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Robert Enke: “Quell’uscita ad occhi chiusi”

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di Simone Lo Giudice

Indossava un paio di guanti per proteggersi. Viveva a ridosso di quella linea bianca: l’eterno spartiacque tra gioia e dolore, tra vittoria e sconfitta. Robert amava stare tra quei due pali, perchè odiava vivere senza punti di riferimento. Due angeli custodi ai lati per contrastare l’avversario di turno, per difendersi da quell’inesorabile destino. Perchè portieri si nasce e non si diventa.

Robert era originario di Jena, città extra-circondariale della tedeschissima Turingia. La gioventù sportiva spesa in Germania (tra 1995 e 1999) prima di spiccare il volo verso la “Europa che conta”: dal Portogallo (Benfica 1999-2002) alla Spagna (Barcellona 2002-2003). Il pubblico accosta le mani per applaudire, Robert le stringe a pugno per parare. Ma poi qualcosa va storto. Qualche uscita a vuoto relega i complimenti in calcio d’angolo, spalancando praterie a critiche galoppanti.

L’ “Europa che men conta” è pronta ad ospitare i suoi guantoni: eppure anche in Turchia (Fenerbahce 2003-2004) la gioia non scende in campo (Robert viene attaccato dai suoi tifosi con bottiglie e fumogeni, dopo la sconfitta per 3-0 contro l’Istanbulspor). Si ritorna in Spagna e calano le ambizioni: Robert scende in “Seconda Categoria” per difendere la porta del Tenerife. Segnali di risveglio, perchè la luce sta per fare capolino nel buio. Si ritorna nell’amata terra tedesca (Hannover 2004-2009) perchè c’è voglia di riscatto.

Il risveglio del numero uno. Robert diventa la prima scelta tra i pali, vince il premio “Miglior Portiere della stagione 2004-2005”, viene nominato capitano dell’Hannover 2007-2008. Intanto anche le porte della Nazionale tedesca stanno per disciudersi (Enke viene convocato ad EURO 2008). Avrebbe anche potuto partecipare alla spedizione Sudafricana 2010. Avrebbe. Perchè il 10 Novembre 2009 è un giorno speciale: quello in cui Robert decide di compiere “quell’uscita ad occhi chiusi”.

Piangeva da tempo la sua solitudine. Da sei anni si sentiva solo, nel 2006 ha smarrito sé stesso (in seguito alla prematura scomparsa della figlia Lara, all’età di due anni, per una malattia cardiaca). Così in un tardo pomeriggio del suo trentaduesimo Novembre, Robert ha deciso. Passaggio a livello di Neustadt am Rübenberg (città della Bassa Sassonia). Guanti tra le mani per fermare l’avanzata di quel treno. Pochi istanti separano Robert da quel fatidico scontro con l’avversario. Ha gli occhi chiusi. Sta pensando alla moglie Teresa ed alla figlia adottiva di pochi mesi. Prima di venire qui ha scritto una lettera d’addio per chiedere scusa. Quell’impatto sta per firmare l’epilogo della sua vita.

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