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University Music Festival: Pavia per la tredicesima volta sul palco

E’ sotto il segno dell’inedito che, martedì 24 maggio, si è svolta l‘ultima serata targata University Music Festival. Il cortile Teresiano dell’Università di Pavia ha fatto da cornice alla tredicesima edizione dell’evento musicale per band universitarie, organizzato dal Coordinamento per il Diritto allo Studio – UDU, nell’ambito del programma di promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti (A.C.E.R.S.A.T.). Il fine, mi spiega Francesca Lacqua, organizzatrice UMF, è quello di indirizzare le attività giovanili verso un modello diverso dalla mera “movida” pavese, coinvolgendo studenti di tutte le età.

Il primo a salire sul palco è Someone, alias Jacopo: “Ops, forse non avrei dovuto dirlo”, sorride, “così ho perso l’aura di mistero”. Approfittando della confessione spontanea mi faccio spiegare il motivo del suo nome d’arte : “Vorrei trasmettere un senso di indeterminatezza, per permettere agli altri di immedesimarsi nei miei pezzi e per lasciare che io stesso mi perda in questi”.

Someone, rigorosamente con il cappuccio in testa, che non si è ancora abbassato dalla nostra chiacchierata, apre la serata con la sua The dance, che lascia il pubblico in religioso silenzio. Accorda, poi, lo strumento per il secondo brano e accenna le prime note della decennale Wonderwall, firmata dalla band inglese Oasis. Liberata la chitarra dal capotasto, è il turno del suo inedito Broken arrow, cui segue Mad World dei Tears for Fears, nella versione di Gary Jules.

Da quanto tempo suoni la chitarra?”“Da molto, ma prima di tutto ho studiato come pianista e cantante. La chitarra la sfrutto principalmente per questioni di praticità e sono un autodidatta”.

E’ la prima volta che ti esibisci agli UMF?”“No, in realtà sono già laureato alla facoltà di lettere, quindi potrei definire questa edizione il ritorno del Grande Ex”, ride, forse dopo essersi accorto della frase, un po’, autocelebrativa. L’artista conclude con una sua versione di Teenage dream di Katy Perry, augurando che il sogno adolescenziale di tutti i presenti si realizzi.

Il secondo artista a calcare la scena è il giovanissimo Gabriele Avogadro.

Dopo avermi confermato che si tratta del suo vero cognome, mi confessa di essere un figlio d’arte, anche se non un amante del termine che “spesso fa perdere l’individualità del figlio a favore del genitore”. Gabriele non riesce a definirsi un musicista vero e proprio, ma piuttosto uno “scrittore musicale”.

Gabriele si presenta sul palco abbracciando una chitarra acustica, accompagnato da Bruno, chitarrista e amico. Il duo propone Invisibile addio, cantato con fierezza al pubblico, come solo l’orgoglioso padre del brano potrebbe fare. Dopo i “demoni ubriachi” di No., la sua Alla fine della notte e le parole “oceano di benzina” mi riportano indietro nel tempo, al lontano 1999, quando gli Afterhours cantavano il loro successo Oceano di gomma.

Ti sei mai esibito su questo palco?”. E’ la prima volta per me qui all’UMF, ma ho già avuto diverse occasioni di suonare davanti al pubblico, soprattutto in alcuni teatri del milanese. Trovo che questo evento sia un ottimo modo per permettere agli universitari di talento di prendersi un po’ di spazio e di mettersi in mostra. Io sono un vero fan della creatività e dell’arte in generale e sarò sempre un grande sostenitore di questo tipo di iniziative”. Dopo il brano Al contrario, per gli ultimi due pezzi, Bruno e la sua Fender Telecaster abbandonano il cantautore che intona La certezza è solo un’altra via, cui segue Hollywood, dove d’inglese c’è giusto il titolo.

Il terzo e ultimo ospite della serata è la band Palinurus Elephas, composta dai simpaticissimi Paolo (basso), Fabio (chitarra e voce), Andrea (tastiere) ed Emanuele (batteria), mi presentano anche Marco, groupie, manager e tesoriere del gruppo.

Palinurus che?!”, chiedo confusa. “E’ il nome scientifico dell’aragosta mediterranea: siamo tutti amanti della pesca”.

Progetti?”. Abbiamo un album in vista e un EP all’attivo: Nostomania”.

I ragazzi sul palco dimostrano sicurezza ed esperienza, fin dai primi pezzi. Dopo il brano Le pianteAdatta a tutte coinvolge il pubblico che continua a canticchiare il ritornello. Dopo il pezzo Ursula undress, è Scappi il testo che rapisce tutti: “Scappi da te stesso, ma non sai che prima o poi ti ritroverai alle tue spalle”.

Un altro gioco di parole ben riuscito è quello di E’ pur qualcosa, dove “un uomo finito è un uomo che non ha più niente da raccontare” e dove ci si chiede: “A puntar il dito, cosa sarà servito? Forse ad arrivare in cima alla punta del dito”. Prima di Johnny Sigaro (primo singolo dell’EP), Il Barbiere e Balla (2° Cervello), è la candida polvere bianca de La Regina del mercato che fa sentire “re della festa”, a far ballare il pubblico sotto il palco.

La poliedricità musicale della serata è stata garantita dalla presenza di questi ospiti che avranno il privilegio di far sentire la propria musica a più ampio raggio, grazie alla collaborazione di Radio Aut.

Ancora una volta l’occhio severo delle Torri ha portato fortuna a questo evento, e, se davvero “la musica è il linguaggio universale dell’umanità” (H. W. Longfellow), quali novità e talenti avrà in serbo la quattordicesima edizione dell’University Music Festival?

All’anno prossimo!

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