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CineFraccaro 2014: serata conclusiva dedicata al tifo calcistico

di Stefano Sette

Si è svolto lunedì sera l’ultimo incontro della rassegna “Sport e società”, organizzata e curata dal collegio Fraccaro. Dopo la Formula 1, il basket e l’apnea è toccato al calcio, con la proiezione del film Febbre a 90°. Ospite della serata Carlo Genta, giornalista e conduttore di Tutti convocati su Radio 24. Genta ha sottolineato come nel personaggio di Paul Ashworth (protagonista del film) esista un parallelismo tra il tifoso adulto e il bambino, in quanto il tifo l’ha accompagnato in tutte le fasi della vita a causa della sua situazione familiare (il padre, dopo il divorzio, si trasferì in Francia tornando a Londra occasionalmente) e per questo considera il calcio quasi come un pretesto di vita. In seguito la discussione si è spostata sulla differenza tra il calcio inglese e quello italiano: nel Regno Unito sono stati ristrutturati gli stadi rendendoli più sicuri e agibili (durante il film si sono viste le immagini della strage di Hillsborough del 15 aprile 1989, in cui morirono 96 tifosi del Liverpool per via della struttura inadeguata) e il fenomeno hooligans è stato sconfitto grazie a leggi speciali approvate nella seconda metà degli anni ’80 e applicate alla lettera, mentre in Italia non c’è la volontà di affrontare il problema a causa dei contatti diretti degli ultras con le società e i settori della politica.

Carlo Genta

Oltre al capitolo violenza la differenza tra i due campionati è dovuta al fatto che quello inglese ha la media spettatori più alta d’Europa dopo la Germania, mentre gli stadi italiani sono sempre vuoti, stagione dopo stagione: ciò è dovuto alle strutture (l’unico stadio di privato in Italia è quello della Juventus) e alla qualità del campionato, dal momento che pochi fuoriclasse vengono a giocare in Italia, preferendo la Premier League e la Liga spagnola. Inoltre in Serie A non ci sono più personaggi mediatici che possono rendere interessanti le discussioni post-gara come avveniva in passato, a causa del poco carisma e della troppa pressione che ruota attorno agli atleti: tutto questo porta i giocatori a utilizzare i social network (in particolare Twitter) come valvola di sfogo, rendendoli la principale fonte di notizie e talvolta di polemiche che potrebbero danneggiare l’immagine della società. A questo proposito Genta ha suggerito di multare i calciatori ogni volta che scrivono tweet polemici e provocatori.

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