Scienza

No WhatsApp, no party

La tecnologia è entrata a far parte prepotentemente della nostra vita quotidiana. Ecco perché chi non ha feeling con smartphone, app, 3G e simili si trova spesso in situazioni imbarazzanti… Una ragazzai pubblica qui la sua richiesta di aiuto, niente meno che a Babbo Natale.

Caro Babbo Natale,
Mi rendo conto che a 19 anni suonati mi ritrovo ancora a scriverti, ma la faccenda è molto delicata: anche se a 5 anni ti sei rifiutato di portarmi il Cicciobello versione Deluxe (e ciò ha seriamente compromesso la fiducia che riponevo in te per i successivi  14 anni), questo Natale mi ritrovo a doverti pregare di esaudire il mio desiderio. Non chiedo molto, in fondo: solo di regalarmi un cellulare con WhatsApp.
So che questo ti stupirà molto, perché sai benissimo che io e la tecnologia siamo come due binari della ferrovia che corrono verso l’infinito: due rette parallele che non s’incontreranno mai, due elementi agli antipodi che a malapena sono a conoscenza dell’esistenza dell’altro.
Ebbene, se la mia richiesta riguarda qualcosa di tecnologico un motivo c’è, ed è anche piuttosto serio: l’emarginazione sociale è alle porte. Se pensavo che creare un account Facebook e Twitter bastasse per interagire con il mondo moderno, mi sbagliavo alquanto: la chat di Facebook è utilizzata solo dai “provoloni” che, nonostante i continui tentativi di ignorarli, perseverano imperterriti nello scrivere sgrammaticati messaggi, che a prima vista sembrano criptati o in lingua sanscrita: “k bll k 6”, “6 fida?” e via dicendo; gli SMS sono ormai obsoleti e, oltre a far spendere, sono considerati un mezzo  ”troppo lento” e “sbatti” dalla maggior parte dei giovani d’oggi.

 

Vedi Babbo, ero convinta che non avrei mai ceduto al futuro: WhatsApp, smartphone, Internet sul cellulare che prende in università, per strada, sulla tazza del water… Mentre sull’autobus vedevo bambini delle elementari scaricare le nuove app per l’iPhone 5, io mi dilettavo a modificare le foto con le clip art di cui è dotato il mio N70; mentre i miei amici si lamentavano delle catene di Sant’Antonio che circolavano nelle chat, io sorridevo beffarda crogiolandomi nel mio orgoglioso distacco dal seguire l’ennesima moda passeggera. Fino a che non mi sono resa conto che, purtroppo, se non si ha Whatsapp la vita diventa enormemente più complicata. Quando ti chiedono «Allora, hai portato i 10 euro per il regalo di Tizio?» e tu perplessa rispondi che non ne sapevi niente, la risposta «Ma come? L’ho scritto a tutti su WhatsApp!» suona come una presa in giro. Quando arrivi mezzora dopo l’inizio dell’allenamento e scopri che per l’orario tutti gli altri si erano organizzati in chat, cominci a pensare che forse è necessario, per non dire inevitabile, uscire da questo isolazionismo un po’ snob e buttarsi nel conformismo pigro di chi vuol comunicare tutto, su tutti, con tutti, subito.
Perciò, caro Babbo, mi arrendo! Spero proprio che accoglierai la mia invocazione d’aiuto. E questa volta la società non potrà rifiutarmi la richiesta d’amicizia.

Carissimi saluti,
Una ragazza senza WhatsApp

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