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#ZittiMai: Mauro Vanetti assolto

È stato proprio l’imputato a dare la notizia tramite un tweet, scritto a caratteri cubitali. La sentenza di ieri ha giudicato Mauro Vanetti assolto in base all’articolo 530, comma 2, del Codice Penale:

Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile.

Mauro Vanetti

Mauro Vanetti, attivista politico pavese, fu querelato nel lontano 2011 dall’assessore al Commercio Pietro Trivi per alcuni commenti che sarebbero comparsi su Facebook. Condizionale d’obbligo giacché, come ha poi sancito la sentenza, le uniche prove portate dall’accusa erano insufficienti, e su questa base è stata sancita l’assoluzione. Un caso che, considerati i tempi tecnici della giustizia, si è risolto relativamente in breve tempo. E nel migliore dei modi possibili: con l’assoluzione è stato di conseguenza sancito (come d’altra parte già capitò con la sentenza 2912/04 della Cassazione) che stampare uno screenshot non prova nulla. Anche se, per essere precisi, gli “screenshot” che avrebbero dovuto provare la colpevolezza di Vanetti non erano nemmeno istantanee di una schermata web, ma parte di esse, quindi senza che riportassero nemmeno l’indirizzo URL cui si riferivano.

 

Inchiostro – Dopo il rifiuto (in entrambe le udienze) della richiesta di perizia sembrava ormai quasi certa la condanna. Un’assoluzione che viste le premesse pareva ormai impossibile. E invece…?
Mauro Vanetti – E invece ci eravamo fatti influenzare dal trionfalismo di Trivi, che sembrava avere in mano delle carte che non aveva. In fondo la valutazione finale del giudice si è basata soprattutto sul fatto che non ci sono state indagini, e quindi non ci sono state prove. A quel punto non c’era modo di condannarmi. Si tratta di ciò che abbiamo detto dall’inizio, sostenendo che questo è un processo che non doveva neanche partire. Speriamo costituisca un precedente per casi analoghi.

Un caso infatti che, per le modalità con cui si è svolto, è andato avanti per troppo tempo. Come ci si sente ora che la giustizia ha prevalso sulle deduzioni, ora che è finalmente tutto concluso?
Sono molto contento, anche se dietro questa causa ho perso tantissimo tempo, molta serenità e molti soldi. Spero che chi ha posizioni di potere smetta di portare i propri avversari politici in tribunale.

Si concretizza dunque la possibilità di donare a chi ha davvero bisogno i soldi raccolti (inviati da tutta Italia) in vista della provvisionale. Avete già idea di una destinazione precisa per questi fondi?

Pietro Trivi

Qui c’è un problema: il giudice ha respinto la nostra richiesta che le spese venissero pagate da chi ha fatto partire questo processo assurdo e non ci sembra giusto che l’avvocato Sommariva lavori gratis. Non sappiamo quindi quanto resterà del fondo di solidarietà che abbiamo creato. Mi impegno personalmente a dare un rendiconto esatto della parcella e del denaro raccolto, quel che resta vorremmo destinarlo a sostenere altre cause analoghe. Ma probabilmente, visto che le querele politiche a Pavia sono parecchie, bisognerà replicare la forma di lotta che abbiamo utilizzato in questa occasione, costruendo altre iniziative di solidarietà per accrescere il fondo.
Insomma, non finisce qui, anche se penso che d’ora in poi i potenti di Pavia ci penseranno due volte.

 

Tutti i dettagli di questo caso nello speciale del prossimo numero di Inchiostro, che troverete nei dispenser nei prossimi giorni!

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