona, ma soprattutto dal dolore, diventerà un’occasione per tornare a sentire, a riallacciare quel filo che, volenti o nolenti, ci tiene legati alla Luna.

Veglia per una tigre verrà rappresentato il 5 giugno alle ore 16:30 su uno dei palcoscenici più vitali di Milano: il Teatro Ringhiera, baluardo di un’arte scenica che è anche risveglio delle coscienze; pare una cornice perfetta per questo spettacolo, insieme ironico e inquietante, nella cui simbologia la tigre rappresenta una meravigliosa forza irrazionale, pericolosa forse, ma che, per dirla con Borges, “sembra fatta per l’amore”.

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