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Titoli di coda per i Cavs?

Ben tornati al consueto appuntamento settimanale con gli aggiornamenti dal mondo dell’Nba! Ci eravamo lasciati con l’uscita di scena, da vincenti, dei Golden State Warriors da gara 1 e le cose, per i Cavaliers, non sono migliorate da allora. Anzi.

Gara 2 si chiude all’insegna di Curry, che nell’arco di 48’ piazza ben 9 triple (record nella storia delle Finals Nba in singola partita). Cleveland sarebbe anche lì, ad un passo, se solo non fosse per il quarto quarto messo in campo sempre da Steph, che in 12’ mette a segno ben 16 punti e annienta le speranze del Re. LeBron infatti riesce a tenere la flotta a galla grazie ai suoi 29 punti e 13 assist e anche grazie al prezioso aiuto di Love nel terzo periodo di gioco (chiuderà a quota 22). Anche Hill, con 15 punti a referto, porta sostegno fino agli atti conclusivi. Golden State però rimane fedele al suo mantra e gioca una partita fatta di schemi veloci, giocate brevi ma intense e lo dimostra il fatto che chiudano la gara con ben 28 assist di squadra. Anche Thompson si è completamente ripreso dall’infortunio alla caviglia e, oltre ai 20 punti segnati, risulta un tassello fondamentale per la solidità della difesa giallo-blu. La sensazione è proprio quella di un LeBron James che veste i panni di Giovanni Drogo del “Deserto dei Tartari“: è sempre pronto alla battaglia, le armi ci sono, le capacità pure, ma è solo e abbandonato da compagni poco incisivi e decisamente non adeguatamente concentrati. Aspetta e spera che un giorno o l’altro anche i gregari salgano di livello. Queste Finals sarebbero dei Cavs, se non fossero questi Cavs.

Il clima che scorre tra gara 2 e gara 3 è più centrato sul fronte politico che su quello cestistico. Infatti, come ormai ci stanno abituando i più grandi atleti dell’Nba da un po’ di tempo a questa parte, la pallacanestro, soprattutto in America, non è più solo uno sport o un passatempo. LeBron tempo fa ha parlato di “Shut up and dribble” riferendosi al fatto che molti politici sicuramente vorrebbero che atleti di quel calibro fossero solo atleti, che lo sport fosse seguito proprio come distrazione dalla vita quotidiana e che proprio lo sport distogliesse l’attenzione delle masse dai reali problemi della società. Ed è proprio questo il doppio senso nella frase iconica del Prescelto, perché loro, i grandi atleti di tutta America, non staranno in silenzio e passeranno oltre (dribble usato sia come termine tecnico dei vari sport, sia come “sorvolare” su un problema). Ora come non mai gli atleti si stanno rendendo veramente conto della vastità del loro pubblico e della grossissima influenza che possono avere su di loro, e si stanno impegnando a fare fronte unico contro i problemi della società odierna. Quello che succede tra il secondo ed il terzo atto delle Finals si ricollega a questa tematica in quanto sia Warriors che Cavaliers, seppur rivali sul parquet, hanno dichiarato che, qualunque sia il vincitore dell’anello Nba, nessuno si presenterà alla Casa Bianca per l’incontro tradizionale con il Presidente. Messaggio potente e che smuove sicuramente sul fronte razziale.

Ma tornando alla pallacanestro giocata, ci troviamo ora al terzo atto delle Finals. Quello che Curry ha fatto in gara 2, trascinando di peso i suoi alla vittoria, questa volta lo fa Durant, vestendo i panni del salvatore. Gli altri Warriors sembrano proprio remargli contro: Curry chiuderà a quota 11 punti, Thompson addirittura 10, Green litigherà con qualunque essere vivente sott’occhio e Iguodala, seppur in campo, soffrirà per un nuovo infortunio e farà più danni che altro. Fortunatamente per i ragazzi della BaiaKD è pronto a caricarsi tutta la franchigia sulle spalle e portarla alla vittoria, con ben 43 punti e 13 rimbalzi a referto. Anche questa volta a Cleveland manca quel piccolo scalino nel finale, quello scalino che separa le ottime squadre dalle grandi squadre (ne avevamo già parlato durante la stagione) e in questo caso è Golden State la grande squadra, o meglio Durant. Finalmente i Cavs ritrovano un Smith con una lucidità e concentrazione superiori ai primi due atti della seria, ma neanche questo basta all’armata dell’Ohio, che tiene botta fino a 50” dalla fine, quando con l’ulteriore tripla da fantascienza, Durant fa demordere LeBron e compagni e fa calare il sipario.

Ora per i Cavs la situazione è praticamente irrisolvibile, anche considerando il fatto che nella storia dell’Nba mai nessuno sia riuscito a recuperare una serie, vincendola, dopo aver subito un 3-0 iniziale. Ma il Re ci ha abituati a non lasciarci trasportare da considerazioni semplicistiche e la serie resta comunque aperta fino alla quarta vittoria di una delle due squadre, anche se l’intera storia della pallacanestro Americana rema contro ai Cavaliers.

Tutti svegli per Gara 4, del possibile incoronamento degli Warriors, il 9 giugno alle 3:00 A.M. orario Italiano.

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