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#ijf16 – Day three

Giornalismo e politica, politica e giornalismo: il dilemma infinito.

Silvia Costa (Parlamento europeo), Jaume Duch Guillot (portavoce Parlamento europeoe moderatore del dibattito), David Sassoli (vicepresidente Parlamento europeo), Antonio Tajani (vicepresidente Parlamento europeo), sono gli ospiti che hanno tentato, se non di comporre, di sicuro di chiarire i punti chiave del dilemma tra giornalismo e politica. Tutte voci ormai genuinamente europee, e quindi figlie di un contesto più ampio e ancora troppo vago rispetto a quello puramente nazionale. È però a livello nazionale che si sono formati come giornalisti, ed è da lì che hanno maturato la scelta di entrare in politica.

Tutti e tre gli ospiti hanno dato il via al dibattimento cominciando a raccontare la propria esperienza nel mestiere, come giornalisti prima e politici poi. Le biografie di Sassoli e Tajani hanno in comune il momento della svolta della carriera: entrambi insoddisfatti della gestione da parte dello Stato di due momenti difficili (il terremoto dell’Aquila e quello dell’Irpinia) ed entrambi pronti ad impegnarsi in prima persona nella gestione degli affari politici. Il caso di Silvia Costa è invece diverso: la sua carriera giornalistica è cominciata già come giornalismo politico per continuare poi come impegno politico esclusivo.

Il giornalismo che loro sostengono è un giornalismo integro e fedele ai motivi per cui è nato: fare giornalismo vuol dire raccontare la verità sui fatti al pubblico dei lettori, o meglio, raccontare innanzitutto, e a prescindere da tutto, solo cose vere. Ogni giornalista dà la propria impronta e soprattutto la propria opinione alla notizia che divulga, dà anche la sua impronta politica, e queste sono tutte fonti di influenza corrette se utilizzate correttamente. Stravolgere la notizia perché spinti da questi fattori non è più giornalismo ma diventa informazione personale, non più valida ma posta al pari del banale chiacchiericcio. Fare giornalismo vuol dire anche spiegare ciò che è complicato in maniera chiara, perché chiunque possa avere l’occasione di dare forma alla propria idea a riguardo. La politica deve essere, con i suoi mezzi, chiara con il popolo quanto il giornalismo, e, come nel caso delle notizie, il materiale politico deve essere rigoroso anche se di parte, il lavoro politico deve assumere i caratteri di un continuo dibattito piuttosto che di un attacco diretto e una difesa accesa.

Ciò che in pratica rende così incomponibile il disaccordo tra la politica e il giornalismo risiede nei cattivi atteggiamenti che politici e giornalisti adottano gli uni nei confronti degli altri, e nella concezione errata che le due categorie hanno del lavoro che rispettivamente svolgono. Il politico vede il giornalista come un braccio della propria propaganda, il giornalista vede la politica come fonte di materiale di pura polemica, da criticare e contestare. Il giornalismo è invece indipendente da politica ed economia, deve raccontare bene come le cose sono per permettere a chiunque di giudicarle, e la politica deve essere raccontata con trasparenza e competenza per garantire sempre lo stesso diritto, a chi ne legge, di giudicare qualcosa che non è stato già giudicato da altri.

Il nodo centrale della discussione si snoda però su una dimensione politica che non è più nazionale ma europea: la politica che confligge col giornalismo, e che è necessario raccontare, è la politica dell’Europa di cui l’Italia fa parte, una politica che contribuisce a nutrire la nostra politica domestica tanto quanto quest’ultima contribuisce a quella estera. Il morbo che quindi infetta il rapporto tra giornalismo e politica europea vede un giornalismo confuso, ridotto o poco presente a Bruxelles, che racconta male quello che è l’Europa rendendola indistinta e quasi incomprensibile al comune cittadino che invece necessita di sapere come funziona il sistema nel quale opera tutti i giorni. I media che raccontano “male” i fatti acquistano quindi una responsabilità da non sottovalutare: creano una loro politica parallela che sarà l’unica che il cittadino potrà valutare, e se non c’è informazione, o scarseggia, non c’è trasparenza.

Gli ospiti, seppur riconoscendo la problematicità che interessa l’organismo Europa, riconoscono in essa molto potenziale: “l’Europa è, ad esempio, l’unica realtà dove nessuno, mai, ha il diritto di privare qualcun altro della propria vita” ha affermato Ajati, si parla di un’Europa attiva nei suoi punti di forza che va conosciuta per essere promossa e tutelata perché è “nostra”. Il giornalismo, che rimane sempre una loro professione e una loro vocazione, sperano possa far conoscere la realtà quotidiana per quella che al momento è diventata, e sperano, allo stesso tempo, che la politica mantenga nel tempo i tratti di una realtà sempre piacevole da raccontare.

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