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Tutti i soldi del mondo: Ridley Scott e il suo nuovo romanzo cinematografico

Quello che Ridley Scott compie attraverso la realizzazione di Tutti i soldi del mondo è un esperimento cinematografico dei più puri: l’ultimo film del regista americano famoso per Alien, Blade Runner, Il gladiatore e American gangster risulta infatti come la messa in atto di un meccanismo filmico che, se non arriva al livello dei precedenti lavori sopracitati, pur tuttavia sfrutta i meccanismi classici del mezzo artistico con cui si esprime, arrivando ad allestire un’opera densa e rappresentativa.

Ispirata a fatti realmente accaduti, la storia tratta del rapimento a Roma, nel 1973, di John Paul Getty III, nipote dell’allora uomo più ricco del mondo John Paul Getty, fondatore della Getty Oil, da parte della ‘Ndrangheta. La malavita calabrese chiede da subito un riscatto miliardario, che il magnate non è disposto a pagare. Da qui la strenua battaglia della madre del ragazzo contro il suocero, che tra colpi di scena e violente rappresaglie da parte dei rapitori, riuscirà ad averla vinta contro il tirchio miliardario prima e, di riflesso, con i rapitori poi.

Se il finale già si conosceva (il ragazzo fu realmente liberato dopo mesi, al prezzo di un decimo del riscatto iniziale, quando il miliardario cedette nel consegnare il denaro ai familiari che avevano ricevuto parte dell’orecchio di Paul), quello che sorprende è il contorno costruito da Scott: la trama del film è solo ispirata ai fatti realmente accaduti, e procede con stacchi narrativi in parte anche inverosimili e scontati, ma proprio attraverso questi snodi il regista ricrea e potenzia la sua vera opera, fatta tanto di personaggi monolitici quanto di picari che seguono una loro parabola di formazione, come nel più classico dei romanzi.

Nel primo caso è limpido il personaggio di Getty Sr. (magistralmente messo in scena da Christopher Plummer), il vero cattivo della vicenda, che se da ultimo sembra ravvedersi delle sue azioni prima di una morte che tocca il melodrammatico, è in realtà un maligno puro, della migliore tradizione romanzesca, dal quale lo spettatore non può che rimanere stregato, finendo per affezionarvisi, come il regista prima di lui, il quale costruisce il personaggio con un’evidente aura di stima e affetto (perché sì, uscendo dal realistico ma rimanendo nel verosimile, ci si può affezionare molto facilmente anche ai cattivi).173857032-9c6ae36e-f2de-4561-9fcd-fb0f77f7c944Il personaggio che invece vive una vera e propria formazione, all’ombra del cattivo monolitico ovviamente, è la mamma del ragazzo, Gail Harris (portata in scena da una convincente Michelle Williams), la quale se in un primo momento odia visceralmente il suocero che non vuole aiutarla e che anzi vuole anche levarle i figli, col tempo impara proprio dalle sue mosse come comportarsi nei suoi confronti e nei confronti dei rapitori, arrivando addirittura a gestire bluff, trattative e pedine messe in campo da entrambi i fronti. È lei che esce vincitrice dai tre fronti in battaglia: mette gli stessi uomini del suocero contro di lui, che lo fanno cedere, rischia mentendo più volte ai rapitori, cerca da sola di racimolare il denaro necessario in differenti modi, arrivando dapprima a rispondere al vecchio con le sue stesse armi (emblematica la battuta dell’ex-agente C.I.A. Chase messole accanto dal suocero, che, stanco anch’egli della durezza del padrone, ad una delle ultime tattiche proposte da Gail la apostrofa: “Ora sì che inizia a ragionare come un Getty”), per poi a guerra finita, con i rapitori fuori uso ed il suocero provvidenzialmente defunto, ereditare senza batter ciglio la gestione della macchina da dollari più grande mai esistita. Alla fine Getty, morto, si è reincarnato in colei che l’ha battuto. Lo spettatore non perde quindi il suo punto di riferimento. Una spia in questo senso sono le ultime battute di Gail, che ricalcano in maniera pressoché identica quelle con cui esordisce in scena, all’inizio della pellicola, Getty Sr.

Un’opera quindi che esprime con disinvoltura le possibilità a cui il cinema ci ha abituato negli anni, Tutti i soldi del mondo è un affresco fedele ma infedele, quindi cinematograficamente, e tanto basta, riuscito.Tutti-i-soldi-del-mondo-Ridley-Scott-999x666P.S. Nota di demerito, non tanto nei confronti del regista quanto più verso i produttori italiani, i quali ripropongono per l’ennesima volta un doppiaggio che, concentrandosi solo sui protagonisti, lascia i restanti personaggi in un informe resa audio delle più orrorifiche, confermando una tendenza recente che porta la nostra scuola di doppiaggio, un tempo tra le più valenti al mondo, a toccare in più punti della pellicola il fondo.

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Tutti i soldi del mondo è in programmazione fino a martedì 15 gennaio al Cinema Politeama di Pavia, in Corso Cavour n° 20, con i seguenti orari:

Venerdì 12 gennaio ore 21:00
Sabato 13 gennaio ore 15:30 – 21:00
Domenica 14 gennaio ore 15:30 – 18:00 – 20:30
Lunedì 15 gennaio ore 21:00
Martedì 16 gennaio ore 21:00

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