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#ijf16 – Day Four: Giornalismo ed elezioni politiche

Raccontare le elezioni in Italia e in America

“Raccontare le elezioni: dalle maratone tv al web” è il titolo ed il corpo dell’incontro della quarta giornata del Festival perugino, nel quale Lorenzo Pregliasco (cofondatore YouTrend), Alessandra Sartori (In Onda La7) e Luca Sofri (fondatore Il Post) hanno portato il proprio particolare punto di vista sul “racconto” politico per eccellenza.

Eleggere il proprio corpo governativo è espressione della volontà popolare: raccontarla vuol dire narrare ancora prima del pensiero dei cittadini, mentre si crea, e dopo mentre diventa concreto. La volontà di ognuno diventa volontà della maggioranza, per cui raccontare le elezioni vuole anche dire stringere un rapporto, seppur teso, tra cittadino e cittadini, tra la preferenza del primo e la soddisfazione dei secondi. Il racconto delle elezioni è quindi un momento di attesa che riflette il comune sentimento del popolo mentre aspetta il risultato della propria scelta democratica. Il lavoro del giornalista consiste nell’accompagnare i fatti che si susseguono e nel comunicarli allo stesso tempo, quello che fa è dunque comporre un quadro di notizie, un racconto in itinere, dove però non può vestire i panni del narratore onnisciente.

Raccontare l’Italia:

La campagna elettorale nel nostro paese ha perso rilievo nell’economia delle notizie durante le elezioni. Non è più un momento ben determinato nel suo inizio e nella sua conclusione, ma una questione quotidiana: ogni politico è sempre in campagna elettorale. I risultati elettorali sono diventati parte di un racconto di personaggi politici e non di politica, i temi sull’argomento sono ridotti a semplici elementi aggiuntivi, funzionali alla polemica che investe la scena pubblica. La campagna elettorale sembra abbia un qualche tipo di termine solo nella notte della “vigilia”, quando fatti chiari e indiscutibili (il numero dei voti) sostituiscono i fatti discutibili e opinabili che in gran parte hanno interessato i mesi precedenti (la propaganda). Il pubblico italiano si mostra però sempre più stanco e saturo nei confronti di un dibattito politico sempre uguale, fatto degli stessi personaggi di altri tempi e dagli stessi squilibri che lo rendono tutt’altro che un dibattito. Il giornalismo può affrontare questo problema rendendo più attivo e interattivo il proprio modo di raccontare le elezioni. Stage e backstage a La7, per esempio, lavorano simultaneamente su una scena scevra dei ritmi tradizionali: in trasmissione si può vedere il conduttore che nel bel mezzo del programma risponde al telefono per non perdere novità rilevanti, o che al momento chiama in sala personaggi che vede dietro le quinte. Una redazione che si mostra nel suo farsi, regala al pubblico in attesa uno spaccato di lavoro quotidiano, fatto di momenti di attesa e produzione reali.

Raccontare l’America:

La campagna elettorale è invece di fondamentale importanza nel panorama americano dove determina quasi completamente i risultati della “grande notte” di novembre. La campagna di ogni candidato è la storia del suo atteggiamento politico e del suo rapporto umano, istituzionale e non, con il popolo elettore. Il giornalismo racconta la corsa elettorale come il cuore di tutta la battaglia politica in atto e, durante quella notte, salva il salvabile: si festeggia la vittoria e si giustifica la sconfitta. Il rapporto tra candidato e media è ovviamente di propaganda se si tratta di membri del proprio staff, in tutti gli altri casi è molto limitato. Questo perché i candidati concedono ai giornalisti esclusivamente interviste a tu per tu ma, escluso l’obbligatorio e ormai classico dibattito con gli avversari riuniti, non prendono quasi mai parte ai dibattiti televisivi: non c’è politica negli show politici americani.

L’analisi del flusso elettorale, infine, ha uno stampo tutto suo: lungi dal porsi come un’analisi quantitativa dei voti (o al massimo da un’analisi della loro provenienza in termini di territorio nazionale), l’attenzione del giornalismo americano si rivolge ad aspetti più demografici, ad una particolare etnia che mostrerà una particolare preferenza, e allo stesso tempo è confinata a riportare precise regole di voto che ogni Stato segue per legge.

Un incontro di interesse e divertente perché divertiti erano gli ospiti che, in un confronto anche ironico ma mai aspro, hanno mostrato tutta la sana adrenalina del racconto elettorale che è un evento che si ripete sempre. Un lungo e intenso momento che i giornalisti, da cittadini elettori come gli altri, vivono in attesa e che, nel pieno dei fatti che accadono, hanno il privilegio di raccontare.

 

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