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Ricchi premi e cotillons…?

Chi non ha mai sentito nominare questa frase, almeno una volta nella vita? In realtà credo molti, almeno per quanto riguarda la mia generazione. La formula RICCHI PREMI E COTILLONS pare fosse molto in voga tra rematori e specialmente in occasione delle feste di Capodanno con annessa lotteria/tombola (palesemente truccate, vedeste che alettoni e che fondotinta), nei biglietti di invito. Ora, cosa si intenda per ricchi premi è presto detto. Che poi sarebbe stato meglio non vincerli o accontentarsi del “pensiero” piuttosto che portarsi a casa un Power Player Super Joy, un intero prosciutto di San Danilo (???) o un meraviglioso tv color con tecnologia CRT di 20 pollici (non opponibili). Ma cosa sono quegli enigmatici e ambigui “cotillons”?

Per capirlo anzitutto mi sono affidato all’etimologia. Sbagliando.

Cotillon è francese e significa “gonnella”: con questo significato il francesismo pare fosse diffuso nella pianura padana quando il dialetto era ancora una lingua, come epiteto sinonimo di dulsòn e urègia.
Non è il caso che ci interessa.

Da quel significato letterale deriva quello di “antica danza francese, eseguita da quattro coppie che si disponevano a quadrato, eseguendo nove figurazioni: queste nove figurazioni erano tutte diverse, alternate però da una figurazione che si ripeteva sempre uguale. L’esecuzione era alternata inoltre dalla presenza delle coppie danzanti: prima entravano in scena la prima e la terza coppia, poi la seconda e la quarta. La dama aveva un ruolo da protagonista nel ballo-gioco: era sua facoltà cercare di attirare a sé il cavaliere desiderato e farsi invitare da lui al ballo vero e proprio, il quale celava un significato di corteggiamento”.
La fiera dei doppi sensi. Ma anche questo non è il nostro caso.
Anche se pare che alla fine del “ballo” venissero scambiati piccoli doni, motivo per cui il termine cotillon verrebbe usato per indicare piccoli regali a sorpresa. Cioè ci sarebbero i “ricchi premi” e i “cotillons”. Che se abbiamo detto cosa sono i “ricchi” premi figuriamoci cosa siano i cotillons. Mi ricordano quelle cose che appena ricevute ti vien da dire all’amico: «Non avresti dovuto…!».
Non per educazione: proprio per una questione di buon gusto.

Venendo a tempi più recenti, per traslato questo termine ormai obsoleto finì per indicare orribili cappellini colorati, stelle filanti e lingue di Menelik offerti durante le feste degli anni ’50-’60 a corredo del proprio degrado alcolico. Quei tempi antichi in cui ancora un minimo di pudore impediva alle persone di comprare personalmente quegli ammenicoli, i quali venivano acquistati dagli organizzatori dei balli sottobanco, di notte e di contrabbando, in cambio di sigarette e dignità. Ora che la dignità a momenti non si trova più nemmeno sui vocabolari, anche i cotillons sembrano spariti dalla circolazione insieme a quelle feste, mirabilmente esemplate dal Fantozzi (1975) di Luciano Salce.

Video.

Bene. Siamo arrivati alla fine di questo viaggio entusiasmante alla ricerca del significato di una delle domande fondamentali dell’uomo. Non sapremo chi siamo, da dove veniamo né dove andiamo, ma se ci salterà in mente di partecipare alle quindici domande del buon Virginio e il suo bel faccione ci chiedererà cosa siano i cotillons, non andremo a casa alla terza domanda. Morale di tutto questo articolo: se volete partecipare al Milionario non contate su di noi. Ma soprattutto se vi venisse in mente di scrivere un pezzo, e magari avere anche la pretesa che tale pezzo faccia non dico ridere ma almeno provocare una qualche reazione nel lettore attonito per la marea di cagate che neanche la Cloaca Maxima dei bei tempi antichi oltreché per periodi privi di virgole mirati a lasciare suddetto lettore senza fiato pure solo leggendo-

 (prendete fiato)

 -non lanciate sul tavolo della redazione la prima idiozia che vi viene in mente e che faceva ridere quando Panariello faceva ridere.

 E dopo tutto questo sproloquio, un piccolo regalo di Natale per voi firmato Roberto Artigiani.Non dovete ringraziarmi.

No, davvero, non fatelo.

Avete visto quanto è brutto?

ROBERTO ARTIGIANI – Power Player Super Joy!

 

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