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#ijf16- Day Three: World Press Photo 2015

Where are you?

Un barcone grande, ma non sufficientemente; tanti puntini colorati, troppi e ammassati; i volti rivolti verso l’alto. Così si presenta la foto dal titolo Where are you? di Massimo Sestini vincitrice del World Press Photo nel 2015, l’ennesima che rappresenta la tragedia dei migranti. O forse no. Perché come prelude il titolo della conferenza, Sestini è qui oggi per parlare di un modo diverso di approcciare la notizia così che anche quei temi di cui si parla spesso non finiscano per diventare scontati e passino così inosservati all’opinione pubblica. “L’antidoto all’assuefazione”, spiega il fotogiornalista, è cercare di proporre sempre punti di vista diversi e ricercare prospettive insolite così che uno di quei temi triti e ritriti, ormai masticati e digeriti per bene, continuino in qualche modo ad infastidire, far arrabbiare, incuriosire. Un esempio, quello della crisi dei rifugiati che fuggono dalle zone di guerra nella speranza di trovare migliori condizioni di vita altrove.

Siamo stati bombardati da moltissimi articoli e servizi televisivi che hanno raccontato in diversi modi questo fenomeno eppure in qualche misura, lo hanno fatto rispettando i soliti clichés che a lungo andare stancano e lasciano indifferenti. Da qui è nata l’idea di Massimo Sestini di realizzare una foto che potesse raccontare in modo inedito la storia delle migliaia di migranti in fuga dalla violenza e dalla morte. In particolare, le fotografie che realizza possono essere definite zenitali e a pianta ortogonale perché scattate proprio nel punto esattamente sopra al luogo da un elicottero, allo zenit appunto, così da poter mostrare tutto ciò che si trova al di sotto. Perciò il barcone colmo di migranti, ripreso dall’alto, trasmette una sensazione totalmente diversa da quella che trasmettono le centinaia di altre foto, tragiche, ma comuni nella loro tragedia. Sestini, invece, dice che nel realizzare Where are you? ha scelto appositamente di fotografare un barcone integro, non in balia di una tempesta, per concentrarsi invece sugli sguardi delle persone a bordo, tutti rivolti verso l’alto. Racconta, infatti, il fotografo che lo scopo dell’uso di un elicottero per sorvolare la zona (partito grazie all’avviso della Marina Militare) era proprio quello di destare sorpresa nei migranti che, sentendolo sopra le proprie teste, le avrebbero sicuramente rivolte verso l’alto, interpretandolo come un segnale di aiuto proveniente dal cielo. Per riuscire a cogliere lo sguardo di tutti, però, sono serviti ben due anni di lavoro, anche solo per realizzare due tentativi. La prima volta che tentò di scattare la foto, rivela divertito Sestini, il pilota dovette posizionarsi al di sopra della barca con più manovre così che il livello di sorpresa e attenzione dei passeggeri nel momento dello scatto era già calato e non tutti guardavano dritto verso l’alto.

Il secondo tentativo, che andò a buon fine, fu invece un colpo di fortuna poiché, mentre stava realizzando il calendario per la Marina, venne comunicato a Sestini che stavano per essere intraprese delle operazioni di soccorso di un barcone al largo della costa. Così fotografo e pilota, partiti in fretta e furia, riuscirono a portarsi a casa la foto. Ma quello di Where are you? è un vero progetto che non si è concluso con la diffusione e la conseguente vittoria al World Press Photo 2015 della foto, bensì prosegue tutt’ora perché Massimo Sestini ha deciso di riuscire a ritrovare tramite i volti, proprio chi si trovava sulla barca in quel momento. Perciò ha dato il via ad una serie di appelli online affinché chiunque riconoscesse qualcuno dei migranti della foto potesse farlo presente e permettesse quindi a Sestini di raccontarne la storia attraverso altre foto.

Ecco, il punto di vista di questo grande fotografo italiano che ha seguito le orme dei grandi del mestiere cercando sempre però di realizzare qualcosa di diverso da tutto il resto, qualcosa di mai visto che davvero potesse stupire il pubblico e allo stesso tempo informarlo, che è poi lo scopo principale di questa professione. Che si tratti di foto di cronaca (Sestini ha fotografato in esclusiva il luogo delle stragi di Capaci e Via d’Amelio, della tragedia dell’Aquila, ecc.), gossip (Sestini racconta qualche aneddoto sulle foto scattate al matrimonio di Tom Cruise) o progetti del calibro di “Where are you?”, egli cerca di evidenziare un aspetto diverso della notizia, che la renderà degna di nota e che le darà una qualità maggiore rispetto a tutte le altre.

E, senza ombra di dubbio, viste anche le emozioni forti che le sue opere sono in grado di trasmettere, questo tentativo sembra riuscirgli molto bene.

Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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