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Passi avanti per la cura del cancro

Il cancro al seno, una delle maggiori paure delle donne, può essere catalogato da diversi punti di vista: morfologico, dal quale si possono distinguere i tipi di cellule che danno origine al tumore; l’evoluzione, in cuiil tumore viene classificato in cinque stadi; TNM, ovvero le dimensioni, la vicinanza dei linfonodi a cellule maligne e la presenza di metastasi e in base alle caratteristiche molecolari, in particolare in base ai recettori ormonali presenti sulle cellule. Su quest’ultima base, i carcinomi invasivi sono definiti HR positivi o HER2 positivi. Questi sono i più aggressivi, sebbene non frequenti poiché colpiscono circa un quinto delle pazienti. Generalmente questo tipo di cancro si cura tramite intervento chirurgico e chemioterapia ma, in questi giorni, la scoperta di un gruppo di oncologi britannici, presentata all’European Breast Cancer Conference di Amsterdam, ci ha fatto sperare con i suoi risultati sorprendenti!

I ricercatori stavano studiando come i farmaci cambiano i tumori nel breve arco di tempo che passa dalla diagnosi alla rimozione chirurgica. Negli ospedali di Manchester, somministrarono una combinazione di farmaci a 257 donne, con tumori al seno da 1 a 3 cm, prendendo come bersaglio la proteina HER2, a cui sono positivi in un caso su dieci. Al momento dell’operazione, i medici si accorsero che in alcuni casi non c’erano più i segni del cancro. In undici giorni di terapia, nel 11% dei casi il cancro è sparito completamente e nel 17% si è rimpicciolito fino a 5 mm.
I farmaci in questione sono il Trastuzumab, ovvero un anticorpo, simile a quelli prodotti dal nostro organismo, che colpisce in modo selettivo il recettore HER2 presente in eccesso sulle cellule tumorali HER2 positive, colpisce quindi le superfici cancerose. Se esso viene combinato alla terapie tradizionali raddoppia la sua efficacia. Il secondo farmaco è il Lapatinib, che penetra all’interno del tumore disabilitando le proteine HER2.
Entrambi sono farmaci noti da tempo in campo oncologico, ma per la prima volta sono combinati assieme, con benefici che non erano ancora stati studiati.
Ora serviranno sperimentazioni più ampie, per vedere anche il rischio di recidive, ma i grandi risultati ottenuti fanno ben sperare tutte le donne del pianeta: se il progetto avrà successo, permetterà a molte pazienti di evitare la chemioterapia e le sue conseguenze sull’organismo.

Valentina Fraire

Studentessa al primo anno di Scienze e tecniche psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia

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